Mercato San Severino: dipendenze e disagi

 Anna Maria Noia

 La crisi allarga i suoi tentacoli anche nella Valle Irno, a S. Severino e nel comprensorio: proprio a causa dell’impoverimento generale del Paese, unito ad altre differenti dinamiche e variabili di natura sociologica e psicologica, anche nelle nostre zone aumentano i disagi e i casi di depressione che portano molti sfortunati – in particolare giovani – a concludere l’esistenza in maniera violenta e/o drammatica. La situazione di incertezza e di precarietà che colpisce i nuclei familiari e i singoli si scontra con il mancato coinvolgimento da parte delle istituzioni politiche ed economiche nel supportare le fasce deboli, tra cui i disoccupati e i portatori di handicap – per i quali non vengono stanziati mai abbastanza fondi. Il viaggio nel disagio in zona parte da qui. Emilio Esposito ed Ugo De Santis sono due volontari che si impegnano nel sociale, due operatori Cri (Croce rossa italiana) sensibili alle esigenze ed alle emergenze dell’hinterland sanseverinese – e non solo. Al di là dei servizi sociali comunali – che sembrano languire nella Valle Irno, mentre invece funzionano i cosiddetti Piani di zona – sono spesso associazioni private a dar man forte ai soggetti che lamentano difficoltà di ogni genere sul territorio. Proprio questo è stato messo in evidenza da Esposito e De Santis, che si occupano di inclusione sociale: “A S. Severino mancano luoghi di aggregazione, soprattutto per i ragazzi che al pomeriggio non sanno cosa fare dopo le lezioni – esprimono – ma un altro punto critico è la mancanza di occupazione. In altri Comuni, tuttavia – sono loro parole – almeno si organizzano corsi di lingue e di informatica, ci sono centri di orientamento e ci si avvale della rete wi-fi gratuita per coloro che volessero navigare in Internet.” A S. Severino, però, c’è la Caritas ad intervenire abbastanza incisivamente e capillarmente sul territorio: sono più di un centinaio gli assistiti dagli alacri volontari che afferiscono alla struttura del convento di S. Antonio. Questo per ciò che riguarda le difficoltà economiche, principalmente. Ma ci sono altre, troppe, criticità: sempre Emilio Esposito e Ugo De Santis rilevano che “Il malessere psicologico e sociale è all’ordine del giorno anche e non solo per la penuria delle istituzioni, in cui non c’è dialogo. C’è molto abuso di sostanze stupefacenti, anche solo di cannabinoidi. Sempre più preadolescenti bevono drink alcolici. Anche il gioco d’azzardo è molto esteso a S. Severino.” Riguardo al consumo di droga, è d’uopo citare uno studio a cura di Gennaro Sammartino – responsabile dell’osservatorio sul disagio giovanile di S. Severino: in esso sono contenute cifre che denotano il mal di vivere nella cittadina. Mediante questionari mirati, somministrati a studenti del “Virgilio” di S. Severino, è emerso che una buona fetta di popolazione scolastica – da un campione ideale di 1427 domande compilate da 807 intervistati (420 femmine) di 17 anni in media – è dedita alle dipendenze, sia da tabacco che di droghe finanche pesanti come l’eroina. Ci sarebbe ancora molto ma molto di cui trattare, i disagi sono talmente così radicati e i numeri talmente “importanti” che necessiteremmo di uno spazio enorme per narrare delle molteplici implicazioni delle dipendenze. Anche il medico Corrado Caso, attivo nel settore sociale, è in possesso di altri studi in merito. Il malessere dunque aggredisce ancora; speriamo che se non le famiglie, almeno la scuola e la Chiesa – con i suoi oratori e/o le strutture parrocchiali – vengano incontro ai giovanissimi per aiutarli nella crescita. Dalla società, però, nessun buon esempio! Cerchiamo di cambiare!