Valiante: seggi e ladri di polli

Aldo Bianchini

 Hanno fatto una figura veramente meschina, peggio dei “ladri di polli”, tutti quelli che hanno cercato di inquinare le schede elettorali, i verbali e i registri riassuntivi. Assolutamente fuori luogo la dichiarazione di ieri attribuita a Franco Picarone: “Forse c’è qualcuno che non vuole solo vincere, ma rovinare la gente”. Fuori luogo e di cattivo gusto aggiungo io. Tutti quelli che hanno manomesso o corretto schede e verbali sono personaggi che hanno attentato al regolare corso della democrazia alterando non solo l’esito elettorale ma violando lo stato di diritto di ognuno di noi. I reati sembrano ormai certi e conclamati, se seguirà la condanna penale non andrebbero solo puniti ma anche interdetti perpetuamente da qualsiasi pubblico incarico. Anche perché sono stati dei veri “ladri di polli” che hanno commesso gravissimi reati con estrema leggerezza. Se c’è una cosa in cui ancora si tenta di credere in questo Paese, questa cosa è il voto con la sua segretezza e la sua sacralità; chi osa toccare anche questo va maltrattato oltre ogni dire. E sono stati ladri di polli perché sono caduti in una trappola ben orchestrata da Antonio Valiante che conosce a fondo la politica e tutti i trucchetti ad essa legati. Non appena chiusi i seggi elettorali Valiante si è procurato le fotocopie dei verbali originali, soprattutto di alcune sezioni dei comuni di Futani, Celle Bulgheria e Furore. Fiutando la marmellata ha presentato immediato ricorso al Ministero dell’Interno, alla Procura ed alla Commissione Circoscrizionale di Salerno e poi si è procurato le fotocopie degli stessi verbali di Futani, Celle Bulgheria e Furore. Enorme la sorpresa: a Furore i voti attribuiti a Picarone da 7 si erano trasformati in 57, a Celle Bulgheria da 1 a 21. Mentre a Futani lo strappo più grande, Picarone era passato da 0 a 20 perché in questi casi la casella corrispondente al candidato non era stata sbarrata (risulterebbe alla fotocopia del primo originale).  In tutti i casi si è poi registrato uno sforamento nella sommatoria dei voti facendo in pratica risultare più voti degli stessi iscritti come votanti nelle liste elettorali. Insomma un papocchio degno del miglior Peppino De Filippo. “Io non voglio il male di questa gente –ha detto Valiante- li voglio soltanto proporre per il premio Nobel. La provincia di Salerno e la città capoluogo non meritano tutto questo. La conquista del voto è stata fatta sempre democraticamente. Il voto è sacro e inviolabile ed è la ragione per cui si tiene ancora in piedi il sistema civile e democratico. La sacralità del voto –ha continuato Valiante- è stata minacciata ed io ritengo che ancora dell’altro da approfondire, soprattutto a Salerno città. Nei prossimi giorni valuterò le azioni da intraprendere anche per altri seggi del capoluogo. Io voglio essere sempre nelle mani del consenso o del dissenso, non di altro o di altri. Dopo una vicenda del genere se occupassi cariche amministrative mi dimetterei. Attendo con serenità l’iter che seguiranno le due denunce penali che depositato presso la Procura della Repubblica”. Un Antonio Valiante in grande spolvero, deciso come non mai ad andare fino in fondo, profondo conoscitore della politica e di come si affrontano le conferenze stampa. Tirato ma sereno, così si è presentato dinnanzi alla platea dei giornalisti, ed ha usato anche i toni giusti anche nella modulazione della voce soprattutto quando in chiusura dichiara: “Nei prossimi giorni chiederò al segretario regionale del PD di fare luce su questi episodi anche perché ho registrato uno strano e assordante silenzio provenire dal Comune di Salerno”. I prossimi mesi ci diranno probabilmente tante altre verità. Il 20 aprile prossimo a sedere in Consiglio Regionale sarà nuovamente Antonio Valiante.