Influenza “A”: minaccia insidiosa o psicosi di massa?

Luca Monaco

Dopo la crisi economica mondiale e le terribili vicissitudini sismiche dell’Abruzzo, il nuovo incubo italiano (e mondiale) si chiama H1N1, alias febbre suina o influenza “A”. Un virus sviluppatosi in Messico e propagatosi rapidamente per tutto il pianeta sino ad assumere le preoccupanti connotazioni, attesa la sua straordinaria attitudine a diffondersi repentinamente in ogni dove, di una vera e propria pandemia, seminando il panico ovunque e modificando parzialmente le abitudini dei cittadini di tutto il mondo. L’Italia, ad oggi, rientra, suo malgrado, nel novero dei Paesi più colpiti dall’H1N1; nel Mezzogiorno, ed in particolare nella nostra Regione, si registrano i picchi più alti di contagio. E se, per un verso, le ormai celebri Amuchina et similia continuano ad andare a ruba, parallelamente, malgrado le continue rassicurazioni da parte del Ministero del Welfare e delle varie autorità sanitarie, le preoccupazioni latenti (ma neanche tanto “latenti”) della cittadinanza non accennano a diminuire. Timori fondati o psicosi di massa? Cos’è, in sostanza, l’influenza suina? Senza alcuna pretesa di proporre un’esaustiva analisi tecnico-scientifica del virus, non possedendo evidentemente le necessarie competenze e conoscenze mediche al riguardo, ci si limita a riportare di seguito la sintesi di qualche ricerca effettuata su web e riviste specializzate per azzardare un’opinione. Ebbene, la febbre suina è un’infezione respiratoria acuta tipica dei maiali e causata da virus influenzali del tipo “A”. Si trasmette solo occasionalmente all’uomo ed, in seguito al primo contagio, il virus è potenzialmente in grado di essere trasmesso da persona a persona come una comune influenza. Per questo motivo si consiglia di evitare contatti ravvicinati con persone infette. Non si trasmette attraverso il consumo di carne ed i sintomi sono estremamente simili a quelli di una comune influenza stagionale: febbre alta, tosse, mancanza di appetito, mal di testa, nausea, affaticamento e, talvolta, vomito e diarrea. Come sottolineato da più parti, il diffuso allarmismo appare, pertanto, del tutto ingiustificato; se è vero che la febbre suina non deve essere sottovalutata e che, per le cosiddette categorie a rischio, ovvero bambini, anziani e persone con gravi patologie pregresse, è consigliato il ricorso al vaccino (sul quale, per altro verso, si sprecano polemiche e diatribe); se è vero che bene fanno le autorità competenti a monitorare accuratamente la diffusione del virus nel nostro Paese, è altresì vero che siamo ben lungi da quegli scenari apocalittici, paventati inizialmente dai media ed, in alcuni isolati casi, tuttora amplificati per mere finalità sensazionalistiche e “commerciali”.Per carità, la prudenza è pur sempre d’obbligo, ma il panico non giova a niente ed a nessuno. Dati alla mano, ogni anno mietono molte più vittime in tutto il mondo le varie tipologie di influenze stagionali, per le quali, tuttavia, non si registra mai la stessa mobilitazione “mediatica” né un grado di allerta così elevato. In buona sostanza, come sottolineato a più riprese anche dal Sottosegretario alla Salute italiano, Martini, non vi è fondato motivo di allarmarsi né di modificare sostanzialmente le proprie abitudini di vita.