Cesare e cambiamenti climatici

dott. Michele Montuori
Uno studio condotto dall’Onu ha dimostrato – era ora! – che ogni anno vengono dismesse nelle acque marine (dalle industrie petrolchimiche, dalle petroliere e dalle grandi navi, dai detersivi che vi giungono dalle attività urbane a monte, dai pesticidi e dagli anticrittogamici provenienti dalle acque di dilavamento dei terreni coltivati, e dalle deiezioni degli animali sottoposti ad allevamento intensivo)  900 mila tonnellate di fosforo, 200 milioni di tonnellate di azoto, 85 mila tonnellate di metalli pesanti, 200 mila di organocloruri, 47 mila di idrocarburi policiclici delle aziende petrolifere, dall’industria chimica, metallurgica e dagli impianti per il trattamento delle acque fognarie, e, nel prosimo futuro, dalle scorie radioattive sprofondate nei mari.
Tutti questi veleni hanno causato non solo la perdita repentina della fauna e della flora di quasi tutti i mari, ma una gravissima alterazione del ciclo delle acque, causa ultima dei cambiamenti climatici in atto.
Inutile dire, a fronte di questa devastazione – che interessa terre, mari e cieli! –  che le industrie petrolchimiche devono chiudere immediatamente i battenti (cioè i vari pozzi costruiti con spreco di risorse umane e di danaro, poi largamente recuperato dalle sorelle petrolifere e dalle industrie chimiche ad esse collegate, depositato in perfide banche, e utilizzato per costruire armi con cui fomentare guerre su tutto il pianeta, nonchè inutili dighe e superbi grattacieli, ed altro), così come gli allevamenti intensivi di animali e la messa a riposo di petroliere e grandi navi.
Le pale eoliche, i pannelli solari e altre divagazioni non servono che a poco se non si risale alle cause suddette, al fine di tentare di ridurre il più possibile il profondo inquinamento delle terre e dei mari, con alterazione del ciclo delle acque, causa affatto remota dei cambiamenti climatici.