Gocce d’estate: i miei pensieri li conosce il fiume

Antonio Pirpan

Tra il mare troppo grande e incerto e la montagna impenetrabile e superba, preferisco il fiume, e quando voglio far partecipe un amico delle mie meditazioni o abbandonarmi a silenzi riposanti, vado sulla sponda di un fiume; è lì che riesco a trovare un dolce accompagnamento ai miei pensieri solitari. Rumori antichi e nostalgia del passato. E’ la sponda di un fiume che sceglierei per ricordare un amore lontano, per rinnovare una vecchia amicizia, per giocare con i bambini, per fuggire i vani desideri dell’egoismo, per lavare dalla mente tutte le futilità che offuscano la gioia di vivere. La vita di un fiume come quella di un essere umano,  è fatta di corpo e di anima, di acqua e di sponde; sono parti inseparabili di un tutto. Ogni fiume ha qualcosa di particolare che merita di essere amato, ma quelli che amiamo di più sono i fiumi che conosciamo meglio. A Campagna, davanti a quella casa che ora non c’è più, nella quale nacqui in una notte buia di tardo autunno, il fiume Tenza continua a scorrere verso il mare, sotto lo stesso cielo di allora, quel fiume  sul quale muovemmo i primi passi della nostra fanciullezza e sulle cui sponde conoscemmo, più tardi, la poesia del primo amore. Se un caminetto acceso, ha detto qualcuno, è l’occhio di una stanza, un piccolo fiume è la bocca di un paesaggio, quello che anima e dà vita a tutto lo scenario. Vi siete mai trovati lungo l’argine di un fiume, con l’approssimarsi della sera, quando l’aria si riempie di minuscoli insetti che eseguono l’ultima danza? E’ in quell’ora che la voce del fiume si fa più sonora e distinta. E’ in quell’ora, pervasa di mistero, che si udranno i canti più melodiosi degli uccelli e magari si riuscirà a scorgere il piccolo cantore che riversa tutto il suo cuore in una lunga teoria di note che si alzano e si abbassano, volteggiando tra mille curve invisibili. Provateci.