Una lezione dalla BIT

Aurelio Di Matteo*

Dalla constatazione della crisi dell’economia salernitana, messa in evidenza anche nella relazione annuale (2009) del Presidente della Camera di Commercio, discende la necessità di rilanciare l’immenso patrimonio turistico provinciale, quale prima condizione per lo sviluppo economico-produttivo e per promuovere occasioni di lavoro e di occupazione. L’economia movimentata dal Turismo, infatti, non attiene ad uno specifico settore, ma riguarda aspetti e fenomeni dell’intero sistema produttivo, culturale e sociale. Ciò che il turismo vende non è un unico prodotto, ma un insieme complesso di attività, di insediamenti e di realizzazioni, non è una camera di albergo o un monumento, ma il complessivo sistema di realtà materiali ed immateriali di un intero territorio. Una vera politica di sviluppo economico che punti sul turismo, per risultare innovativa e premiale, però, non ha bisogno di evidenziare e soccorrere singole emergenze o singoli settori.  Bisogna guardare all’industria del turismo non come una pluralità di piccole imprese, da sostenere e incentivare, o di settori specifici da organizzare; ma come una forza complessiva, con rilevanti implicazioni socio-economiche, composta di attori pubblici e privati eterogenei e frammentati, che operano con finalità differenti e quasi sempre con esasperata competitività; adottando la logica dell’integrazione per superare il limite della valorizzazione di un singolo attrattore o della programmazione di un evento settoriale isolato dal contesto territoriale. È una politica che presuppone un progetto globale di interventi e di gestione, cominciando dalla difficile analisi del processo decisionale d’acquisto, per costruire pacchetti di opportunità turistico-culturali che mettano insieme storia, architettura, archeologia, ambiente, svago, enogastronomia, riscoperta di identità etniche ecc. È una serie di opportunità e di attrattori che il territorio provinciale di Salerno può assicurare al “visitatore” in un’area tanto vasta quanto unica ed esemplare per le sue immense e spettacolari risorse.Uno dei punti deboli del Sistema turistico provinciale è la mancanza di un punto di riferimento e di coordinamento che promuova il complessivo prodotto sulla base di una rigorosa verifica di quello che si sta facendo. Quante risorse economiche disperse con le migliori intenzioni in mille rivoli senza ottenere un solo punto di PIL in più dai numerosi investimenti sia nel settore della qualità del prodotto sia in quello del marketing! D’altra parte l’assenza della Regione, che, unica in Italia, dopo dieci anni dal trasferimento delle competenze ancora non si è dotata, di una Legge quadro organica che dia attuazione ai Sistemi turistici locali e alla conseguente costituzione dei Distretti, acuisce le difficoltà per promuovere adeguate politiche per il turismo. Anche per questo serve un organismo provinciale a composizione plurale (Agenzia o comunque voglia chiamarsi) che coordini le iniziative di promozione per non disperdere risorse e per attuare un turismo che sia integrato, che valorizzi le aree interne e i piccoli centri storici, che inizi un processo di destagionalizzazione, che sappia coniugare turismo culturale, loisir, benessere psico-fisico, godimento ambientale ed esperienze etniche. Sono queste le attuali frontiere del fare turismo. Nello stesso tempo è necessario un nuovo impegno, nuovi criteri e nuove formule per una formazione professionale adeguata alle richieste del territorio e alle sfide della competitività di altre aree e di altri Paesi che in questo momento hanno messo in crisi il turismo della Campania e della nostra Provincia. Nessun organismo si è preoccupato di valutare il ritorno delle tante strutture, anche comunali, impegnate nell’attirare turisti, né di definire le metodologie adeguate e i confini tra promozione, marketing territoriale e commercializzazione dei pacchetti turistici che sono realtà con funzioni diverse seppur finalizzate allo stesso obiettivo. E qui si registra anche un altro grosso elemento di criticità: lo scarso raccordo, spesso inesistente, tra ente pubblico e imprenditorialità privata, tra organizzazioni di categoria e iniziative di Enti preposti allo sviluppo del territorio o alla valorizzazione dei giacimenti attrattivi.  Come da tempo è avvenuto in altre realtà è ora di creare un organismo di coordinamento, articolato sul territorio e per settori, che sappia introdurre modalità operative, metodologie di interventi, sistemi informativi, monitoraggi in tempo reale e complessivi, proposte organiche adeguate alle nuove tipologie di turisti e alle esigenze di mercato. Non è un caso che la Francia, paese leader per flussi turistici, è da tempo che ha simili organismi di ricerca, monitoraggio, coordinamento e proposta, a cominciare dai tre nazionali, Direction du Tourisme, Odit France (agenzia pubblica di osservazione, sviluppo e ingegneria turistica) e Veille Info Tourisme.Scopo di ogni investimento, di promozione e di commercializzazione, di valorizzazione e di marketing, dovrebbe avere un solo obiettivo, quello di incrementare il numero di turisti in provincia. Appare cosa così ovvia che nessuno si è chiesto mai se anche il più piccolo impegno di risorse vada in tal senso o non sia sviato da altri interessi. Come pure accade, un obiettivo tanto ovvio si scontra spesso con i modesti interessi del municipalismo politico, dell’imprenditoria e delle varie associazioni, che per il piccolo immediato tornaconto non riescono a vedere il maggiore futuro ritorno in termini economici generali.E ciò è ancor più grave quando sono impegnate risorse pubbliche che dovrebbero creare occasioni di sviluppo complessivo e di occupazione generale e non vantaggi immediati per singole realtà, destinate prima o poi a finire.

(1-continua)

* Componente del Comitato per la Razionalizzazione della Formazione Turistica – Ministero del Turismo.

2 pensieri su “Una lezione dalla BIT

  1. E’ più che giusto ciò che ella asserisce, Dottor Aurelio Di Matteo. Anch’io soffro da decenni per la immane incuria che incombe sul nostro suolo benedetto da Dio. Le nostre coste e gli ameni siti collinari sono, al dir poco, fantastici e parlano il linguaggio dello splendore caduto dal cielo. Tuttavia, come ella stesso scrive, manca la mano dell’uomo per arricchire tali bellezze naturali con infrastrutture moderne e adeguate, nonché una buona dose di pubblicità all’estero per promuovere il turismo. Quel turismo che, senza ombra di dubbio, è fonte di ricchezza e di lavoro per i giovani.
    Si dovrebbe prendere esempio da zone turistiche lontane dal nostro naso per capire cosa effettivamente manca da noi: In Florida affluiscono milioni di turisti ogni periodo invernale perchè, appunto, offre servizi, comodità ed anche modicità sui prezzi dei consumi.
    I turisti che vengono da noi, oltre a godersi la spettacolarità dello scenario delle nostre coste, dei nostri musei e opere d’Arti, vogliono anche spaziarsi in stravaganti passeggiate, in ritrovi impeccabili e in fonti di divertimento par se e per i loro figli. Ma noi non abbiamo tutto questo. Dovremmo offrire a loro di più, molto di più di quello che siamo capaci di offrirgli adesso. Allora, tutti all’opera miei cari prodi intellettuali! Date voi la carica a chi di dovere e vedremo se riusciremo a dare più credito ai nostri siti da visitare e, soprattutto, creare posti di lavoro per i nostri giovani che, per mancanza di opportunità lavorative, non si sposano. Un cordiale, rispettoso saluto.

  2. Grazie del lusinghiero commento e della condivisione. Soltanto, non sono nè mi ritengo “intellettuale”, anche per non essere confuso con i tanti che tali si ritengono!

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