Buon primo maggio

Salvatore Ganci

Buon primo maggio a chi oggi è al lavoro in una casa di riposo mentre il direttore sanitario ha lasciato la disponibilità telefonica (ma solo per le urgenze), a chi è al centralino del 118 e a chi sa accorrere con efficienza “padana” tra i quattro e i sei minuti dove qualcuno sta davvero male; a chi è in normale turnazione in un ospedale o alla guida dei treni non soppressi. Buon primo maggio a chi non perde il suo tempo per le piazze, complice il buon tempo, a chi è contento, oggi, di avere un impiego a tempo determinato a sei mesi e sorride con la segreta speranza di una riconferma (magari a tempo indeterminato), a chi non sbuffa indolente nell’atrio di una scuola maledicendo la frustrazione di allievi sempre più ignoranti e buon primo maggio anche a me, che come tutti i giorni, da quando sono andato in pensione, lavoro e produco più di prima con la segreta speranza di lasciare una traccia del mio studio e della mia fatica. Se prendo una pausa per scrivere queste poche righe, gustando un tè affumicato, è anche per andare con la memoria al primo maggio del 1968 e del decennio successivo, quando tutti volevano tutto, quando un ministro del lavoro con il figlio brigatista, brigava e bregava tra sindacati agguerriti, ferrovie bloccate da manifestanti sui binari e qualche testa rotta a sprangate e mi chiedo malinconico: e oggi dove sono quei sindacati che hanno cambiato l’Italia? Forse a piazza San Giovanni? No, oggi sono a Rosarno, ma a far cosa? non si è capito bene … (limiti miei). E dov’erano quei sindacati che invogliarono non poco le grandi industrie del nord ad aprirsi verso la Polonia e l’est quando nove operatrici furono licenziate a Sestri Levante nell’arco di due giorni per la chiusura della casa di riposo “Villa Letizia”? Allora non andava di moda salire sui tetti per poi discenderne a clamore dei Media passato e chissà dove sono finite: certamente non a pochi chilometri da casa. Buon primo maggio a questo giornale e a tutti quelli che vi operano anche oggi: il lavoro è onorato compiendo un buon lavoro.