Condannato per odio razziale vicesindaco di Treviso

                                Giovanna Rezzoagli

Giancarlo Gentilini, già sindaco di Treviso ed attuale vicesindaco della città veneta, è stato condannato oggi a quattromila euro di multa ed è stato interdetto dal tenere comizi pubblici per tre anni, ovviamente entrambi i provvedimenti sono stati sospesi. Questo signore è finito sotto inchiesta per aver pronunciato frasi ritenute istiganti all’odio razziale durante un intervento pubblico tenuto il 14 settembre dello scorso anno. «Voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari clandestini», «voglio la pulizia dalle strade di tutte queste etnie che distruggono il nostro paese, voglio la rivoluzione nei confronti dei nomadi, degli zingari»; sono solo alcune delle frasi pronunciate. Questo esponente della Lega Nord, quando nel 2000 ricopriva la carica di primo cittadino, si era fatto notare per aver affermato (sempre durante un discorso pubblico) di far travestire «gli extracomunitari da leprotti per consentire ai cacciatori di addestrarsi». Per quella vicenda era stato processato però poi assolto. Oggi la condanna, praticamente simbolica, forse anche in considerazione dell’età del soggetto. La vicenda si espone, a mio avviso, ad alcune riflessioni. Volte non tanto al personaggio, ma all’elettorato che lo ha votato. Affermazioni ad effetto, tante volte hanno precisamente lo scopo di calamitare attenzione, su questo punto nulla di nuovo, Gentilini avrebbe scoperto l’acqua calda se avesse avuto solo questo intento. Da un personaggio politico che ama farsi chiamare “sceriffo”, che sostiene di essere “abituato ad andare all’assalto ed ad esporsi al fuoco nemico”, non ci si può aspettare clichè diverso. Ma non siamo né in guerra né nel leggendario Far West. Ancora siamo cittadini di un Paese che si definisce civile, e preoccupano le possibili conseguenze di simili esternazioni. Non tanto in virtù del personaggio in se stesso, quanto in ragione del ruolo istituzionale ricoperto dallo stesso. Il contesto socio-culturale odierno presta il fianco a suggestioni che provengono da chi è ammantato dal carisma proprio dell’autorità. Gentilini voleva offrire ai cacciatori occasioni per addestrarsi, è un vero peccato che non possa avere occasione di offrire a nessun carcerato l’onore di poterlo conoscere di persona.