Il potere dei media: il caso Corona

Michela Maffei

Il confine tra diritto d’informazione e diritto di cronaca, privacy e giornalismo. Lo scorso primo marzo il dipartimento di diritto dei rapporti civili ed economici nei sistemi giuridici di Fisciano ha organizzato un convegno dal titolo “Il potere dei media, il caso Corona”. Il dibattito si è svolto sulle intercettazioni telefoniche, le foto e l’uso che ne viene. La partecipazione del fotoreporter Fabrizio Corona, implicato nello scandalo vallettopoli, che ha annunciato di essere prossimo ad insegnare economia in un ateneo italiano, ha suscitato numerose polemiche. Numerose le dichiarazioni negative a partire da Aldo Grassi, critico televisivo del Corriere della Sera e docente di storia della radio e della televisione all’università cattolica di Milano: “Corona, che diventa prof ? Un fatto che segnala non la miseria di Corona stesso ma dell’Università Italiana che ormai, per sentirsi viva e per avere qualche richiamo mediatico, non esita a proporre agli studenti occasioni come questa”.Su Il Mattino del 3 marzo si è espresso Roberto Schioppa, Napoli: “Se una regione è capace di manifestare l’assoluto degrado del sistema universitario invitando Fabrizio Corona – dico il re dei paparazzi, delle multe e della maleducazione – ad un seminario di economia, cosa dobbiamo aspettarci – l’ennesimo concorrente di AMICI insegnare canto al Conservatorio o la velina docente di epistemologia giuridica. Eppure quante menti brillanti ci sono, quanti ricercatori costretti a fuggire all’estero per avere un incarico remunerato e noi paghiamo le consulenze dei Sig. Corona che ci illuminerà su come far soldi frodando il prossimo, sulle tecniche di ricatto mediatico. Almeno tenesse una lezione su come conquistare Belenne varrebbe la pena, ma novello Scarface forse discetterà di micro e macro economia in gessato e lampada. Il direttore del Mattino Virman Cusenza ha risposto: “Caro Schioppa, sarò sincero: più che prendermela con Fabrizio Corona, trasecolo per l’invito dell’Università di Salerno a salire in cattedra per un giorno. Capisco la fame di studenti; capisco la voglia neobarocca di stupire platea e mass-media ma francamente trovo più adatto Corona ad altri compiti. Intendiamoci non è snobismo o puzza sotto il naso per il trash nelle sue varie declinazioni. Non c’è dubbio che il re dei paparazzi rappresenti il simbolo dell’Italia piaciona, quella che ha bisogno di guardare la realtà dal buco della serratura. Quella che ronza attorno a vip e potenti, per fare business con uno scatto indiscreto. E può risultare educativo conoscere tutta questa realtà quantomeno per restarne lontani. Ma perché dare il crisma di docente, seppure per qualche ora? Perché invitare Corona e non il Nobel Krugman senz’altro più addentro ai gangli malati dell’economia planetaria? Voyeurismo, nichilismo, totale mancanza di impegno civile? Non saprei. L’iniziativa getta una luce sinistra sul perché il nostro Paese faccia tanta fatica a rialzare la testa: ha smarrito i modelli e si aggrappa all’obiettivo di una macchina fotografica, con il rischio di ritrovarsi immortalata allo specchio in uno scatto che non si piace”.Il rettore Raimondo Pasquino si è espresso con una lettera pubblicata il 4 marzo da Il Mattino e il Corriere del mezzogiorno.

Gentile Direttore, la Sua attenzione al seminario “Il potere dei media: il caso Corona”, organizzato dall’Università di Salerno, conforta sull’esistenza di un tessuto civile e morale serio nel nostro Paese. Ho necessità, tuttavia, di precisarLe alcuni aspetti: -Fabrizio Corona non è stato invitato a tenere né ha tenuto alcuna lezione all’Università degli Studi di Salerno; il dipartimento di Diritto dei rapporti civili ed economici nei sistemi giuridici contemporanei e il laboratorio In.Di.Co. (informazione, diritto e comunicazione) hanno organizzato un seminario dal titolo: “Il potere dei media: il caso Corona”; nel corso dell’incontro è stato discusso il rapporto tra giornalismo e privacy, del quale il “Caso Corona” è certamente emblematico, in questo momento e nel nostro Paese; al seminario sono stati invitati, ed hanno partecipato, due giornalisti di rilievo nazionale, Gigi Moncalvo e Peter Gomez, due docenti di Sistemi giuridici comparati, Elvira Autorino e Salvatore Sica, l’avvocato del Foro di Milano Giuseppe Lucibello, difensore di Fabrizio Corona, e Fabrizio Corona; Fabrizio Corona ha partecipato al dibattito,  ha espresso il suo punto di vista, tra l’altro, non senza acceso e chiaro contraddittorio. Tanto premesso, sento la necessità di ribadire che l’Università ha il dovere di raccordare le sue attività di didattica e di ricerca con la realtà, di studiare i fenomeni del mondo reale, affermando il proprio carattere laico, pluralistico e indipendente, e garantendo al suo interno la libertà di manifestazione del pensiero. Non sarà superfluo ricordare anche che l’Università, in attuazione del principio della libertà di ricerca, garantisce ai singoli professori e ricercatori l’autonomia individuale nella scelta dei temi e dei metodi. In tal senso desidero sottolineare che l’Università ha il dovere di occuparsi di casi come il “Caso Corona”- peggio sarebbe ignorare o far finta di non vedere- e ha il dovere di far esprimere a Fabrizio Corona, se lo richiede, il proprio pensiero. Tutto ciò, con la consapevolezza che le leggi di funzionamento del sistema dei media del nostro Paese avrebbero potuto- come hanno fatto- promuovere una lettura semplicistica della manifestazione, traslando il nostro tentativo di analisi e comprensione della realtà nella ricerca del sensazionale a tutti i costi. Mi preme rassicurarLa sul forte senso istituzionale della nostra comunità accademica, che scrive pagine di impegno scientifico e di crescita strutturale e culturale. Proprio ieri, il nostro Ateneo ha sottoscritto un accordo di collaborazione con il Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia On-Line per sviluppare strumenti e metodologie nel campo del “digital forensic” a supporto delle investigazioni on-line per il contrasto alla pedopornografia. L’iniziativa è stata presieduta dal direttore centrale per la polizia stradale, ferroviaria, delle comunicazioni e per i reparti speciali della Polizia di Stato, alla presenza e di alti rappresentanti della magistratura e delle forze dell’ordine e di numerosi docenti e studenti. Purtroppo, però, bisogna rilevare con rammarico, senza le regie mobili dei network televisivi, senza antenne paraboliche, senza i titoli dei giornali. Cordialmente Raimondo Pasquino

 

2 pensieri su “Il potere dei media: il caso Corona

  1. Se potesse aiutare, a corollario di quanto scitto da Michela Maffei, mi permetto di ribadire qui un concetto da me espresso su di un quotidiano locale.

    “Fabrizio Corona è stato invitato a parlare nel convegno dal titolo “Il potere dei media” svoltosi presso l’Università di Salerno il primo marzo. Secondo quanto si apprende da notizie online, pare che il rettore sedesse al fianco di quest’illustre ospite. Durante il suo intervento, il futuro professore Corona (egli stesso ha dichiarato che insegnerà Economia in un ateneo del quale non può svelare il nome) ha parlato del “caso Marrazzo”.

    Con le lacrime agli occhi nel vedere quanto sia ormai lucido il progetto collettivo di mandare tutto a puttane, penso che, per quel residuo rispetto che dobbiamo alle istituzioni, tutti i rettori d’Italia dovrebbero pregare Corona di smentire quanto da lui affermato a Salerno. Giustifichiamo tuttavia Fabrizio Corona nell’aver coltivato il sogno di diventare un cattedratico, visto che proprio a Salerno si può diventare ricercatore senza avere al proprio attivo nemmeno una pubblicazione. Dovrà però accertarsi che il concorso sia a candidato unico e si svolga ad agosto, cosicché la commissione possa riunirsi (si fa per dire!) in teleconferenza con collegamenti da varie località turistiche”.

    Si badi bene che ho utilizzato il verbo “pregare” e non “chiedere”. In questo caso, infatti, bisogna implorare quei “professori alla Corona” di avere un po’ di pietà per questo Paese malato di nepotismo e di cialtroneria e ormai quasi perso alla cultura della legalità e del mero buon senso.

  2. Non si può che condividere quanto scritto dalla sig.ra Stambelli con rara lucidità. Ma non è certamente Fabrizio Corona – peraltro esposto come “caso clinico” – la presenza più scandalosa nelle nostre università. La cooptazione del corpo docente per motivi familistici, politici o di letto è, purtroppo, una realtà diffusa. Ed è certamente più avvilente.

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