Castel San Giorgio: presentazione dell’ opuscolo di Noia e Izzo

 Anna Maria Noia

Sabato 19 settembre, presso la chiesetta di Castel S. Giorgio dedicata alla S. Croce – per cui, appunto, la denominazione di S. Croce – si è tenuto un momento, un happening, un evento culturale semplice e breve ma di vasta portata: dopo la celebrazione di una S. Messa officiata e concelebrata dal parroco don Graziano Cerulli assieme ad un altro colto sacerdote del nostro comprensorio, tutta la gente riunita in sala – essendo questa gremita di persone – già per la ricorrenza della Madonna Addolorata (culto mutuato, come diremo poi, dalla “precedente” Madonna detta “dei sette dolori”) si è fermata un (magico) istante per ascoltare una vera e propria lezione di antropologia e/o di storia del territorio (particolarmente S. Giorgio), grazie all’impegno di due storici e curiosi locali: Gaetano Izzo e Gino Noia. Essi, in appena una settimana, hanno infatti redatto, dato alle stampe un opuscolo – a detta di molti ben congegnato, di pregevole fattura sebbene realizzato in poco tempo e coi disagi del caso – incentrato sulla chiesetta ma soprattutto su documenti antichissimi che riproducevano un fertile clima, il paesaggio umano e urbano, religioso e storico, etnologico, della zona sangiorgese del “borgo” di S. Croce alla Barra. Il volumetto, voluto e curato (da un’idea) da parte del Comitato Festa “Maria SS. Addolorata” di Castel S. Giorgio, e approntato dai due “assetati di documenti”, di fonti; dai due inseparabili “topi di biblioteca (anzi: di archivio…)”, “compagni” di molte “avventure” storiche e di vere e proprie incursioni culturali nella temperie e nel milieu delle nostre zone: Gino Noia e Gaetano Izzo, è stato appunto presentato il giorno 19 – solennità di S. Gennaro ma anche festa liturgica dell’Addolorata, dapprima considerata la Madonna dei sette dolori – nella chiesa succitata.“Santa Croce alla Barra: il borgo attorno alla sua chiesa”, questo per la cronaca il titolo del piccolo ma interessante libricino, corredato di tutto punto di foto, piantine e quant’altro, ma soprattutto di documenti, tra i moltissimi consultati, che parlano dei tempi antichi e appunto della chiesetta, di probabile origine bizantina e perciò – come ha spiegato Noia (mentre Izzo non si è voluto far intervistare né è voluto intervenire, data la sua schiettezza, l’essere schivo e umile come storico e come persona) – orientata non da Nord a Sud bensì da Est a Ovest.La manifestazione è durata poco, ma è stata intensa e probabilmente gradita dalla gente assiepata nella piccola cappella, dati gli scroscianti applausi e il silenzio attento quando interloquiva Noia. Hanno preso parte alla kermesse anche la stampa, con il valido giornalista Della Morte, il quale ha intervistato don Graziano, Gino Noia e il sindaco di Castel S. Giorgio Andrea Donato in una parentesi prima del breve “convegno”; Gino Noia, Gaetano Izzo, lo stesso sindaco Donato, lo stesso don Graziano e – come detto sopra – tanti fedeli e parrocchiani. Il discorso ha avuto inizio dalla prolusione e dalla spiegazione di Noia, che ha trattato il tema religioso ma anche culturale, antropologico e etnologico della zona di S. Giorgio e non, soffermandosi sulla chiesa di S. Croce e parlando delle due “festività” riguardanti la stessa croce: “l’invenzione” (ovvero “il ritrovamento”, dal latino “invenire”) della Croce, festeggiata il 3 maggio, e “l’esaltazione” della Croce il 6 agosto, cioè il SS. Salvatore. Particolarmente interessante la tradizione del mangiare, in vista però dell’Ascensione, la pasta nel latte, ancestrale richiamo – secondo Noia – all’emozione che Maria, rappresentata spesso col seno da fuori da molte parti ma in particolare (nella fattispecie) nella chiesa sangiorgese, provò quando il figlio morì (“invenzione” della croce) ma anche quando salì al Cielo (Ascensione): per tale arcano motivo la Vergine perse del latte dal seno. In ricordo di questa leggenda a S. Giorgio i pastori nel periodo dell’Addolorata non producevano da se stessi il formaggio, ma regalavano il latte ai signori affinché lo lavorassero da soli. Noia ha poi esplicato come la Madonna Addolorata abbia sostituito il culto della Madonna dei sette dolori, attinti dal Vangelo e dalla Bibbia (ad esempio il primo dolore fu quello profetizzato dal vecchio sacerdote Simeone durante la presentazione al tempio di Gesù, quando vaticinò che una spada avrebbe trafitto il cuore di Maria; il secondo quando Cristo si smarrì a Gerusalemme, eccetera), discutendo animatamente. Questo e altro ancora nel discorso pronunciato dallo storico Noia, proveniente da S. Severino, mentre Izzo è sangiorgese.Dopo un intervento, stringato, breve, da parte del sindaco del comune anfitrione, che ha trattato della necessità di recuperare il passato per costruire il futuro – anche in questi tristi tempi dell’uccisione dei sei soldati a Kabul, in Afghanistan, militari provenienti dal Sud e perfino da Nocera e Cava – tutti a festeggiare la Madonna Addolorata, con assaggi di sfogliatelle ricce, grazie all’impegno del comitato festa già in precedenza (all’inizio dell’articolo) ricordato e grazie anche alla disponibilità della pasticceria “S. Giorgio”, che ha preparato le deliziose sfogliatelle che tutti gli

astanti hanno potuto provare in gioia e letizia.