Mercato San Severino: sagre…ma non solo

Anna Maria Noia

Estate: tempo di ferie, di giornate (si spera…) assolate, per crogiolarsi al sole di luglio e/o agosto, o magari godersi il fresco in montagna, ma anche motivo per godere delle afose serate di questi mesi, celebrando le tanto “decantate” ma anche “vituperate” sagre. Senz’altro queste manifestazioni e kermesse enogastronomiche e culinarie sono un “cult”, un “must” per i cittadini di ogni età che rimangono a casa in città e per i turisti che – ancora – visitano le nostre zone, le bellezze naturali ed artistiche, monumentali e architettoniche della Campania, della provincia di Salerno e nella fattispecie la Valle dell’Irno, il Montorese e Mercato S. Severino (non disdegnando inoltre le mete culturali del Sangiorgese, dell’Alta Valle del Sarno o altrove). Non sempre le ghiotte occasioni culinarie che pullulano nel territorio sono “garanzia” di genuinità del cibo, di freschezza o meglio proprio di tipicità, di piatti che siano “realmente” del posto; specialità e leccornie veramente preparate (anche se non circoscritte completamente) in quella data zona. Un esempio di sagra ormai riproposta “in tutte le salse” – come si suol dire – e (quindi) piuttosto “standard” anche se accorsata, frequentata e soddisfacente per la qualità dei piatti prodotti e/o per l’igiene e pulizia veramente esemplare è la sempre più “clonata” festa della pizza, come quella – ad esempio – tenutasi in zona, a Lancusi, quest’anno dal 10 al 15 giugno e poi “copiata” in diverse altre località.In effetti, anche se (sicuramente) condita da musica, divertimento, concorsi di bellezza, sfilate di moda e quant’altro – tra cui l’allestimento di maxischermi per seguire i recentemente conclusi mondiali di calcio sudafricani – la pur fruttuosa e simpatica sagra, luogo di ritrovo, di ristoro dove aggregarsi e socializzare nelle lunghe serate estive, non offre prodotti particolari, tali da giustificare l’incontrarsi “soprattutto” per assaggiare un piatto invitante, non “classico”, come invece sembrerebbe essere la pizza sebbene in diverse varietà e fantasie. Vogliamo invece parlare più specificamente delle altre – numerosissime – sagre che più o meno vantano e pubblicizzano prodotti locali in senso stretto, appropriato, definitivo. Si comincia già a maggio con le tante sagre dedicate alla ciliegia, laddove è abbondante sia essa spernocchia o palliaccia, maiatica o altro, insomma: di tante specie. Tali sagre – tra le più famose e note del comprensorio – vengono organizzate in genere tra Bracigliano, Siano e Baronissi (Orignano), luoghi in cui il succulento frutto non scarseggia di certo. Ma tra le prime sagre ad essere proposte citiamo dapprima quella invernale dell’ultimo week-end (venerdì, sabato, domenica) di gennaio e del primo fine settimana di febbraio in quel di Ciorani, frazione di Mercato S. Severino (organizzata dal valido e propositivo Gruppo Sarnellianum Juranense); una kermesse denominata “O’ tiemp do’ 700” e la cui particolarità è che vi sono figuranti in costumi settecenteschi come il santo protettore del convento dei Redentoristi S. Alfonso Maria de’ Liguori, che preparano ricette esclusivamente settecentesche ma retaggio comunque (anche se non soltanto) delle nostre terre.Tra le ricette di tale prima sagra ad essere frequentata: cavatielli con sugo di scamorzo, mallone, scarola e fagioli, pasta e fagioli, carne con pupacchielle rigorosamente in tegamini da portare a casa e altre specialità. Poi un’altra sagra molto in anticipo sul tempo è quella di Preturo di Montoro Inferiore, sul carciofo, ortaggio che non manca mai sulle tavole dei Montoresi, ma anche su quelle dei Sanseverinesi, che ne sono particolarmente ghiotti. Tale momento conviviale si è tenuto, per il 2010, il 30 aprile e nei giorni 1-2 maggio. Sempre a proposito di sagre millegusti e per tutte le tasche e i palati, sono presenti nel comprensorio della Valle dell’Irno anche occasioni piuttosto “curiose”, ad esempio la sagra dello struzzo, a Cava dei Tirreni ma non solo; quella dello “sciuscello” (una focaccia ottenuta con metodi particolari, antica tradizione dei nostri patres) a Pellezzano o ancora altre. Al di là di queste sagre “diverse”, certamente (molto) “alternative”, non bisogna però dimenticare ortaggi, frutta, piatti e pietanze certamente più “semplici” ma su cui si basa o si è basata l’economia e la gastronomia del luogo stesso: stiamo parlando – ad esempio – del fungo porcino, la cui “morte” avverrà in un’apposita sagra dal 23 al 25 luglio a Torchiati di Montoro Superiore. Per quanto lo stesso diffusissimo – al pari della pizza, comunque famoso piatto della tradizione partenopea – questo è certamente un prodotto locale, anche se molto commercializzato e anche se si trova ormai ovunque. Poi quando c’è di mezzo il porcino, “re” dei funghi, si parla di attraente volano di crescita e sviluppo economico delle tradizionali leccornie locali, come detto sopra particolarmente nel Montorese ma anche di altre zone – montane o meno – come lo è nell’ambito della “Festa del Boscaiolo” in programma ad agosto nelle boscose località di Calvanico. Anche la “Festa del boscaiolo”, ricca di sapori e suggestive sensazioni gustative particolarmente apprezzate dai visitatori che ogni volta accorrono numerosi è incentrata essenzialmente su prodotti di queste zone, dove c’è aria buona, acqua leggera e tanta pace. Di Calvanico ricordiamo anche la sagra della castagna in novembre, lo stesso molto apprezzata. La cittadina irnina festeggia, sempre a luglio, la solennità di S. Gerardo Maiella, venerato nella chiesa di S. Maria delle Grazie alla località Capocalvanico. Tra gli organizzatori – e delle sagre e per S. Gerardo – il gruppo “Amici di Calvanico”, ma non soltanto esso, per degli avvenimenti particolarmente sentiti. Tra i piatti più conosciuti e rinomati della Festa del Boscaiolo ricordiamo il fungo porcino come specialità presente in diverse pietanze tra le quali pappardelle ai porcini e/o il panino con salsiccia e funghi o con patate e funghi (panino “ro’ cravunaro”, cioè del carbonaio); tra altri gusti rammentiamo il panino con prosciutto e rucola e la carne con “pupacchielle”, oltre a molti dolci sempre confezionati con ingredienti della zona. Tornando alla prossima quindicesima edizione della sagra del porcino sopra riferita (23-25 luglio a Montoro Superiore), invece, si assaggerà il seguente menu: nido di fettuccine ai porcini, fusilli e risotto con porcini, scaloppine con funghi e anche frittelle ai porcini. Il ricavato della sagra è destinato alla realizzazione dell’oratorio parrocchiale, come d’altronde è stato devoluto alle finalità, agli obiettivi dell’oratorio e della comunità di Carifi (frazione di Mercato S. Severino) quanto guadagnato realizzando una innovativa sagra a base di “ciurilli” e “cucuzzielli” (fiori di zucca e zucchine) avvenuta da poco nella frazione la cui comunità è affidata – come anche S. Vincenzo, Priscoli, S. Martino e altri casali o capocasali – alle cure dei Padri Redentoristi di Ciorani, tra cui il solerte padre Carmine Ascoli. Tra le altre sagre famose o meno ma tutte tipiche della Valle dell’Irno vi sono, ancora, quella – giunta ormai alla diciannovesima edizione – della polpetta costese: Costa è altra frazione di S. Severino, dove si terrà la attesissima manifestazione “mangereccia”, dal 23 al 25 luglio. Ebbene: tale “abbuffata” in onore del patrono S. Luigi Gonzaga è basata su una ricetta particolarissima e antica, segreto tramandatosi come specialità culinaria da madre in figlia nella frazione, che offre dunque una qualità di polpetta ricca di ingredienti, tra cui la soppressata e i funghi. Le polpette costesi sono ricche più che di carne di uova e pane. Per restare sempre nel Sanseverinese, dove come nel Braciglianese si verifica una miriade di sagre (tra le quali quella dell’antico piatto/zuppa detto “mmesca”), diverse sono le occasioni gastronomiche in programma, inserite per l’occasione anche nell’ambito del programma di “Vivi l’estate”, contenitore estivo presentato il 14 luglio scorso a Palazzo di Città. Tra tali occasioni vogliamo ricordare la sesta sagra della melanzana (14-18 luglio) nel rione Regina Pacis al capoluogo, con piatti di tutti i colori e in tutte le salse con il prezioso, prelibato ortaggio; la sagra del porcino (29 luglio – 1 agosto) a Spiano; la festa del tartufo alla frazione Curteri (il tartufo difatti sembra essere prodotto tipico del sottosuolo della frazione), che si vivrà dal 7 all’11 agosto; la sagra (novità!) do’ imbruglitiello (interiora) dal 18 al 22 luglio in S. Angelo; la sagra della porchetta (prodotto però più tipico del Lazio che di S. Severino, ma tant’è…) in quel di S. Eustachio dal 20 al 23 agosto; infine la sagra del formaggio di capra e del mascuotto (4-6 settembre) ad Oscato. Altra tipicità da ricordare: la melanzana al cioccolato, piatto antichissimo – forse ebraico – ma locale in quel di Penta, frazione di Fisciano (già tenutasi il 17-18 luglio); in Penta – come d’altronde nella frazione Pandola di Mercato S. Severino) si venera in modo particolare S. Anna. Altre piccole e grandi occasioni enogastronomiche sul territorio vanno dalla sagra della mozzarella di bufala (più rinomata nel Battipagliese e nell’Ebolitano sebbene anche la zona di Agerola e Pogerola e il Fiscianese la abbiano nella propria economia) del prosciutto e del mascuotto (pane biscottato duro da bagnare, “sponsare” nell’acqua o nel sugo dei fagioli) a Pizzolano ed altre veramente innumerevoli sagre, il cui elenco è davvero troppo lungo per poterlo riportare ulteriormente ma comunque ve ne sono tante e tante altre, sia in Provincia di Salerno, in quella di Avellino (Montoro) che altrove in Campania. Nella Valle dell’Irno, del Sarno e nei comuni viciniori la gran parte di queste manifestazioni sono affidate a gruppi e ad associazioni che certamente abbondano, non mancano sul territorio.Solo a S. Severino ve ne sono di tante, a cominciare – ad esempio – dal sodalizio “Alfonso Gatto” di Curteri per finire al “Gabbiano” di Carifi, al “S. Luigi Gonzaga” di Costa, ma siccome sono tantissime e proliferano, con buoni risultati, non le citiamo.Altra cosa ancora – infine, e poi realmente chiudiamo con il “pezzo” – sono le feste patronali come per esempio quelle con relative processioni di S. Rocco (in genere a settembre), S. Vincenzo Ferreri (ad agosto, nonostante il dies natalis cada il 5 aprile), S. Antonio, S. Vincenzo Martire (patrono dei vignaioli e della frazione omonima), S. Pasquale Baylon, e così via per quanto riguarda “solo” l’hinterland sanseverinese ma questo è un altro discorso di cui tratteremo più approfonditamente in un momento diverso o magari in un (altro) apposito articolo.