Il Paese in crescita
Giovanni Trombetta
Ritrovandoci per la milionesima volta dinanzi all’argomento scottante e allarmante dell’ emergenza lavoro, credo sia giusto spendere ancora qualche riflessione in merito, elargita non tanto badando all’eleganza della forma quanto alla veridicità dei contenuti. Noi italiani tutti giovani e non , fortemente colpiti dalla ormai tristemente famosa CRISI, siamo ormai ridotti ad un urlo muto. Ciò scaturisce sopratutto credo dalla assoluta e giustificata mancanza di fiducia nelle istituzioni oggi piu’ che mai totalmente assenti. In che contraddizione e’ caduta la nostra povera Italia! Eppure l’articolo 1 della costituzione cita: l’Italia e’ una repubblica fondata sul lavoro. Ma quale lavoro? Ormai è diventata un’ utopia. L’Incancrenimento totale delle aziende che inesorabilmente muoiono man mano, schiacciate dall’enorme peso delle tasse (a parere di chi scrive non pagate nel giusto da tutti). E perchè non parlare poi delle pensioni impropriamente chiamate minime ma nella realtà chiaramente da fame? E’ mai possibile che le mense Caritas non hanno piu’ spazio per accogliere tutti coloro i quali sono chiaramente in uno stato di assoluta povertà? E per tutta risposta dalle meretrici istituzioni ci sentiamo dire: l’Italia e’ un paese in crescita. si crescita della mortalita’ per suicidio, crescita di disoccupazione, crescita dei poveri, crescita della criminalita’ dettata non dalla cosiddetta associazione a delinquere finalizzata a etc etc, ma alla criminalita’ istigata dal mostro della fame, che rende anche un onestissimo padre di famiglia un improvvisato e sfortunato ladro. Palcoscenici allucinanti, la vecchia politica contraddittoria intrappolata e infine affogata per sua stessa mano nelle putride proprie menzogne, pupazzoni urlanti come marionette da fiera mercato nell’attesa di consensi, strappati forse dalla voglia dell’italiano di riscattarsi da quelle sabbie mobili da cui è difficile salvarsi, e dalle quali a parere di un povero Cristo, si divincola solo il più ricco.
