CSM: lo scontro delle toghe

Aldo Bianchini

Si azzannano peggio degli animali feroci della giungla dando uno spettacolo indecoroso all’opinione pubblica ed offrendo il fianco alla politica che così ha la possibilità di entrare nei profondi spazi liberi per mollare fendenti a destra e a manca. E’ questo lo scenario che si apre agli occhi degli osservatori di quella che passerà alla storia come la “guerra tra bande di toghe”.  Venticinque PM della procura della Repubblica di Salerno (ne manca solo uno)  si sono scagliati con veemenza contro il presidente dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) dr. Luca Palamara che aveva sostenuto, ed in pratica approvato, la decisione del CSM  affermando che nel caso di specie (quello relativo alla sospensione del procuratore Apicella e al trasferimento dei pm Nuzzi e Verasani) il sistema aveva dimostrato di avere adeguati anticorpi. Assolutamente sbagliato secondo i 25 contestatori salernitani in quanto i fatti hanno dimostrato che le loro azioni di perquisizioni e sequestri erano del tutto legittime tanto da essere stati avallati anche dal tribunale del riesame (di Salerno !!). E’ necessaria, quindi, un’assemblea straordinaria per ridiscutere l’autonomia della magistratura, gridano da Salerno. Quasi come se l’autonomia e l’indipendenza della magistratura fosse un diritto per ogni singolo magistrato e non un importante strumento da conquistare giorno dopo giorno attraverso il sano esercizio dell’azione giudiziaria. Fortunatamente arriva tempestivo l’intervento del presidente provinciale dell’ANM dr. Gaetano Sgroia per ricordare a tutti che l’ANM è una istituzione e che come tale va rispettata; ed ancora che il CSM rimane l’unico baluardo per la tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura proprio nel momento in cui si fa sempre più concreta l’ipotesi di riforme costituzionali che rischiano di mettere fine al potere diffuso dei maistrati italiani. La chiosa dell’intervento di Sgroia sinceramente non mi piace quando parla apertamente di “rischio della fine di un potere” perchè quì, amici lettori, non c’è nessun rischio nè alcun pericolo per chicchessia. Le riforme costituzionali per avviare la grande riforma della giustizia sono assolutamente necessarie per riportare la “casta dei magistrati” nell’alveo più giusto del servizio istituzionale senza dover parlare mai più di “potere diffuso”; solo così si salvano sia l’autonomia che l’indipendenza della magistratura rispetto alla politica a cui spetta il compito di fare le leggi e le riforme senza tentennamenti o puzza di regime. La decisione del CSM di punire il procuratore e i due pm di Salerno mi sembra decisamente in linea con “il sistema” che da sempre autogoverna il complesso mondo della magistratura italiana. Chiunque naviga contro questo sistema naviga contro se stesso e richiama i famigerati “anticorpi” per la sua espulsione. Questa l’analisi più semplice ed ovvia alle notizie che rimbalzano dalle stanze ovattate della Procura salernitana. La guerra tra Salerno e Catanzaro deve, però, fare riflettere tutti nell’attesa che la “democrazia”, quella vera, ristabilisca le regole del gioco con la sua azione lenta ed inarrestabile; la magistratura con tutti i suoi eccessi, infatti, si autoriformerà crollando su se stessa e seppellendo per sempre qualsiasi forma di potere che non  sia finalizzata al bene comune, senza se e senza ma.

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