Un minimo di chiarezza

Giovanna Rezzoagli

Di pedofilia negli ultimi tempi si parla molto, il che rappresenta in se stesso un bene. Ovviamente se si affronta l’argomento con equilibrio e con cognizione di causa. Senza scatenare inutili guerre ideologiche o, peggio, strumentalizzare e mistificare le notizie. Non è assolutamente corretto ricondurre il fenomeno della pedofilia a determinate categorie di persone, poiché il pedofilo si sa ben inserire nella società, e non di rado sfrutta il proprio ruolo sociale per poter soddisfare le proprie pulsioni sessuali deviate. E’ evidente che in questa prima descrizione è facile inserire un esponente del clero, ma appare, o dovrebbe apparire, altrettanto evidente che moltissime persone sono configurabili in questo quadro. E’ molto pericoloso, oltreché riduttivo, identificare in modo sommario il pedofilo con una precisa categoria di persone. Questo non toglie che molti esponenti della Chiesa Cattolica si siano effettivamente resi colpevoli di atti di pedofilia, ma lasciar passare il messaggio che sia in questo ambito che si nascondano molti pedofili è estremamente fuorviante. La maggior parte degli atti di pedofilia avviene tra le mura domestiche, ad opera di parenti o conoscenti della famiglia, che godono o che hanno saputo conquistare la fiducia dei genitori della vittima. Quando la vittima ha i genitori, una famiglia. Il pedofilo è una persona molto abile a scegliere bambini particolarmente vulnerabili, sono le vittime perfette: quelle che se denunciano non verranno facilmente credute, quelle che non troveranno facilmente qualcuno disposto ad ascoltare. La pedofilia è attualmente considerata, secondo la classificazione operata nel DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), un disturbo sessuale facente parte del più ampio gruppo delle parafilie. Si può sinteticamente descrivere come un comportamento deviato che si verifica quando un soggetto presenta, per un periodo maggiore o uguale a sei mesi, desiderio sessuale o eccitamento sessuale verso bambini di età inferiore ai 13 anni, può essere rivolto sia verso i maschi che le femmine, o contemporaneamente. Si può inoltre distinguere tra pedofilia e pederastia, in quanto la prima può rimanere una tendenza non concretizzata, mentre la seconda si configura come una concretizzazione della violenza sessuale verso bambini o adolescenti appartenenti allo stesso sesso del pederasta. Altro pregiudizio ancora molto diffuso è l’appartenenza del pedofilo al genere maschile, i dati più recenti indicano che la pedofilia è riscontrabile tanto nei maschi che nelle femmine, in quest’ultimo caso è solo molto più rara l’emersione del reato. L’attacco frontale che i mass-media stanno portando avanti contro gli abusi compiuti dagli esponenti della Chiesa rischia di creare una sorta di distorsione nella corretta visione di una piaga sociale davvero enorme. In quest’ottica occorre tuttavia sottolineare che l’associare la pedofilia all’omosessualità in un unico discorso come ha recentemente affermato il Cardinale Bertone, appare a sua volta sbagiato e fuorviante. L’omosessualità è una condotta sessuale non più configurata tra i disturbi sessuali, la pedofilia si. L’omosessualità, se ovviamente vissuta in un contesto di consensualità e da soggetti di età superiore ai quattordici anni, non costituisce reato nel nostro Paese, la pedofilia si. La produzione, la detenzione e la divulgazione di materiale connesso all’omosessualità non costituiscono reato; la produzione, la detenzione e la divulgazione di materiale connesso alla pedofilia sono perseguibili penalmente. Al di là di considerazioni morali ed etiche, che ovviamente ciascuno è libero di possedere, appare scientificamente e giuridicamente sbagliato  proporre parallelismi tra omosessualità e pedofilia, a meno di non volersi arrogare il diritto di riscrivere il DSM-IV o il Codice di Procedura Penale. Come spesso accade, fiumi di parole e di inchiostro spesi per convincere pro o contro, poco o nulla verso chi davvero porterà per sempre i segni della perversione, nel corpo e nella psiche. Anche questo, per un minimo di chiarezza, val la pena sottolinearlo.

2 pensieri su “Un minimo di chiarezza

  1. per un minimo di chiarezza: sono estremamente pochi i membri del clero colpevoli di pedofilia, secondo le statistiche trecento in 50 anni su oltre 500.000 sacerdoti.Inoltre il novanta per cento di essi ha fatto tale reato, per noi cattolici peccato mortale gravissimo che grida vendetta al cospetto di Dio, con minori dello stesso sesso Il Dsm-IV non è parola di Dio ma una imposizione ideologizzata e dogmatica e tantissimi medici e psicologi non lo condividono affatto. l’omosessualità è una malattia psichica, un vizio turpe ed un peccato demoniaco.

  2. Gentile don Marcello Stanzione, questa è la Sua opinione. Di fatto il DSM-IV esiste ed è ufficialmente il testo riconosciuto dalla Medicina Psichiatrica internazionale, è evidente che non è la parola di Dio. Con tutto il rispetto, non credo che nemmeno la Sua lo sia, e non credo che Lei abbia sufficienti nozioni scientifiche o titoli per poter affermare che l’omosessualità sia una patologia psichica. Per Lei anche la Sindrome di Kline-Felter, oppure la Sindrome da X fragile, sono da collocarsi tra i peccati demoniaci? Io rispetto il Suo punto di vista, credo di avere diritto ad altrettanto. Cordoalmente.
    Giovanna Rezzoagli

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