Monte San Giacomo: abusi nel Parco ? (6^ puntata)

Aldo Bianchini

Dunque, per entrare subito nella sesta puntata dell’inchiesta, dopo la consultazione elettorale amministrativa del 2006 che registrò la vittoria con riconferma di Franz Nicodemo a sindaco di Monte San Giacomo per qualcuno dell’opposizione iniziano i problemi. Il 3 agosto una verifica da parte della Forestale porta alla luce un abuso edilizio. Si tratta di una struttura (in effetti una porcilaia) in area Parco-zona 1 zps (zona a protezione speciale), zona che è ricompresa nella famigerata “zona rossa” (R4 e P4: rischio molto elevato e pericolosità alta) secondo la perimetrazione sviluppata dall’Autorità di Bacino Interregionale – Destra Sele e in area sottoposta a vincolo idrogeologico. Stando ai verbali della Forestale la struttura era stata realizzata da Domenico Aluotto senza alcuna autorizzazione, si proprio quell’Aluotto candidato alle elezioni comunali con la lista “Mondo Nuovo” e non eletto. Cosa avrebbe dovuto fare l’Aluotto per essere in regola con le leggi dello stato e poter liberamente costruire? Semplice, avrebbe dovuto chiedere le seguenti autorizzazioni: 1) Parco; 2) Sovrintendenza; 3) Comunità Montana; 4) Regione Campania (la zona è zps); 5) Relazione di compatibilità idrogeologica (la zona è R4) e, ovviamente, attendere mesi se non anni. La Comunità di Monte San Giacomo all’indomani del sopralluogo e del verbale della Forestale subito si spacca in due e della vicenda ne fa un fatto esclusivamente politico. Qualcuno si chiede se la Forestale non sia stata ispirata ad effettuare quel sopralluogo dalla controparte politica, quella che fa capo a Franz Nicodemo e Raffaele Accetta, tanto per intenderci. Non è possibile fornire una risposta certa. Di certo c’è soltanto il fatto che in data 10 agosto 2006 l’ufficio tecnico di Monte San Giacomo dispone una ordinanza di demolizione (atto dovuto!!) della struttura abusiva, ordinanza che viene notificata all’Aluotto mercoledì 16 agosto. L’Aluotto successivamente presenta ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro l’ordinanza di demolizione ed il caso fatalmente assume una configurazione sovracomunale. La ragione del racconto del “caso Aluotto” nell’ambito della vicenda della “casa e strada nel Parco” ha una spiegazione precisa. Il caso Aluotto (realizzazione struttura edilizia da adibire a porcilaia in loc. Coppa la Fragna di Monte S.Giacomo), lo si voglia o no, proietta indubbiamente la “vicenda Mele” (ampliamento strada rurale e recupero/riutilizzo di due fabbricati rurali ubicati in Monte San Giacomo nelle locc. Fossa di Zia Margherita e Pegliera) direttamente nello scontro politico che si è aperto tra l’Aluotto (minoranza) e il duo Nicodemo/Accetta (maggioranza). Per comodità, in seguito, scriverò più semplicemente di “caso Aluotto” e di “vicenda Mele” per sintetizzare le due storie che, anche se diverse nella loro genesi, stanno avendo entrambe una fase processuale ben precisa. La storia continua, si infittisce e, se volete, si complica. Il 18 agosto 2006, dopo un anno dall’inizio dei lavori per “l’ampliamento e adeguamento di una strada rurale su suolo demaniale”, i sigg.ri Clemente Palmiro, Domenico Aluotto, Pietro Caporrino e Raffaele Totaro (insieme ad altri), quasi come se fulminati sulla via di Damasco, scoprono che il sig. Mele stava da tempo realizzando i lavori di cui innanzi e denunciano, con l’avallo del Codacons di Sala Consilina, la “vicenda Mele” alle competenti Autorità. Nasce così, in maniera non complicata, il “Comitato 18 agosto 2006”; si racconta (ma potrebbe essere solo una diceria metropolitana) che l’idea ai quattro sia venuta qualche giorno prima, il 15 agosto, nel corso della passeggiata post pranzo di Ferragosto consumato in montagna ed alla vista dei lavori stradali. L’attività del Comitato corre veloce e il giorno 22 agosto l’Aluotto (che ne è componente con carica di tesoriere) in una lettera indirizzata alla Procura della Repubblica e ad altri Enti, comunali e sovracomunali, si dichiara vittima politica e si rende disponibile  a fornire documentazione video/fotografica sui veri abusi: la strada nel parco. Per dovere di cronaca va stigmatizzato che il Comitato non evidenzia alcun altro abuso, eppure nelle stesse zone interessate al “caso Aluotto”, a detta dello stesso, di abusi se ne potrebbero segnalare  tanti altri. Alla prossima.