Velenose storie di plagi e nepotismi: “Hai assunto tua moglie!”

Salvatore Ganci
Genova è una città dove i conti, di norma, si regolano in silenzio, dove nemici acerrimi sono solidali quando c’è da difendere la casta. Un meccanismo che raramente si inceppa, eppure … la passione politica (solo quella?) porta due ex collaboratori a deludere il silenzio che il “sistema” richiede. E a distanza di anni mi chiedo se fu il cognome troppo “sudista” o il non avere la tessera del PD (o semplicemente l’essere “io” che ragiona con i propri neuroni) ad impedire una mia chiamata nel “genuense athenaeum” dopo la mia presentazione “ufficiale” alla “crema” della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali. Ma torniamo alla nostra amena storia. Protagonisti un professore sessantaduenne “che conta” (visto che può avere contatti diretti con il Rettore), un professore più giovane ex collaboratore del precedente e infine, come comparsa, la moglie quarantaquattrenne del baronale “professore che conta”. L’argomento del contendere, il danno che l’ex collaboratore lamenta per la chiusura di un piccolo “Dipartimento” che, a suo dire, è stata richiesta (ed ottenuta) dal baronale “capo” con “pressioni insistenti” e “minacce” nei confronti del Magnifico, che nega (ovviamente) di avere subito pressioni e/o minacce. All’ex collaboratore rimane allora solo l’arma del nepotismo: “uno degli ultimi ricercatori che abbiamo assunto al DISEFIN (cosa si nasconde di socialmente futile sotto questo lungo acronimo?) è Elena Seghezza, moglie di Pittaluga” (il barone). Oramai siamo così abituati a questi teneri quadretti familiari che reagiamo con piacevole insensibilità: “… e sai che novità!”. Ancora un’altra vicenda che fa vedere il lato oscuro dell’Università, ma Genova, sede di una casta, la più impenetrabile, dove a ogni mandato c’è un nuovo Rettore (segno di una perfetta armonia implicita) offre pure lei un quadretto gustoso e istruttivo per il senso morale dei nostri giovani. Le cause? Secondo Francesco Margiocco, non nuovo nel deliziarci su “Il Secolo XIX”, il differente schieramento politico dei due protagonisti, il barone (Pittaluga) è infatti assessore nella giunta di centro sinistra di Claudio Burlando. Insomma, in Italia, usare la propria testa e non quella della segreteria del partito, porta sempre male.

2 pensieri su “Velenose storie di plagi e nepotismi: “Hai assunto tua moglie!”

  1. Se permette, prof. Ganci, aggiungo una o due storielline alla sua alquanto allegra narrazione. L’ambientazione di queste aggiuntive è, tuttavia, posta in basso (in senso geografico, si intende) rispetto alla Sua.

    Ha dichiarato uno studente che ha permesso di svelare una compravendita di esami all’Università di Bari: “Chi accettava di pagare la prima volta cadeva nella spirale del malaffare e doveva pagare sempre, fino a quando decideva l’organizzazione”.

    Un docente universitario non guadagna poco, si immagina. Quale molla allora potrebbe spingere un uomo delle istituzioni a far parte di un’ “organizzazione” di quel tipo? La stessa, forse, che spinge tanti altri rappresentanti istituzionali a pensare che le istituzioni stesse non siano poi così pubbliche. In esse, infatti, sembra si possano tranquillamente infilare parenti e amici a profusione, fare il bello e il cattivo tempo a proprio piacimento, infischiandosene delle regole, se si è potenti. Non bisognerebbe meravigliarsi, allora, se a volte (non sempre però!) le forze dell’ordine fanno irruzione in questi templi, una volta sacri, oggi anche albergo di malaffare e di illegalità diffusa, come si apprende dalle cronache.

    Per fortuna che esistono brillanti giovani (e anche meno giovani) ricercatori, che a volte hanno anche la ventura di essere continuamente vessati da questi stessi potenti; grazie a loro possiamo ancora sperare in un futuro per l’Università italiana?

    E poi, quando la politica e le cattedre “eccellenti” si intrecciano in un’armoniosa danza di potere, allora (e qui condivido in pieno) il quadretto è davvero completo. E pensi che nemmeno l’Università di Salerno può essere considerata immune da questi balletti. Il magnifico (mi prenderà mica sul serio?) in questo ha una carriera di tutto rispetto.

    E’ stato consulente del Commissariato per l’Emergenza Rifiuti in Campania (252 mila euro intascati) come da un articolo apparso sul Corriere del Mezzogiorno nel 2004 a firma di Cuomo e Pappalardo.

    E’ stato presidente della commissione che ha affidato alla Fibe il ciclo dei rifiuti in Campania, come si evince dall’audizione del prof. Arena, che tanto aveva fatto adirare Bassolino su REPORT, da parte della Commissione Bicamerale Ciclo dei Rifiuti. Con questa commissione di tecnici si premia un progetto, quello della Fibe appunto, che il prof. Arena reputa non appropriato, rispetto ad altri definiti “perfetti”. Da qui anche tutto il disastro dell’immondizia in Campania?

    Alla fine del primo mandato, che dura tre anni, il magnifico personaggio reputa opportuno prolungarne la durata a quattro e fa finta che lo stesso primo mandato duri effettivamente quattro anni. A tal proposito, Lei pensa che sia possibile per il governo approvare una legge per effetto della quale la durata della legislatura viene raddoppiata, cosicché il Parlamento non viene sciolto dopo cinque anni dalle ultime elezioni? In uno Stato democratico come si definerebbe tutto ciò? In queste sedi, invece, nessuno fiata. Così, tranquillamente, dal 1 Novembre del 2001, egli è rettore dell’università di Salerno, col beneplacito di chi, forse, non può dissentire a tanto scempio di buon senso. Prima della fine del suo secondo ed ultimo (?) mandato (31 Ottobre 2009), lo statuto viene di nuovo modificato per permettere una terza rielezione del magnifico personaggio. Rielezione che puntualmente arriva con ottimi risultati.

    La carriera politica evolve parallelamente: proclamazione, nel 2007, a presidente della Margherita in Campania, su proposta di Ciriaco De Mita. E, nonostante le due nomine siano, dal punto di vista etico, incompatibili, nessun esponente della classe docente italiana osa fiatare.

    Da ultimo è stato nominato vice-presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori). E come non riconoscergli anche questo merito?

    Proprio di recente, sul fronte politico, si ipotizza una “discesa in campo” del chiarissimo come candidato a presidente della Regione Campania per il centro-sinistra, nonostante l’altrettanto chiarissimo ritratto del personaggio che emerge dal saggio “Parentopoli” di Nino Luca.

    Come dire, prof. Ganci, se non si danza in questo modo, con piroette così evidenti, è difficile essere notato dal mondo della politica…

    E non disperi. Vedrà come la nostra Regione saprà risorgere dalle proprie ceneri (oh, scusi! intendevo dalla propria “munnezza”).

    Le auguro, nonostante tutto, un anno 2010 di proficuo lavoro.

  2. Gentile Commentatrice, conosco abbastanza bene alcune “storielle” al di sotto del 42° parallelo e spesso mi viene il maligno pensiero: “beh, hanno quello che si sono cercati…”. Che un Rettore resti in carica 10 anni (se ho letto bene) è un fatto che ha del miracoloso. Mi permetto solo di enfatizzare il fatto che questo signore non credo abbia modificato da sé ad hoc lo statuto (anche Hitler aveva i suoi ministri) ma che un “insieme” di “chiarissimi” abbia votato in tal verso. Se in osservanza della Legge o meno non sta a me dirlo perché le Procure esistono anche sotto il 42° parallelo. Quando penso alla spazzatura devo tristemente prendere atto che i “media” riferiscono di un fenomeno così abnorme solo in due luoghi: Napoli (and around) e Palermo. Qui, molto sopra il parallelo citato, non solo è impensabile collocare un sacchetto fuori dal cassonetto, ma tutti (inclusa una nutrita comunità che è immigrata dal profondo sud) collocano i sacchetti nel giusto cassonetto per la raccolta differenziata. La società cambia pacificamente con l’esempio e l’insegnamento scolastico, talvolta la società cambia per fattori discontinui e traumatici e questo è un fenomeno indesiderabile. Per me, nativo del profondo sud, è amaro prendere atto che il sud è molto più appassionato alla politica e al sofisma che il nord, che mio padre non avrebbe mai avuto un incarico di insegnamento nel sud, che mai ritornerei nel sud, dove mio figlio non avrebbe mai un futuro. Ma il futuro non c’è per nessuno dei giovani italiani che valgono realmente e che sono costretti all’estero perché vicino a papà restano appunto “i figli di…”.
    Cordialmente
    Salvatore Ganci

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