Sesso – Politica – Economia

 M.M.

È diventato di moda ricorrere alle teorie “sociobiologiche” delle strategie sessuali (maschili e femminili) tese ad assicurare il successo riproduttivo, queste teorie riescono in parte a spiegare i comportamenti sessuali; altra teoria, su base genetica, proposta per.i comportamenti sessuali è che quest’ultimi sono governati dagli ormoni, sicuramente nel sesso rientrano gli ormoni e altri fattori genetici, comunque anch’essa non è che una spiegazione parziale. Per noi esseri umani la scelta della persona con cui fare sesso, il momento in cui farlo, come farlo, è fortemente influenzata dalle specifiche esperienze personali, dal background familiare, oltreché da fattori sociali, economici, culturalim, tra questi uno dei più importanti è sicuramente la distribuzione delle risorse, e quindi del potere tra femmine e maschi, operata dalla politica e dall’economia di una data società. Ci offre un ottimo scorcio in proposito una rapida rivisitazione dei nostri parenti più stretti tra i primati: lo “scimpanzé comune” e lo “scimpanzé nano”, tra loro troviamo infatti differenze importanti sia a livello economico sia a livello politico. Tra gli scimpanzè comuni il vincolo maschile, ovvero I’alleanza tra maschi, svolge un ruolo fondamentale nei rapporti di potere all’interno del gruppo, e quindi nell’economia del “controllo del cibo”. Tra gli scimpanzè nani, il vincolo femminile crea una situazione assai diversa: i maschi non scacciano le femmine dai luoghi in cui si trova il cibo; le femmine, e in particolare le più anziane, sembrano avere un ruolo importante nel determinare I’accesso al cibo; la coercizione maschile non pare rientrare nei rapporti sessuali. Ecco perché I’antropologa Amy Parish, suggerisce che le donne avrebbero molto da imparare dal contrasto intercorrente tra gli scimpanzè nani, le cui femmine stringono forti alleanze e gli scimpanzè comuni, presso i quali il vincolo tra le femmine è molto più allentato. Si dimostra infatti così che il tipo di rete e di organizzazione tra donne è un fattore determinante per il cambiamento di modelli radicati di controllo economico, politico e sessuale esercitato dai maschi. Contrariamente a quel che ci è stato detto, il potere economico e politico delle donne non dipende da quanto faticano o da quanto contribuiscono al benessere economico generale. Nella Africana tribù “Masai”, tradizionale, guerriera, a forte predominio maschile, le donne contribuivano enormemente al lavoro economicamente produttivo, compresa perfino la costruzione delle case, ma possedevano pochissimi beni personali. Nei tempi e luoghi in cui gli uomini controllano tutte le risorse economiche, spesso essi possono divorziare dalle mogli quasi a piacere. Questa era la situazione in gran parte del Medio Oriente e dell’Europa prima del cristianesimo, e tale è ancora la situazione in alcune società islamiche tradizionali. Nelle società in cui le donne non sono del tutto economicamente assoggettate possono divorziare senza difficoltà. Ciò accade nell’Indiana tribù Navayo, società matrilineare, in cui gli uomini non hanno il controllo unilaterale e le donne hanno voce in capitolo per quanto riguarda la distribuzione delle risorse. Alcuni socio-biologi affermano che i matrimoni multipli per gli uomini naturali perché gli uomini, ma non le donne, tendono alla poligamia, però c’è da dire che le società, contemplanti la poligamia, sono quelle in cui gli uomini e, non le donne, controllano le risorse economiche. Ovviamente le questioni di potere, entrano nei rapporti economici e sessuali, il controllo delle risorse economiche produttive, compresa la fatica produttiva delle persone, per gran parte della storia è rimasta nelle mani dell’élite maschile. Nelle società schiaviste, dell’antichità, in Occidente così come nell’America sudista pre-abolizionismo, i corpi di uomini, donne, bambini, potevano essere legalmente venduti. Essendo delle proprietà gli schiavi non avevano scelta sui servizi da rendere, compresi quelli sessuali, non avevano protezione, certa avevano la prospettiva di subire castighi tremendamente dolorosi o di morire di fame se tentavano la fuga. Durante il feudalesimo della fatica fisica, dei servi e delle serve, potevano legalmente appropriarsi le élite dominanti. Il signore del maniero aveva diritto a quello che gli storici chiamano lo “jus primae noctis”, cioè il diritto del padrone di di possedere per primo, la sposa di un servo. In seguito, con il capitalismo, uomini, donne e bambini furono in molti costretti a lavorare ore e ore per una misera paga in condizioni mal sicure, malsane, sotto la minaccia della fame. In varie forme questo controllo mediante la minaccia del dolore continuò in molti luoghi dopo le rivoluzioni comuniste, perché nelle nazioni comuniste (orientate sul modello della dominanza) il lavoro di donne e uomini, come e risorse del paese, diventò di proprietà di uno Stato in cui una piccola élite di uomini governava dall’alto. Comunque è certo che nelle società in cui gli uomini hanno un forte potere politico-economico le donne tenderanno a usare il bene che posseggono “il loro corpo” per raggiungere una migliore situazione economica e, meno sono le opportunità economiche a disposizione (di una ragazza o di una donna) e più tenderanno a farlo, indipendentemente dal piacere che trovano nel sesso ed indipendentemente anche da tutto il dolore che probabilmente le proveranno.