Cacciatori in val d’Aveto

Salvatore Ganci

Su “il Secolo XIX del Levante” un paio di edificanti notizie riguardanti due “cacciatori”. Un cavallo colpito con un pallettone al cuore nel parco della val d’Aveto e un povero gatto che ha avuto la pessima idea di passare per il giardino della casa di un cacciatore e quindi colpito da alcuni colpi di carabina denotando peraltro  una mira non certo da “cacciatore”. Se purtroppo nel primo caso sarà difficile risalire all’identità di quel coraggioso bipede che ha suscitato l’indignazione di molti cittadini della valle, nel secondo caso si tratta di un individuo di 51 anni di Santo Stefano d’Aveto che aveva in casa un vero e proprio arsenale di fucili da caccia e una carabina calibro 22 con relativo munizionamento. Il nostro cacciatore infastidito dal felino reo di “violazione di domicilio” perché penetrato nel giardino di casa, non ha pensato né a dove può finire una pallottola vagante, né di usare un’arma da fuoco in una località urbana e neppure del fatto che un gatto non mi sembra sia considerato “selvaggina”. I carabinieri uditi gli spari sono intervenuti tempestivamente e i fucili messi sotto sequestro. Gli animalisti “veraci” saranno rimasti sconvolti da tanta viltà e irresponsabilità, eppure la val d’Aveto è il paradiso dei cacciatori che sparano in ogni stagione, non solo quando la caccia è consentita, sparano anche in prossimità delle tante piccole frazioni facendo piovere sulla testa di chi va per strada una pioggerella di pallini. Ad un vicino una rosa di pallini sulle persiane di legno non ha comportato alcuna conseguenza e neppure strascichi giudiziari (anche per il carattere remissivo del vicino). E le continue telefonate di denuncia sortiscono poco o nulla: poche le forze dell’ordine e trasbordante il parastato . I terreni di nostra stessa proprietà sono da calcare con un bel po’ di timore specie se si cerca qualche fungo in periodo di caccia, per timore di essere scambiati per lepri o cinghiali. La mia perplessità (condivisibile o criticabile) è sempre la stessa: perché un cittadino può girare armato e con licenza di sparare nei boschi della Repubblica? Visto che la caccia è una tra le più antiche attività per la sopravvivenza, perché non la si limita nelle sole riserve ben recintate? E’ legittimo che si annoverino tra le armi da caccia da usare in terreno aperto le carabine calibro 22? (il nostro “cacciatore di felini” ne ha testato l’efficienza). Una riserva ben recintata potrebbe rappresentare per molti comuni montani una buona fonte di reddito sfruttando l’impulso atavico di chi cerca una preda e i cercatori di funghi potrebbero andare nei boschi con maggiore tranquillità. Qualcuno di essi, più cinico, potrebbe anche organizzare scommesse sul “toto – impallinati per stagione venatoria”.