Le Torri Gemelle…da non dimenticare!

 

Michele Ingenito

Nell’ottavo anniversario della distruzione delle “Torri Gemelle” (New York, 11 settembre 2001 – 11 settembre 2009) pubblichiamo in ricordo di tutte le vittime della violenza e dell’odio alcune pagine che all’epoca hanno ispirato il romanzo di Michele Ingenito – Orizzonti di mezzanotte, Aracne Editrice, Roma, 2007.

 “Quando saranno trascorsi i mille anni, Satana sarà liberato dalla sua prigione, e andrà a convincere Gog e Magòg e tutti i popoli del mondo numerosi come la sabbia del mare, e li radunerà per la guerra. Eccoli, dilagano su tutta la terra e assediano il campo di quelli che appartengono al Signore, la città che egli ama. Ma giù dal cielo venne un fuoco che li divorò e il diavolo che li ingannava fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo dove c’erano già il mostro e il falso profeta. Lì saranno tormentati giorno e notte, per sempre.”

(dall’Apocalisse, 20, 21) Fu quella l’unica notte in cui il prigioniero riuscì a riposare in pace. Nessuno lo svegliò all’alba, e di soprassalto, come era sempre avvenuto negli ultimi giorni di permanenza in quella fogna. Neppure la luce del giorno osò disturbarlo, penetrando indiscreta con i suoi raggi di fuoco di primo mattino.Durante le ore notturne, dall’esterno della minuscola cella, qualcuno aveva provveduto a ricoprire il piccolo punto luce in alto per impedirgli di svegliarsi. Quando aprì gli occhi, erano le 9.00 inoltrate. Un quarto d’ora dopo la cella fu aperta da un marine, che lo scortò in una saletta per la colazione. Per la prima volta gli furono tolte le catene e servito un breakfast all’americana. Pietanze abbondanti, fresche, fumanti. Dopo cinque giorni di dieta forzata e di disagi di ogni genere, quel cambio improvviso di trattamento era certamente finalizzato a qualcosa di cui non fidarsi.

Nonostante la spossatezza e le pessime condizioni generali, Ahmed non aveva perduto le capacità critiche e di orientamento. Da questo punto di vista era ancora sufficientemente in forze e, quindi, capace di valutare la situazione. Rimase in silenzio a lungo, mangiando con notevole appetito. Conosceva la tecnica. Ma lui si sarebbe preso solo il meglio di quel trattamento. Per il resto non avrebbe mai “cantato”, qualunque cosa gli avessero fatto, anche se era ancora presto per poterlo verificare. Quando O’Cronnolly gli si avvicinò, Ahmed fu tentato di colpirlo, schizzando in avanti. L’agente della CIA percepì immediatamente il pericolo, pronto a difendersi.— Bene, bene, bene! — Esordì l’americano con forzata ironia. — Il grande giorno della resa dei conti sembra essere arrivato. Mi chiedo come farai a sopravvivere! Il prigioniero non rispose. Il suo sguardo feroce vomitò per lui tutto il suo fiele. Ma la sua ratio prevalse, inducendolo prudentemente a contenersi. Dopo una breve pausa, O’Cronnolly continuò con tono provocatorio:— Lo so bene che non saranno un buon sonno e un pasto abbondante a farti parlare! L’arabo non rispose neppure questa volta. I suoi occhi, rossi come il fuoco, sì. — Vuol dire che chi ti manda saprà che hai parlato lo stesso. Questa volta l’approccio verbale dell’americano fu più efficace. Ahmed sussultò con rabbia mal contenuta, poggiando le mani sul tavolo della colazione, pronto anche ora a scattare. Ma, per la seconda volta, si contenne. Non aveva grandi chances, del resto. Impostare tutto sulla rissa non sarebbe servito a niente. Del resto portava ancora i segni di quel tipo di approccio avuto con l’americano nei gabinetti della stazione napoletana. Decise, perciò, di accettare la sfida verbale, desideroso di capire dove volesse arrivare quel bastardo.— Non crederanno mai alle vostre verità. E, poi, dovreste provare tutto, a cominciare dalle mie presunte confessioni… Da registrarsi, ovviamente!— La tecnica ha fatto passi da gigante, amico mio. Con i soldi, ti compri chi vuoi, ciò che vuoi, come vuoi, quando vuoi. Anche tra la tua stessa gente, anche tra i tuoi amici terroristi. Tutti pronti a confessare le cose che (non) hai detto.— Un altro buon motivo per chiamarvi infedeli. — Meglio infedele che assassino di innocenti.— Noi non uccidiamo innocenti, ma i figli degli infedeli. Quelli non sono mai innocenti. Come tali, è giusto che paghino anche loro per le colpe dei loro padri e i padri per quelle dei loro figli.— È Allah che dice questo, gran pezzo di stronzo?— Il vero Allah è l’interpretazione che ne fanno i suoi figli in terra in base ai loro bisogni. E i bisogni odierni del mondo arabo sono quelli di combattere e distruggere gli infedeli come te, come tutti gli americani e i loro alleati; i cristiani e gli ebrei, gli stessi arabi traditori vostri nemici ieri, amici oggi. — Filosofia spicciola, vedo.— Ma concreta. Torneremo a distruggervi nelle vostre case, nei vostri uffici, nelle vostre scuole, nelle vostre caserme, quando meno ve lo aspettate.— Sempre in nome di Allah, naturalmente! — Tornò ad ironizzare O’Cronnolly.— Bene, sono proprio questi i tuoi orizzonti? — Aggiunse l’americano con evidente disprezzo. Il siriano fu preso alla sprovvista dalla battuta. Più che altro una domanda indiretta, a cui rispondere direttamente questa volta. Rifletté a lungo prima di farlo. Poi, con toni seri e marcati, disse:— I miei orizzonti sono quelli del potere. Del potere occulto, del potere che colpisce e distrugge d’improvviso i suoi nemici, senza dargli tregua né possibilità di capire. Perché questo è il disprezzo massimo che si può e si deve esprimere nei confronti dei nemici come te, come voi tutti occidentali. Anche a costo di farsi saltare in aria come i nostri martiri. È come fucilarvi alla schiena, come si fa con i traditori. Nel massimo disprezzo. Questi sono i miei orizzonti… Il buio, la notte. I migliori alleati. Leali, schietti, onesti e, soprattutto, disinteressati. Ti proteggono dalla luce accecante del giorno, che illumina, rendendoli appetibili, i luoghi da predare. I luoghi in cui si racchiude la ricchezza del mondo, quelli che non avranno mai confini; quelli dove i finti valori si chiamano religione, cultura, civiltà. Apparati esteriori, né più né meno, utili solo a camuffare la realtà, a drogarla. Una realtà che vive sempre, solo e comunque di ricchezza. Che si chiami petrolio, carbone, metalli preziosi, minerali utili agli investimenti, tecnologia, armi, scienza, industria mediatica, conquiste di altri mondi. Tutto gira intorno alla materia, alla ricchezza, al denaro. Chiunque vive di tutto ciò è nostro nemico. Da Occidente a Oriente, al Medio Oriente. Noi siamo i puri. Voi gli impuri. Noi viviamo per morire, per una vita migliore. Voi morite senza avere mai vissuto. Se non per la ricchezza, il benessere, la materia. I vostri orizzonti godono della luce opprimente di una linea senza speranza perché già demarcata. I miei orizzonti, invece, i nostri orizzonti, si ravvivano di una luce diversa. Invisibile agli occhi, ma intima, interiore, autentica e, soprattutto, illimitata. Essi ci rendono leggeri e liberi, insensibili alle privazioni della materia, ma forti e uniti nella lotta contro il comune nemico. Siamo noi l’Islam, noi, solo noi il sacro fuoco della verità e della purezza dei suoi valori. E, dentro quel fuoco, perirete tutti.

Parte sesta – La corda bianca

— Anche quel sacro fuoco ha un prezzo. — Replicò O’Cronnolly. — Prima o poi sarete tutti traditi e venduti. Dai vostri stessi alleati, protettori e finanziatori di un tempo che non c’è più. Il cappio vi si restringerà intorno al collo prima che ve ne accorgiate. E mentre quelli come te continueranno a combattere per quel sacro fuoco, in cima alla collina del potere antico sarà già terra bruciata. Per il tuo capo da parte dei tuoi e dei suoi stessi amici.— Tu non conosci la parola fede. — Rispose Ahmed. — E neppure fedeltà. Come tutti gli esseri umani legati alla materia, alla lotta per la materia, alla difesa della materia, sei lurido e immensamente spregevole. Non hai ideali, valori, capi veri per i quali combattere e immolarti. Non sono capi quelli per i quali hai giurato sulla tua bandiera. A cominciare da quel sudicio verme che è il tuo presidente. — Infierì Ahmed. — Voi proteggete la sua immagine con una stampa eccessivamente emotiva e venduta, intimidita e corrotta dal grande potere economico che lo sostiene. Un potere fatto di intrallazzi e di affari mondiali, grazie al supporto di una cricca ristretta e interessata che lo copre e lo manipola. Un potere occulto che ha favorito, truccandola, la sua stessa sospetta e incerta scalata alla presidenza degli Stati Uniti.O’Cronnolly l’ascoltò con attenzione, intimamente scosso dalle sue parole. Non lo dette a vedere, lasciandolo proseguire. Il terrorista se ne accorse, ma fece finta di nulla.— Pur di difendere i vostri interessi — aggiunse — gli interessi di pochi, spostate volentieri l’asse degli obiettivi militari, colpendo altrove i mostri strumentalmente generati dai vostri servizi segreti. E il tuo gran capo insensibile non esita a fare carneficina dei suoi stessi “figli”, i figli perduti d’America!Ahmed concluse con ardore il suo intervento. L’uomo della CIA rimase muto. Per pochissimi istanti qualcosa franò dentro di lui: la certezza.Ma O’Cronnolly rimosse immediatamente quel terribile pensiero e replicò:— Tu sei pazzo, completamente pazzo. Pazzo e inconcludente. Come i tuoi capi, come il tuo capo. Dici cose sconnesse perché hai le ore contate. Come loro. Tu sei solo un degno figlio di Gog e Magòg. Perciò morirai. Come tutti i nemici del popolo di Dio, alla fine della notte dei tempi, tra quei tuoi orizzonti fasulli e inventati. Ma, una volta nella tomba, il tuo capo si rivolgerà sempre altrove, lontano dalla Mecca, verso quegli orizzonti maledetti e disperati che tu stesso hai prescelto. Perché il tuo non è il vero Allah, quello che è anche il mio Dio. Il tuo Allah non esiste, anche se tu l’invochi. Non ti rendi conto di invocare un nome solo uguale all’altro, che non è l’altro. Avresti se no avuto un residuo di pena nell’animo quando hai ucciso i fratelli, i tuoi fratelli. Ecco perché, tra te e Gog, tra te e Magòg, non c’è differenza alcuna. Sovrapponendoti a loro ne hai acquisito le sembianze, le sembianze dei demoni. Perché chiunque sia nemico del popolo di Dio, dei suoi figli, di tutti quelli riprodotti a sua immagine, è un demone. Ahmed avvampò in viso. La lotta tra i due titani volgeva a suo sfavore. Sconfitto sul campo e ora pure nell’onore. Rimase in silenzio, senza avere la forza di rispondere. L’americano incalzò: I tuoi amici hanno osato citare la Bibbia, facendosi beffa dei suoi sigilli. Tu appartieni già al settimo e ultimo di quei sigilli. Per te è ormai giunto il momento più pieno delle tue “calamità”, delle tue “epidemie”, dei tuoi “terremoti”. Perché ti sono già tutti esplosi dentro, dilaniandoti quella che una volta si chiamava anima; e, quindi, il tuo spirito, la tua natura immortale, il tuo stesso principio immateriale. Hai fatto tu stesso in modo che deflagrassero: opprimendo, maltrattando, perseguitando, uccidendo i tuoi simili, condividendo e partecipando a operazioni di distruzione e di morte dei tuoi fratelli. Per te il settimo sigillo si è definitivamente rotto. Non ti resta che partecipare in anteprima alla fine del mondo. Marcendo in una prigione, come relitto della coscienza e della vita.

 

(da Orizzonti di mezzanotte, Aracne editrice, Roma, 2007, pp. 619-624)