Letteratura in Rosa: l’universo Femminile di Virginia Woolf

 Patricia Luongo

 L’universo femminile è il protagonista assoluto della maggior parte dei romanzi e fonte indispensabile per l’ ispirazione lirica dei poeti. L’amore, la dolcezza,  la bellezza, la perfidia, la crudeltà e tanti altri aspetti caratteristici delle donne sono stati narrati, cantati, descritti in fiumi di parole e chilometri di versi. La letteratura segue e accompagna da sempre tutti noi, fa parte della nostra vita. A partire da quest’oggi avremmo uno spazio dedicato alla Letteratura in Rosa, un piccolo angolo letterario dedicato appunto alle donne e al loro universo. Percorreremo le opere di numerose scrittrici ed in seguito le protagoniste dei romanzi più letti e famosi. Impareremo a conoscere questo universo speciale che è il motore di tutto ciò che ci circonda e ci apparterrà per sempre. In questo primo appuntamento letterario ci dedicheremo alla scrittrice inglese Virginia Woolf, che nacque a Londra  nel 1882. Era figlia di un critico letterario, fu a capo del gruppo di Bloomsbury ( una cerchia culturale progressista che prendeva il nome dall’omonimo quartiere londinese.) La Woolf è uno dei maggiori esponenti della letteratura di avanguardia  del Novecento Europeo, la quale era attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi; fu, assieme al marito, militante del fabianesimo, figura di rilievo nell’ambiente letterario londinese. La scrittrice londinese iniziò a scrivere professionalmente a partire dal 1905, in un primo momento si dedicò solo per il supplemento letterario della rivista Times, scrivendo  un articolo dedicato alla famiglia Brontë,  sol in seguito  divenne autrice di romanzi. La sua prima opera, La crociera fu pubblicata nel 1915dalla casa editrice fondata da Gerald Duckworth. Questo romanzo era stato in principio intitolato Melymbrosia, ma Virginia Woolf cambiò più volte il suo progetto. Una recente versione è stata ricostruita da una celebre studiosa moderna della Woolf, Louise De Salvo, ed è ora a disposizione del pubblico. La De Salvo sostiene che molti dei cambiamenti operati dalla scrittrice nel testo sono adattati per rispondere ai cambiamenti nella propria vita. Virginia Woolf ha pubblicato romanzi e saggi per un pubblico intellettuale, e sia da questi ultimi che dalla critica ottenne un immenso successo. Molto del suo lavoro fu auto-pubblicato attraverso la Hogarth Press, fondata da lei e dal marito Leonard. Già in vita fu considerata  una delle più grandi romanziere del XX secolo e uno dei principali scrittori modernisti. La Woolf fu considerata una profonda innovatrice sia dello stile, che della lingua inglesi. Nella sua opera lei ha sperimentato uno stile letterario e linguistico diverso, si dedicò all’impiego della tecnica del flusso di coscienza ed ha dotato i suoi personaggi di uno straordinario potere psichico ed emotivo. La sua reputazione ebbe un forte calo dopo la seconda guerra mondiale, ma la sua preminenza è aumentata nuovamente con l’aumento della critica femminista negli scorsi anni ‘70. Il suo lavoro letterario è stato criticato per le frequenti frecciate rivolte all’intelligentia della classe media britannica. Alcuni critici hanno ritenuto che il suo lavoro fosse privo di universalità e profondità, senza il potere di comunicare nulla di emotivo o di rilevante eticamente al comune lettore stanco degli estetisti degli anni venti del novecento. È stata anche etichettata da alcuni come una antisemita, nonostante il suo matrimonio con un uomo ebreo. Le peculiarità  del lavoro di Virginia Woolf come scrittrice di narrativa ha oscurato la forza centrale della sua qualità stilistica: la grande liricità della sua prosa. I suoi romanzi sono altamente di carattere sperimentale. Spesse volte in un primo momento possono sembrare  un semplice racconto, spesso banale e, talvolta, quasi disciolto in caratteri di squisitamente ricettiva coscienza. Intenso è il lirismo e il virtuosismo stilistico, da lei usati,  questi sono fusi per creare un mondo sovrabbondante di impressioni visive e uditive. L’intensità poetica di Virginia Woolf eleva normali impostazioni – spesso ambienti di guerra – nella maggior parte dei suoi romanzi. Ad esempio, ne La signora Dalloway (1925) romanzo centrato sulla figura di Clarissa Dalloway, una donna di mezza età, e sul suo sforzo di organizzare una festa. La vicenda è però vista parallelamente con quella di Septimus Warren Smith, un veterano che è tornato dalla prima guerra mondiale con cicatrici psicologiche profonde. Molto interessante è lo stile letterario e linguistico usato dalla scrittrice londinese, la quale con le stesse tecniche operate da James Joyce in Irlanda, da Marcel Proust in Francia e da Italo Svevo in Italia, abbandona la tecnica di narrazione tradizionale per svilupparne una più moderna. La Woolf elimina la forma comune di dialogo diretto e la struttura tradizionale della trama,  porta l’attenzione del romanzo al monologo interiore del soggetto preso in questione. Il tempo si differenzia per l’assenza di una cronologia precisa. La narrazione, da lei usata,  procede attraverso spostamenti in avanti e all’indietro nel tempo, assieme la maggior parte delle volte a pensieri e ricordi suscitati dall’ambiente circostante. La Woolf è in grado di rappresentare lo scorrere del tempo in dodici ore (La signora Dalloway), in poche ore (Tra un atto e l’altro), in diversi anni (Gita al faro) o addirittura in tre secoli (Orlando). Il linguaggio si presenta particolarmente raffinato e ricercato, ricco di similitudini, metafore, assonanze, ed allitterazioni, che vengono usate per esprimere il flusso di coscienza. Il tempo non è visto come uno scorrere perenne bensì come una serie di momenti staccati successivamente riuniti dall’associazione di idee o dall’immaginazione. La psicologia dei vari personaggi è continuamente sfruttata nelle trame. Le più famose opere di Virginia Woolf comprendono i romanzi La signora Dalloway (1925), Gita al faro (1927) e Orlando (1928). Tra le opere di saggistica emergono Il lettore comune (1925) e Una stanza tutta per sé (1929); nella quale ultima opera compare il famoso detto “una donna deve avere denaro e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi”.