Costruire la propria magia

Giovanna Rezzoagli

Il bello della vita è che nulla ci è precluso, a priori. Il brutto della vita può essere identificabile, per alcuni, nell’incertezza che l’avvenire riserva a ciascuno. E’ il classico quesito del bicchiere pieno a metà, visto da alcuni come mezzo pieno, da altri come mezzo vuoto. Dicasi altresì atteggiamento ottimista o pessimista verso le incognite dell’esistenza. Si nasce ottimisti o pessimisti? Lo si diventa? Ambedue i quesiti meritano attenzione. L’essere più o meno ottimisti o pessimisti è caratteristica in parte temperamentale, quindi innata, in parte acquisita specialmente durante la primissima infanzia, quindi appresa ed introiettata. Nel primo anno di vita si acquisisce, o meno, la cosiddetta fiducia primaria. Il rapporto con i genitori, prevalentemente con la madre, è fondamentale in questo senso. Il bimbo impara gradualmente che la mamma esiste anche quando non la vede, e, col tempo, matura la consapevolezza che quando ella si assenta per brevi periodi non significa che scompaia, ma solo che poi torna. Sembrano ovvietà, in realtà sono i fondamenti per un sereno sviluppo non solo psichico, ma anche fisico. Un bimbo che impara la fiducia diventerà, con buona probabilità, un adulto più aperto, disponibile verso il mondo, più positivo verso il futuro. Il bimbo che non fa esperienza di fiducia, pertanto non la apprende, tendenzialmente sarà più chiuso, diffidente e pessimista. Si può cambiare “visione” dell’esistenza in itinere? L’ideale sarebbe poter rispondere: si deve. Perché diventare adulti, meglio maturare nella propria esistenza, significa sostanzialmente cambiamento. Significa lasciarsi alle spalle i condizionamenti, da non confondersi con “insegnamenti”, ricevuti durante l’infanzia.  Significa lasciarsi alle spalle le piccole  grandi ribellioni adolescenziali. Significa imparare a pensare con il proprio cervello, mediare la realtà attraverso i propri parametri unici ed irripetibili. Credere in se stessi, senza demandare ad ipotetici “fato”, “destino”, “fortuna”, il proprio vivere. Creare la propria magia di vita, una fatica enorme, una conquista enorme. Tante persone “scelgono” più inconsapevolmente che non, di affidarsi all’aleatorio, confidando in improbabili “alter”. Sono tutti coloro che ingrassano i più smaliziati appartenenti al genere umano, che strumentalizzano la paura e l’incertezza di cui tutti prima o poi facciamo esperienza. La scienza oggi riconosce la concretezza del pensiero positivo, anche se non è ancora riuscita a spiegare il meccanismo bio-chimico neurologico in grado di determinarlo. In termini tecnici si chiama effetto placebo, o anche profezia autoavverante. In parole povere, se io sono convinta che un farmaco mi guarirà, anche un banale confetto di zucchero mi farà stare meglio, se io credo di riuscire a portare avanti un’impresa, avrò molte più possibilità di riuscita. Un piccolo smacco ad oroscopi e maghi e maghetti, una grande assunzione di responsabilità. Perché, nel bene o nel male, siamo noi i costruttori della nostra vita, che può essere bella, brutta, anche magica, ma soprattutto è nostra.