A Cava, Giubileo politico!

di Rita Occidente Lupo

Un vero e proprio Giubileo cavese. Bloccate le strade, mega-cartelloni, viaggi umbri, negozi aperti. Decisamente il troppo storpia. Eccessiva l’enfasi che ha caricato un momento che doveva svolgersi, in religioso raccoglimento. Scortata da troppa pubblicità l’apertura del Santuario di S.Francesco e S.Antonio. Vittima del sisma dell’80, i lavori iniziarono nel 1995. Da allora, 9 milioni€ impiegati per il tempio divino, compresa la restaurazione del Campanile e della cripta. Ed ora, finalmente dopo oltre 25 anni, il solenne portone spalancato per accogliere la mole di pellegrini. Stimata in circa 30.000 unità. La cerimonia, iniziata ad Assisi, laddove il presidente della provincia Angelo Villani, s’è recato per sciogliere il voto emesso anni addietro, con la delegazione comunale cavese. Poi, presso il Santuario metelliano, solenne celebrazione con Padre Josè Rodriguez Carballo, ministro generale dell’ordine dei francescani. Il Te Deum a voci spiegate, per il solenne ringraziamento e la consegna simbolica delle chiavi della Provincia, da parte di Villani, al Santuario. Fede e politica si sono intrecciate volutamente. Intorno a tale evento, un indotto mediatico notevole. A tal punto da far smarrire la religiosità. Quanti mercanti, cacciati dal sacro tempio dal Nazareno? Negozi aperti e maxischermi, rinnegano quella povertà francescana, che il Poverello sposò fino alla fine dei suoi giorni sulla nuda terra. Addirittura la rete satellitare, per trasmettere l’evento!Esuberante il tutto! Il fasto, annegante la spiritualità tanto amata anche dal Padovano, come la preghiera, di cui si è sentito poco parlare. Ed i pavoni di turno sempre in prima linea. Si sa, ogni occasione è doc per ostentare. Promuoversi. Ed autocelebrarsi. Ed il baricentro? Se lo chiedono ancora in tanti! Un po’ come per il Millennio, di cui tanto si sente parlare, ma ai piedi di un ‘Abbazia, ancora sornionamente dispersa tra il verde. Nel suo mistico rigorismo cenobitico. Mentre lo sfavillìo politico, intreccia progetti per catapultare indotti turistici. E sorride ai “sagrestani” della domenica, armati di pietas certosina, per gadget e guide turistiche. Silenzio profondo sulla regola monastica e sulla vita tra le mura dell’Abbazia. Nulla sulla vocazione alla preghiera.  Assente il messaggio autentico. Della chiamata alla vita spirituale, attraverso l’ascesi contemplativa o la pratica quotidianamente evangelica. Cava, faro di spiritualità? Per un turismo religioso, di cui pare che sia stata smorzata nell’aria perfino l’eco. Diciamo, stanca di riecheggiare sterilmente, tra le valli che circondano l’Abbazia!