Vita di Missione: Alfabeto Africano, S come Speranza
Sperare con costa niente, dice qualcuno. Ma lavorare per dare speranza costa molto. Andando in Africa come missionario per tredici anni, mi sono accorto che la speranza è sempre l’ultima a morire. Però noi non dobbiamo farle il funerale. Noi crediamo, e la nostra speranza è fondata su Qualcuno, su Gesù Cristo, che il mondo, gli uomini possono cambiare. Crediamo e speriamo in un mondo migliore. Un mondo che richiede il contributo di ciascuno. Non si può restare con le mani in mano. C’è un proverbio che dice che “la scimmia a furia di aspettare, ha perso la coda”. E’ quello che cercavamo di dire, soprattutto ai giovani, ma anche agli adulti. Il futuro è nelle nostre mani. Non basta dire “speriamo che il mondo cambi”. Noi possiamo farlo cambiare, facendo delle piccole cose. Una delle più difficili era il cercare di superare la barriera della tribù. Noi lavoriamo con tutti, senza distinzioni,senza pregiudizi. Certo saremo criticati dagli altri. Ma i risultati si devono. Sia nelle piccole comunità di base, come in parrocchia per tante attività comuni, si è incominciato ad abbattere le barriere tribali e si sono fatte delle cose bellissime. Se invece, come nella politica(anche in Italia), si comincia a dire che con quello non si può lavorare, perché viene da quel paese o da quell’altro, allora tutto diventa impossibile. Ed è naturale che poi avvengano delle brutte cose (guerre, violenze, furti…). Noi crediamo nella speranza e lavoriamo per la speranza.