Salerno: la Chiesa diciotto anni dopo

Aldo Bianchini

Da don Guerino Grimaldi a don Luigi Moretti. Un balzo di diciotto anni e qualche mese, tanto è durato il regno dell’arcivescovo Gerardo Pierro sull’ archidiocesi di Salerno. Cosa è rimasto della chiesa di don Guerino Grimaldi, com’è cambiata la chiesa in questi lunghi e travagliati diciotto anni e cosa troverà il nuovo primate dopo un tempo infinitamente lungo, ma per certi versi anche breve. Si può in maniera semplicistica dire che si è passati dalla chiesa patriarcale ed apparentemente bonaria di don Guerino a quella manageriale di don Gerardo, un passaggio sottile ma epocale. Don Guerino andò via, perché chiamato dal Signore, subito dopo l’assassinio dei due carabinieri a Pontecagnano e poco prima che scoppiasse la tangentopoli salernitana. Aveva, nelle more, accumulato un immenso patrimonio immobiliare arricchendo, nel bene e nel male, la chiesa salernitana. Don Gerardo arrivò in un momento di tempesta giudiziaria e di grandi sconvolgimenti politico-sociali e in tanti pensarono che la sua venuta potesse servire anche a ricucire i rapporti tra la politica e la magistratura. I suoi scoponi con Ciriaco De Mita erano già all’epoca di dominio pubblico e il “gran visir” di Nusco (con tutta la corte celeste) lo accompagnò fin sotto il palco di Piazza Amendola sul quale il compianto Vincenzo Giordano gli consegnò le chiavi della città. Notissimo per le sue capacità di grande mediatore don Gerardo fallì subito di fronte alla prima tempesta giudiziaria per via dei concerti nell’atrio del duomo del grande maestro Chelibidache. Una serie di assegni compilati, firmati, girati e incassati (non si è mai saputo da chi!!) finirono nelle mani del pm Michelangelo Russo che come d’abitudine partì a testa bassa contro la Curia salernitana. Dell’inchiesta alla fine, come tante altre, non si seppe più nulla, ma l’azione fu come un monito verso la chiesa e valse forse a smentire tutte le voci che volevano Pierro come mediatore tra magistratura e politica. Si barcamenò, non fu deciso, non fece pulizia e la strada tra magistratura e Curia si divise per sempre. Aveva però raccolto un’eredità oggettivamente difficile il “buon pastore” di anime Gerardo Pierro, non seppe essere duro fino in fondo, e la chiesa intorno a lui si è prima sfilacciata e poi sfasciata. Numerose le inchieste giudiziarie, storica quella condotta dal serissimo pm Ernesto Sassano ( i suoli di Baronissi e Serino) che seppe fare giustamente un passo indietro quando si rese conto dell’evanescenza delle accuse. Non ha fatto altrettanto Roberto Penna, il pm dell’inchiesta sull’Angellara Home, arrivando a chiedere ed ottenere il rinvio a giudizio dell’alto prelato e di altri sacerdoti della curia. Si è incaponito su alcune scelte palesemente sbagliate ed è stato irremovibile anche quando, come nel caso del tribunale Ecclesiastico, da Roma gli avevano consigliato passaggi e verifiche diverse. Sotto di lui è esploso il caso de “Il Gregge” che faceva capo alla santona di Bellizzi ed è maturato e deflagrato anche la squallida vicenda dei seminaristi di Pontecagnano con le accuse e il dossier devastante di don Carlo Magna. E’ stato capace, comunque, di entrare nelle grazie di Papa Giovannni Paolo II (al quale ha dedicato in vita il seminario) facendolo scendere a Salerno per la seconda volta in pochi anni. Aveva capito come aprire le segrete stanze del Vaticano e per farlo aveva cominciato a riempire le vuote casse romane con i soldi delle vendite del patrimonio immobiliare accumulato da don Guerino. I troppi nemici in curia e sul territorio lo hanno trafitto subito quando da Roma, con l’avvento di Papa Ratzingher, il vento cominciò a cambiare direzione. Ha cercato, alla fine, di aggrapparsi alla politica per salvarsi, ma era troppo tardi e De Mita non era più il gran visir di una volta. Si è schierato un po’ troppo, lui profondamente cattolico, a favore di un sindaco post-comunista, ed ha pagato forse a caro prezzo gli interventi sul suo “Asterisco” di Agire che da tempo non convincevano più nessuno. Questa è la chiesa salernitana che trova il nuovo arcivescovo Moretti. E’ lui che ora ha le chiavi della città che De Luca gli ha consegnato. A lui il compito non facile di ripulirla, di ricucirla da Serino a Campagna, da Montecorvino a Pontecagnano, da Brignano a Salerno, insomma dall’uno all’altro capo della grande ed estesa archidiocesi, di salvare tutto quello che c’è di buono ed è tanto, e di ridarle quella luce che merita nell’ottica della fede e dei fedeli che sono tanti, sono centinaia di migliaia che ci credono ancora. Non sarà facile, per questo sono calati a Salerno ben cinque cardinali con in testa il mitico Ruini, grande sponsor di don Gerardo.