Il diritto di essere se stessi

 

Giovanna Rezzoagli

Sostanzialmente vi sono due modalità per essere tratti in inganno o da noi stessi o dal contesto in cui viviamo: credere a ciò che è falso o non credere in ciò che è vero. Il problema è concreto, con riscontri costanti nel quotidiano. Siamo costantemente condizionati nel nostro vivere dai rapporti con gli altri, dall’ambiente in cui siamo inseriti, dal contesto culturale di appartenenza. Agiamo spinti da motivazioni, pulsioni, scopi. Sigmund Freud sostenne con forza la cosiddetta “Teoria duale delle pulsioni”, secondo la quale l’uomo è costantemente in balia di un conflitto tra eros e thanatos, ovvero tra una pulsione verso la vita ed una verso la morte ( “Al  di là del principio di piacere” 1920). Alfred Adler, padre della psicologia individuale, ritenne che la persona fragile ed insicura nel rapporto con il mondo esterno tendesse a compensare il proprio percepito “senso di inferiorità” tentando di auto affermarsi anche con modalità aggressive (“Conoscenza dell’uomo” 1927). Carl Gustav Jung, che definì i cardini della psicologia analitica, promosse l’istanza dell’autorealizzazione attraverso la definizione della propria individualità, passaggio articolato attraverso le fasi di differenziazione e di integrazione del proprio sé. In tempi successivi Carl Rogers teorizzò che in ciascun essere umano vi fosse la forza di trovare la propria risposta ai molti “Perché” dell’esistenza (“La terapia centrata sul Cliente” 1951). Rollo May parla apertamente di “coraggio” da raccogliere per essere se stessi. Ne occorre davvero tanto, di coraggio, per cercarsi tra mille anse mentali, perennemente in bilico tra desiderio di essere accettati ed amati e rabbia per non essere capaci di sfuggire al processo di conformarsi. Pensiamo a quante volte vorremmo trovare il coraggio di dissociarsi da un comportamento o da un’opinione in cui non ci si ritrova, eppure rimaniamo inerti, per non essere diversi. E’ un’esperienza complessa da gestire per un adulto ben compensato, figurarsi quanto diventi  drammaticamente difficile per un giovane adolescente. Ogni persona possiede il diritto di avere un’opinione, di pensare autonomamente, di decidere per se stessa. Ma quante persone sono realisticamente consapevoli di possedere il diritto di essere se stesse? Quante sono effettivamente consapevoli che possono rischiare di credere in ciò che è falso o di non credere in ciò che è vero? “E’ vero perché è scritto sul libro”, oppure, “E’ tutto falso, lo hanno detto alla televisione”, e ancora “Se lo dice lui fidati” o “Lo sanno tutti che è così”. Siccome il “vero” ed il “falso” sono concetti spesso relativi (o relativizzabili), ciascuno ha il diritto di scegliere in cosa credere o meno. Se ne ha, o ne trova, il coraggio. Tagore ha detto: “E’ molto facile, in nome della libertà esteriore, soffocare la libertà interiore dell’uomo.” Mi permetto di aggiungere che tanto si diventa tolleranti delle altrui diversità, tanto si saprà esercitare il diritto di essere se stessi. Con tanto, ma proprio tanto, coraggio.