La demonizzazione delle figure mitiche – Il sacrificio cruento

Maurizio Manzo

La demonizzazione delle divinità dell’epoche antiche (neolitico, minoica, micenea) e dei relativi simboli religiosi ricorre dall’epoca storica ad opera dei greci, così come riferito da Jonh Maier e Samuel Noah Kramer, coautori di “ The mithys of Enki. La demonizzazione delle antiche figure mitiche si rapporta all’esigenza di sacrifi umani, p.es. la “Dea dei serpenti”, simbolo antico dell’unità della natura, diventa la terribile Medusa; la “Dea degli uccelli” viene rappresentata dalle Arpie, sempre i greci asserirono che i Titani mangiavano i propri figli; in medio oriente viene demonizzata Lilith ed anche gli Ebraici raccontano che Jahweh fu punita per non essersi sottomessa ad Adamo, cioè per non aver voluto giacere subì il castigo di dover uccidere ogni giorno i suoi figli. Questa condizione di demonizzazione non si riscontra nei reperti, nelle immagini artistiche del periodo paleolitico, neolitico, minoico. Infatti anzichè rinvenire raffigurazioni di fanciulli e fanciulle divorate dal mostruoso Minotauro, nell’anzidette epoche si rinvengono scene artistiche di giovinetti e giovinette che danzano coi tori, ciò in rappresentazione dell’amore per la vita simbolicamente riequilibrato con la consapevolezza dell’onnipotenza della morte, come interpretato dall’archeologo Platon. Alcuni ricercatori tra cui Vicki Noble e Barbara Walker affermano che la pratica del sacrificio umano avvenne dal momento in cui la donna perse la sua valenza rappresentativa del potere sessuale, gli stessi riferiscono che nel paleolitico e nel neolitico il sacrificio più cruento era quello di usare e dispensare il sangue mestruale della donna, che assumeva la simbologia della rigenerazione e della rinascita. Comunque la ritualità del sacrificio cruento era tipica delle popolazioni dedite alla pastorizia più che delle popolazioni dedite all’agricoltura, prova è data dalla Bibbia giudaico-cristiana da cui apprendiamo che il sacrificio cruento della pecora immolata dal pastore Abele è più gradito a Jahweh che l’offerta di frutti della terra fatta da Caino; in un completo rovesciamento della realtà storica perpetrata dai pastoralisti (quali distruggono e sottomettono le più antiche società agrarie) Caino è accusato di fratricidio. Per ora prova certissima che le popolazioni arcaiche non praticassero sacrifici cruenti no c’è come non c’è quella contraria. Certo è che coll’avvento del modello della dominanza si trovano segni certi della ritualità sacrificale p.es. gli antichi egizi alla morte del Faraone tumulavano anche mogli e schiave; gli Aztechi i cui Re-Sacerdoti sacrificavano vergini ai loro Dei; da attestazioni archeologiche i Cartaginesi praticavano il sacrificio umano rituale. Infine, seppur simbolicamente, anche nell’eucarestia cattolica in fondo il prete porge ai fedeli (con l’ostia) il corpo di Cristo e quale officiante (col vino) ne beve il sangue.