Ground Zero nove anni dopo e Sakineh: una lezione di civiltà

Nel nono anniversario dell’attentato alle “Torri Gemelle” dell’11 settembre 2001 a New York, riportiamo un brano estratto dal romanzo Orizzonti di mezzanotte di Michele Ingenito, come messaggio di pace e di auspicio per il futuro delle genti, che tanto hanno dato, e danno, come la stessa antica civiltà islamica, al progresso del mondo ed alla comune e pacifica convivenza tra i popoli. Di tutto ciò cogliamo testimonianza proprio nella recente sospensione della pena capitale per lapidazione della donna iraniana Sakineh e ne vogliamo dare pubblico riconoscimento al Signor Ambasciatore dell’Iran in Italia perché se ne renda interprete presso il suo governo e il suo paese. Questo globale messaggio di pace, infine, ci sembra perfettamente racchiuso in uno dei brani più drammatici dell’opera narrativa innanzi citata di Michele Ingenito, che, insieme all’Editore, ringraziamo sinceramente per averne consentito la pubblicazione nel nostro giornale.

Rita Occidente Lupo

“ (…) L’Islam! Lui, proprio lui, uomo dell’Islam! Di cui uccideva i figli, i suoi stessi fratelli, in nome della giustificazione del terrore e delle sue ragioni… L’Islam…! L’Islam dei grandi poeti arabi, persiani, turchi, ebraici, dei grandi uomini dotti, della nobile convivenza culturale tra le lingue araba dei grandiosi imperi della luna falcata, emblema puro dell’islamismo, copto ed ebraico, rispettivamente dei cristiani e degli ebrei, aramaico di entrambi. Tutti uniti e allevati nella stessa cuna, il Medio Oriente: dall’Asia sud–occidentale fino all’Asia centrale, dall’Africa del Nord alla Spagna, l’Islam alimentatosi del diritto romano, dell’etica religiosa giudaico e cristiana e, ancora, della scienza e della filosofia greca, della grande tradizione poetica!

Quale affronto, quale immane affronto a quella immensa civiltà, alle sue origini, alle sue tradizioni. Quale tragedia stava colpendo il mondo e i suoi blocchi, quale spaventosa catastrofe si era abbattuta sugli uomini, nei loro cuori, dentro i loro spiriti. Merito o demerito, forse, dell’industria mediatica? Anche. Della sua capacità di turbare, (dis)informando, gli animi puri e incapaci di capire le ragioni della verità? Forse. Anche.

Ma, ormai, i limiti della vergogna avevano superato di molto quelli della tollerabilità. Il mondo aveva bisogno di pace. I simboli del male andavano isolati. Ricercati, catturati, distrutti. Messi in condizione di non nuocere comunque.

Solo allora il mondo avrebbe ritrovato fiducia in se stesso, solo allora i popoli delle grandi civiltà della terra avrebbero ripreso a dialogare. Nel rispetto di se stessi innanzitutto e di ciò che rappresentavano; ma, pure, nella libertà interna ed esterna di una civile convivenza degli uni verso gli altri.

Non sarebbe scomparso definitivamente il male.

Come a dire l’alter ego di una condizione umana che non può rinunciare alla competitività tra i due eterni blocchi in permanente lotta tra loro per la reciproca sopraffazione.

Ma bisognava attutirne la presenza, diluendola e circoscrivendola nei limiti della tollerabilità mediante la distruzione delle cellule impazzite e delle sue sacche deteriori. (…) “

(M. Ingenito, Orizzonti di mezzanotte, Gutenberg, 2005, Aracne, Roma, 2007, cap. 49, parte prima, pp. 558-559)