Sesso eros thanatos nell’ottica maschilista

Maurizio Manzo

I miti sono diventati il prodotto di una psiche che ha permesso di far appropriare al mondo maschilista l’atto del procreare attribuendolo a Dei e sacerdoti maschi, facendo si che la nascita vera e propria (quale neonato partorito da una madre) viene sminuita e perfino negata, in cui si pone l’oblio sulla vita e sulla donna, per niente considerate sacre. Si determina così un Mondo in cui gli Dei, i Re, devono morire ed i figli devono eternamente uccidere i padri (p.es. come nel mito di Edipo da cui poi Freud prese spunto per la teoria del complesso di Edipo) per ottenere il possesso delle donne e del potere, così andando a determinare l’affermazione del principio distruttivo che Freud chiamò Thanatos (antica personificazione greca della morte). Con tale avvento i padri hanno il diritto ed il potere di sacrificare ritualmente i figli, come nel caso di Agamennone che sacrifica Ifigenia o di Abramo che era pronto a sacrificare Isacco). Anche l’Eros viene condizionato dalla violenza maschilista e, come per le donne, deve essere controllato dagli uomini (le successive teorie freudiane indicano la necessità di controllare il pericoloso “Es” la pericolosa “Libido”). Eppure, anche in questa condizione di dominanza del maschio, l’antico desiderio di un’unione armoniosa tra maschio e femmina continua a lottare per riaffermarsi sia nel mito che nella realtà, in particolare nei miti di Orfeo troviamo tracce di rapporti tra femmina e maschio in cui si riafferma l’Eros a scapito di Thanatos. In alcuni miti greci Orfeo compare tra gli Argonauti (semidei greci che come Ercole e Teseo lottano contro i Titani per l’affermazione dei nuovi Dei dell’Olimpo) e tuttavia Orfeo non un guerriero killer, stupratore e seduttore, anzi viene rappresentato come poeta, musico, le cui canzoni erano tanto soavi che le bestie feroci lo seguivano, gli alberi si piegavano verso di lui, i fiumi si quietavano e, come descritto da Ovidio e Virgilio è un uomo sensibile, che ama profondamente sua moglie Euridice, tanto che quando questa muore (mentre tenta di sfuggire ad Aristeo) Orfeo la segue agli inferi. Loye afferma che il desiderio di Orfeo di riunirsi ad Euridice simboleggia il desidero dell’uomo di riunirsi alla donna in una società in cui il legame amoroso è considerato una minaccia al predominio del maschio; inoltre osserva che Orfeo rappresenta il desiderio dei maschi di accedere al loro “Io” più creativo, umanistico, effeminato. Probabilmente, questo intenso desiderio di una mascolinità non violenta, ha dato grande rilievo (da quei tempi ad oggi) alla resurrezione di Cristo, con la differenza che, sebbene l’accento cada sulla morte sacrificale e la resurrezione di un giovane Dio, nella sua nascita la madre Maria (a differenza della Dea dell’antichità) svolge un ruolo di passivo nel concepimento ed è il padre, in un’ottica maschilista, a generare il figlio in assenza di un rapporto (di tipo sessuale) con la donna ed ancor meno con richiami al piacere generandi.