Bersani sogna l’Ulivo

Angelo Cennamo

Il clima di incertezza che aleggia nella maggioranza, logorata e ridimensionata dalla secessione dei finiani, pone Berlusconi di fronte a un bivio : resistere allo sfilacciamento del Pdl puntando a nuove alleanze, o, come gli suggerisce Bossi, rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, nella speranza che si torni presto alle urne. La decisione è ardua per una serie di ragioni. Il premier è certamente stuzzicato dall’idea di lanciare la sfida alle truppe di Fini, ancora impreparate al voto e numericamente inconsistenti. Ma nel contempo teme lo scoramento del suo elettorato, sensibile, più di ogni altro, alla diserzione elettorale in mancanza di argomenti validi e convincenti. E’ probabile allora che il cavaliere propenda per la prima soluzione : proseguire la legislatura finchè gli sarà consentito, lasciando così il “cerino” tra le dita degli infedeli. Se così fosse, a tirare un sospiro di sollievo sarebbe il Pd, acronimo di “partito debole” più che democratico. Nella malaugurata ipotesi di nuove elezioni, infatti, Bersani non saprebbe a quale santo votarsi per sconfiggere alle urne il Pdl, sia pure indebolito dalla fuoriuscita dei futuristi. I democratici potrebbero trovare scampo solo scompaginando l’attuale sistema elettorale, giudicato sì “una porcata”, ma solo se e quando consente all’avversario di vincere le elezioni – come mai la sinistra solo adesso discetta sulla bontà della legge ideata dal ministro Calderoli? Perchè finchè quella legge restasse in vigore, le attuali forze di opposizione non riuscirebbero a guadagnare un solo voto in più rispetto al Pdl e a liberarsi del loro peggiore incubo. Il programma dei democratici, allora, è il seguente : il cavaliere prenda atto di non avere più una maggioranza che lo sostiene e salga al Colle per dimettersi. Napolitano apra le porte ad un governo a tempo determinato che vari una nuova legge elettorale, magari sul modello tedesco, e solo allora si vada alle agognate elezioni. Votare con il sistema proporzionale consentirebbe al Pd di riaprire i giochi, rispolverando il vecchio arnese di Romano Prodi, quell’Ulivo che tenne il caimano all’opposizione per un paio di giri. Il progetto prevede l’allargamento del nuovo fronte a quei gruppi politici esclusi dal parlamento per effetto del porcellum, ovvero il ripescaggio di tutti i pezzi della sinistra antagonista, verdi compresi, senza escludere clamorose sorprese ( Fli). Insomma un ritorno al passato, un amarcord da compagni di scuola per ricominciare a discutere di politica con la “K” maiuscola. I temi già li vedo sul tappeto : la reintroduzione della scala mobile, il contratto nazionale dei metalmeccanici, la controriforma della scuola con l’assorbimento in ruolo di 200.000 precari, l’aumento della pressione fiscale perchè i ricchi possano piangere e per ridistribuire la “ricchezza” ai ceti meno abbienti, un fondo per finanziare a pioggia le Regioni e le imprese del sud, indennità di disoccupazione fino al quarantesimo anno di età, prepensionamento a 52 anni per i lavoratori usurati ( tra i quali inserire anche i tabaccai e i geometri del catasto) e, per finire, un bel tetto al fatturato di Mediaset.