Salerno: Bracciante “Estenuanti 26 ore al Pronto Soccorso!”

Purtroppo per un problema di salute ho dovuto portare al pronto soccorso dell’ospedale di via S. Leonardo mio suocero. Quando sono entrato in quel luogo di speranza, dove ci si aspetta tanta umanità, disponibilità e soprattutto attenzione beh,  non ci crederete, e’ praticamente “quasi” tutto il contrario, dico quasi tutto perché voglio  salvare almeno qualcosa. Siamo arrivati alla reception per la registrazione di rito, ci siamo fermati qualche minuto di fronte al box dove sono schierati gli operatori protetti, forse giustamente da robustissime vetrate, ma purtroppo dopo qualche interminabile minuto ci siamo resi conto di essere diventati invisibili. Ho deciso allora di entrare senza alcuna registrazione, dal momento che accompagnavo una persona che respirava con molta difficoltà e con problemi cardiaci, per poi in un secondo tempo recarmi ai box della reception e fare la  registrazione di prassi. Da quel momento  iniziava la giornata che , senza tema di smentita, posso definire la più lunga della mia vita. Dopo che mio suocero è entrato in una delle stanzette adibite all’emergenza,  sono naturalmente dovuto uscire fuori lasciandolo nelle mani dei sanitari che dovevano controllare il suo stato di salute; contestualmente mi sono recato alla reception per la registrazione, avvenuta alle ore 14,47 di mercoledì. Attendendo nella sala d’aspetto come tantissime altre persone, si faceva qualche chiacchiera per ingannare l’attesa  e tra le altre cose si commentavano le condizioni del pronto soccorso, condizioni che, per chi vi si e’ recato in questi ultimi tempi almeno una volta, sono palesemente sui generis: un pronto soccorso che e’ un corridoio, un soccorso che di pronto non so cosa abbia… a parte  l’umanità e professionalità di qualche operatore,   credo che tanti altri bisognerebbe accompagnarli fuori a calci nel sedere e mandarli a lavorare nelle miniere. Passate ormai più di tre ore e non avendo notizie di mio suocero, mi sono recato all’interno per capire cosa stesse succedendo dal momento che  parliamo di una persona di ottanta anni con patologie pregresse. Dopo tante domande che non hanno ricevuto risposte esaurienti,  una dottoressa mi ha detto che stavano aspettando i risultati delle analisi facendo “accomodare” il malato su una sedia, in attesa, dove oltretutto stazionavano decine di persone nello stesso stato ma alcune in lettiga poiché le due stanzette erano piene all’inverosimile.Tanti anziani con seri problemi di salute con familiari a seguito che come unica cosa da fare avevano guardarsi intorno senza ricevere nessuna spiegazione in merito al loro stato di salute.Oramai la cosa si faceva stancante perché eravamo arrivati alle 22,00 senza sapere quale destino ci attendesse e, dopo insistenze, la solita dottoressa ci informava che mio suocero doveva essere ricoverato, ma purtroppo non c’erano posti disponibili ,che bisognava aspettare, informandomi anche che una signora anziana era nello stesso stato dalle nove di mattina. Spiegata la situazione al degente, ho cercato di fargli capire che forse bisognava aspettare su una lettiga per tutta la notte, perché purtroppo tante persone malate aspettavano la stessa cosa, infatti ne ho contati almeno una decina. Arrivata la luce del giorno, armati di speranza ,abbiamo iniziato a chiedere quando  la situazione avrebbe trovato soluzione e siamo stati informati che in mattinata sicuramente sarebbero stati dimessi dei pazienti. Intanto, tra  esami di routine quali radiografie e altri prelievi siamo arrivati alle 14,00  oramai stanchi e stremati da questa situazione, soprattutto considerato che mio suocero era in uno stato psicofisico vicino al tracollo. Intanto sono dovuto intervenire in difesa di due ragazzi indiani, marito e moglie che si erano recati al pronto soccorso perché la signora lamentava forti dolori alla pancia, cosa preoccupante se si pensa che la stessa era incinta.Purtroppo un’operatrice dell’accettazione, fregandosene altamente  della signora che si piegava letteralmente sulle gambe dal dolore, con molta calma, ma molta, ha effettuato la registrazione  riconsegnando sia i documenti che il certificato di registrazione e invitando i due a recarsi in ginecologia indicando loro la strada per il reparto, non s’è minimamente premurata di sollecitare un accompagnatore  e, cosa più grave, senza richiedere che venisse approntata una sedia per il trasporto della signora.  A quel punto, purtroppo, mi sono messo ad inveire contro l’operatrice per la pochissima umanità e professionalità dimostrata e solo a quel punto, come d’incanto, e’ comparsa una sedia a rotelle. Comunque mi sono offerto io di accompagnarli, vista la mancanza assoluta del personale sanitario. Onestamente vedere tante persone che in un momento molto particolare della loro vita loro malgrado si recano al pronto soccorso in  cerca aiuto, dove dovrebbero trovare una mano tesa,  dove dovrebbero trovare umanità ma innanzitutto un sorriso rassicurante,  mi fa logicamente pensare alla necessità che  qualcuno spieghi alla maggior parte degli operatori che in quel  luogo si dovrebbe dare assistenza, e se qualcuno nutre dubbi sul significato della parola assistenza, gli basterebbe prendere il vocabolario che, a quella voce, recita testualmente: assistenza:  soccorso, aiuto prestato a qualcuno che ne abbia bisogno. Maria Teresa di Calcutta diceva: Oggi la gente è affamata d’amore, e l’amore è la sola risposta alla solitudine e alla grande povertà. In alcuni paesi non c’è fame di pane, la gente soffre invece di terribile solitudine, terribile disperazione, terribile odio, perché si sente indesiderata, derelitta e senza speranza. Ha dimenticato come si fa a sorridere. Ha dimenticato la bellezza del tocco umano. Ha dimenticato cos’è l’amore degli uomini. Ha bisogno di qualcuno che  la capisca e la rispetti. A proposito, mio suocero e’ stato ricoverato in reparto dopo “sole” ventisei ore.Per non parlare del capitolo sicurezza, si infatti alle 20,00 il drappello di polizia chiude, ma sì …… questa e’ un’altra storia.

 Antonio Bracciante

Presidente Circoscrizione Oriente

 

Un pensiero su “Salerno: Bracciante “Estenuanti 26 ore al Pronto Soccorso!”

  1. Gentile Autore, leggo la sua testimonianza, e la trovo tristemente concordante con esperienze personali. Da noi le attese sono un poco meno lunghe, ma molto spesso il personale è completamente indifferente ai bisogni di chi sta male e di chi vede un proprio caro in condizione di bisogno. Non si può generalizzare, è vero, ma certe cose non si dimenticano. Quando nacque mio figlio ricevetti anche io lo stesso trattamento della signora indiana, anche io non riuscivo a camminare ed inoltre ero spaventatissima perchè il mio bimbo era prematuro, nessuna comprensione. Brunetta è antipatico a tutto il mondo della pubblica amministrazione, ma certi “addetti ai lavori” dovrebbero assaggiare la loro cura e poi lamentarsi. Tanti auguri per Suo suocero per una rapida guarigione. Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli

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