Blu notte in Casa-Italia

 Michele Ingenito

Sintonizzato con la sconfitta sancita dai tre fischi impietosi e finali dell’arbitro, Lippi se l’è squagliata “fuggendo di soppiatto nel buio come uno squallido ladro”, come recita Elena in Tutto è bene quel che finisce bene dell’onniattuale Shakespeare. “Non ricordo di avere lasciato a casa dei campioni”, dichiarò altezzosamente alla stampa il Mister più famoso d’Italia all’indomani del misero primo pareggio con il Paraguay. E’ proprio vero, allora, che la memoria  “è un essere capriccioso e bizzarro”, come sostiene Schopenhauer “paragonabile ad una giovane ragazza: a volte rifiuta in modo del tutto inaspettato ciò che ha dato in cento altri casi, e poi, quando non ci pensa più, ce lo porta da sé.” Vedi Pirlo. Rifiutato inaspettatamente fino all’ultimo e messo a rischio in campo a destino ormai segnato. Senza pensare ai Cassano e a quelli come lui che avrebbero a loro volta meritato la convocazione, visto lo spettacolo (si fa per dire) offerto dagli undici pur volenterosi azzurri. Sarà che il mondo gira come una trottola, anzi come un pallone, fatto sta che la concorrenza si è rivelata spietata oltre ogni dire, consentendo a squadre e squadrette (in teoria almeno) di fare la propria parte. A danno di squadroni di cartone sopravvissuti alla propria gloria, ma non per questo meritevoli di invocarla. Meglio così. Il demone della distrazione popolare ha avuto vita breve e tutti possono riconcentrarsi ora sui malanni d’Italia moltiplicatisi negli ultimi tempi come pollini di primavera: la Fiat di Marchionne contrapposta alla Fiom di Pomigliano, il richiamo ai sacrifici invocati da Tremonti, la nuova tassa dei comuni sulla casa, di nome diverso, ma di sostanza comune all’ICI di un tempo. Lo stesso Bossi rischia la patente di iettatore, atteso che la sua previsione, certamente da buvette e, perciò,scherzosa sulla ‘vendita’ della partita da parte slovacca, ma poco scherzosamente ripresa da certa stampa povera di idee e in crisi finanziaria, è fallita alla grande. A meno che non siano stati gli slovacchi a ‘comprarsi’ gli italiani’! In fondo, se ci guardiamo intorno, poco ci manca che tra poco siano le cinesi di Prato o le badanti dell’Est ad invertire il rapporto di sudditanza economico-sociale nei confronti di buona parte delle donne italiane a reddito medio-basso, tenuto conto del potere di acquisto decisamente a sfavore di queste ultime a parità di reddito e in termini di investimento nei rispettivi paesi. “Che vrigogna, che vrigogna!” scriverebbe Camilleri attraverso i suoi ineguagliabili personaggi siculi. Già, che vergogna, che vergogna!