Dall’antichità ai tempi moderni, l’evoluzione dell’amore, del linguaggio, della coscienza

Maurizio Manzo

 Seppur nei rapporti (sessuali e non) tra i sessi vi sono quelli disamorati, crudeli, violenti, ciò non toglie che l’evoluzione, negli esseri umani, di quel potenziale di correlazione conscia ed affettuosa che chiamiamo “amore” ci offre la base per un modo più equilibrato ed appagante di relazionarci tra noi e con il nostro pianeta, cioè il riconoscere l’interconnessione dell’uno coll’altra e di tutte e due con il resto della natura. Il principale sviluppo evolutivo che emerge dalla comparsa della nostra specie è il cervello umano, la nostra è l’unica specie animale capace di comunicare mediante dei simboli complessi che chiamiamo parole. Secondo i biologi Humberto Maturana e Francisco Varela è la nostra sessualità “frontale” e non “stagionale” (tipica della specie animale) che ha dato l’imput principale a ciò che loro definiscono “la biologia della collaborazione correlata alla ordinazione linguistica dell’azione”; secondo altri, tra cui Adrienne Zihlmann e Nancy Tanner, i primi vincoli umani e l’origine del linguaggio, sono da attribuire al bisogno delle madri e dei loro piccoli di comunicare, all’uopo facendo notare che coloro (madri e figli) che meglio riuscivano a interagire tra loro, con insegnamenti e raccomandazioni, meglio attuavano lo sviluppo, così aumentando notevolmente la probabilità di sopravvivenza. Ancora Maturana e Varela connettono, in modo specifico, al sesso la comparsa del linguaggio, quale strumento umano per facilitare la spartizione e la collaborazione, sostenendo che lo sviluppo del linguaggio, quale mezzo per comunicare nei rapporti intimi, fu facilitato dalla sessualità ininterrotta della femmina umana, affermando che la sessualità ha tendenzialmente promosso contatti più prolungati e di maggior collaborazione tra femmine e maschi, con la ricaduta di maggior bisogno ed opportunità di comunicare; rimarcando che, sebbene in molte specie di animali, tra cui particolarmente mammiferi e primati, si rilevi la partecipazione anche del maschio alla cura dei cuccioli, c’è da dire che la specie umana si differenzia peculiarmente sia per la sua sessualità frontale (che non subisce l’effetto stagionale) sia per la lunga dipendenza infantile dei figli. Pertanto Maturana e Varela, in contrasto con buona parte della socio-biologia, sottolineano le differenze tra la sessualità umana e quella animale, spiccando pure un’altra capacità umana, quella della “consapevolezza” di se stessi in quanto distinti dagli altri, cioè l’individuazione della coscienza, ed anche quest’ultima ritengono comparsa ed interconnessa con la sessualità umana. Individuando, seppur in forma molto meno spiccata, nei gorilla e negli scimpanzé una sorta di capacità di riflettere su se stessi. Maturana e Varela definiscono “biologia dell’amore” questo primario bisogno umano delle connessioni sessuali tra i sessi ed intime tra genitori e figli.