Calati juncu, ca passa ‘a chiena

La saggezza popolare è una saggezza antica; ha radici profonde ed è profondamente radicata nell’animo umano. È espressa in vari modi sia linguistici che gestuali e/o simbolici. Negli aspetti linguistici riesce a comunicare messaggi in modo profondo ed inequivocabile. Molto significativi, a tal proposito, sono i detti, i proverbi e le espressioni linguistiche, legati ad un pensiero antico espresso in tutta la sua essenzialità,con l’obiettivo di trasmettere inequivocabilmente il contenuto di messaggi per un comunicare autentico. Dicevo delle frasi, dei proverbi e dei detti saggiamente pensati ed oggi, altrettanto saggiamente intesi ed usati. Uno di questi è proprio il detto di cui al titolo del brano; mi porta a riflettere attentamente sul significato espresso attraverso ogni sua singola parola. Al centro della frase-proverbio c’è una pianta acquatica; il giunco, dal latino juncu. È di etimo piuttosto incerto; cresce nei luoghi acquitrinosi con foglie cilindriche ed in fiorescenza verdastra. Il fusto del giunco essiccato ed opportunamente trattato è usato, anche intrecciato, nella fabbricazione di vari oggetti.È particolarmente resistente; si piega ma non si spezza. Nonostante questa sua prerogativa e questa sua caratteristica del tutto speciale e per molti versi unica, anche il giunco (juncu) è costretto purtroppo a calarsi, a chinarsi, ad abbassare la testa, quando nel suo alveo naturale, che è il letto dei fiumi (il giunco del Nilo dà origine ai papiri), passa la chiena, con tutta la sua prepotente forza determinata dall’ingrossamento delle acque che, nel loro defluire violento, travolgono tutto; in questa situazione dello scorrere travolgente delle acque ingrossate, anche il giunco, l’orgoglioso e forte giunco, è costretto a calarsi, ad abbassare la testa. L’immagine del giunco sottomesso alla chiena, ossia alla forza inarrestabile del defluire delle acque, è particolarmente significativa, se viene assunta a simbolo della condizione umana della società del nostro tempo;  per tantissimi aspetti e situazioni, l’uomo è costretto ad abbassare la testa, a chinarsi alla volontà dei poteri forti che applicano in tutto e per tutto la dura legge del più forte per ottenere non solo silenziosa accondiscenda, ma più spesso anche una servile ed obbligata sottomissione. La società dei forti non fa sconti a nessuno ed indifferente all’etica o alla ragione; impone proprio come la chiena, la sua volontà, il cattivo frutto del potere forte ed indiscusso. In questa amara condizione della soccombenza c’è una totale simbiosi tra il mondo naturale, il mondo umano e lo stesso mondo animale. Bisogna sempre e comunque, sottomettersi ai voleri dei più forti che impongono con la forza, il corso delle cose, dove conta poco o niente l’azione d’insieme, anche se basata sull’equilibrio e sul rispetto della diversità di rapporti. La chiena non risparmia il giunco che deve rassegnarsi a calare la testa ad un punto tale da far crollare la sua orgogliosa identità di pianta forte; travolta dalla furia delle acque, viene ridotta ad un “salice piangente”. Purtroppo l’esempio antico che ci viene dalla natura, trova riscontro anche nella società, nella stessa società globale, dove l’uomo, è costretto a subire la ragione dei forti e sottomettersi ai loro voleri; purtroppo si agisce secondo le regole della forza, senza fare sconti a nessuno. C’è da riflettere sul giunco forte e resistente che si abbassa al passaggio della chiena manifestando così di essere debole e soccombente rispetto alla devastante forza delle acque in piena. I deboli, così ci insegna la natura, accettando o non la loro condizione di debolezza, devono comunque sottomettersi alla volontà dei forti. Che fare? Subire in silenzio una subalternità antica basata sulla forza e/o riflettere a fondo sulla condizione umana e, con azioni condivise, avere il coraggio e saper dire basta e ribellarsi a chi vuole, per proprio tornaconto, sottomettere i propri simili, espropriandoli del loro essere uomini liberi, del loro essere parte attiva di un mondo dove deve esserci reciprocità di rispetto, da parte di tutti. Tanto serve per un mondo nuovo, per un mondo solidale, con alla base, la forza delle idee e dell’etica condivisa, utile a cambiare le sorti umane portando alla giusta  dimensione, se non alla ragione, il potere dei forti ed alla dignità umana la condizione dei deboli e degli “ultimi”, i tanti giunchi della violenza delle acque in piena, proprio come gli uomini vittime del potere distruttivo della dignità umana da parte dell’arroganza dei forti.

Giuseppe Lembo