Chiesa, anti-Chiesa, accuse contro la Chiesa e anticlericalismo

Carlo Di Pietro

La Chiesa è, per definizione, Società visibile, religiosa, gerarchica, fondata da Cristo e da Lui organizzata come suo «Corpo Mistico», a cui chiama incessantemente tutti gli uomini; i quali, in essa, professano la medesima fede, accettano la medesima morale, partecipano al medesimo culto, rispettano la disciplina (in base allo status); sono istruiti, santificati e diretti dalla medesima Gerarchia che fa capo al Pontefice, successore di Pietro, Vicario di Cristo. Sue note caratteristiche sono L’UNITÀ NELLA FEDE, NELLA MORALE, NEL CULTO, NELLA DISCIPLINA; la santità: attiva, procurata, e passiva, realmente posseduta; la cattolicità per l’universalità e indefettibilità della sua struttura, del suo dinamismo, del suo messaggio; l’apostolicità per la sua diretta e immediata derivazione dagli Apostoli, unici depositari della Rivelazione cristiana, NON ALTRI (senza gli Apostoli, oggi , nulla si avrebbe); la romanità per la sede già occupata da Pietro, Vicario di Cristo e Principe degli Apostoli. La Chiesa non è uno Stato, anche se, nel suo Capo, esige e comporta un’effettiva libertà personale e territoriale. Non è un partito politico, perché nel caso sarebbe una società essenzialmente subordinata, imperfetta. Non è il Clero, che rappresenta — nell’esercizio delle sue facoltà — solo il Capo, non l’intero Corpo Mistico, o Cristo Totale. Non s’identifica con l’insieme o con ciascuno dei fedeli, suo elemento solo materiale e passivo: illuminato, santificato e diretto dal Cristo mediante la Gerarchia. In sintesi: la Chiesa è Persona Mistica, di cui Cristo è il Capo, i fedeli compongono il suo Corpo, lo Spirito Santo ne è l’Anima. Sarebbe assurdo affermare che i fedeli «sono» la Chiesa: ciò può dirsi solo del Cristo che la costituisce, l’organizza, la vivifica, la sostiene, la feconda, la ripara, la santifica, la salva. I singoli membri del clero e del popolo (elemento sempre passivo quanto alla propria umanità, bisognosa di redenzione) possono soltanto sottrarsi all’influenza del Cristo e costituirsi come «l’anti-Chiesa», donde la possibilità (e il fatto storico) di tutti gli scandali, gli scismi, le eresie, le apostasie, ecc …; che tuttavia neppure sfiorano l’essenza profonda della Chiesa per quanto essa vanta di divino: il Potere delle tenebre non potrà mai prevalere (Mt 16,18). Sbaglia l’uomo di Chiesa perché è superbo, poiché è peccatore, ma la Chiesa non sbaglia mai.

Secondo San Tommaso, la Chiesa:

– è stata fondata da Gesù, nel sangue e nell’acqua, sulla base della fede di Pietro; essa, militante, discende da quella trionfante;

– è l’attuale regno di Dio;

– col Cristo suo Capo, la Chiesa forma una «persona mistica»;

– è retta dallo Spirito Santo;

– ottima la sua organizzazione;

– i suoi poteri sono quelli medesimi che aveva al tempo degli Apostoli;

– identica, nella Chiesa, la persona che governa e insieme ne dispensa i tesori;

– i Vescovi hanno la stessa autorità degli Apostoli a cui sono succeduti;

– la Chiesa (sacramento di Cristo) è stata istituita per amministrare i sacramenti;

– fuori della Chiesa (uomini privi di Battesimo sacramentale, di sangue, di desiderio implicito o esplicito) nessuno può salvarsi; chi conosce sufficientemente la Chiesa e volontariamente la rifiuta non può salvarsi, salvo contrizione finale;

– la Chiesa, destinata a propagarsi in tutto il mondo, non poteva né doveva restare nei confini del mondo giudaico;

– la Chiesa, col moltiplicarsi dei fedeli, non aumenta la perfezione di Cristo, ma tende a moltiplicare le anime che ne possono partecipare;

– Dio ha disposto che Roma, già capitale dell’impero, fosse il centro della Chiesa per meglio rivelare la sua vittoriosa potenza, sì che tutti apprendessero la fede dal suo Magistero;

– l’unico Tempio di Gerusalemme prefigurava l’unità della Chiesa militante e trionfante;

– la Chiesa è una come uno è il Cristo. Come unica è la fede degli antichi e dei moderni, così una è la Chiesa. La quale è un unico «corpo». La sua unità dipende dalla coordinazione di tutti al Cristo-Capo rappresentato dal Papa (se il Papa si macchia di crimini contro la fede, la sua elezione fu illegittima oppure è decaduto -per vari motivi- dall’ufficio se l’elezione fu valida, quindi la Sede è vacante, ma la Chiesa continua a esistere, sempre, in attesa di un successore legittimo, validamente eletto);

– la Chiesa trae la propria santità dalla Passione di Cristo;

– le sue preghiere sono degne di essere esaudite da Dio;

– la Chiesa (edificio) si consacra perché luogo dove si celebra l’Eucaristia;

– la Chiesa universale non può errare (dove per Chiesa universale si intende sempre e solo la Gerarchia legittima con a capo il Papa canonicamente eletto, validamente, e non decaduto);

– il Magistero della Chiesa non sarebbe autorevole, se cadesse in qualche errore (se vi sono contraddizioni -errori-  in materia di fede e morale nel Magistero, non è magistero; vuol dire che chi lo ha approvato non è successore legittimo, quindi è «anti-papa», perché è impossibile che un vero Papa erri dottrinalmente quando egli conduce la Chiesa universale. La Sede è perciò vacante e va eletto un vero Pontefice successore, da ricercarsi nella Gerarchia legittima. Ivi dicasi per la Gerarchia che erra: è «anti-chiesa»);

– la Chiesa non dispone di altra «spada» che di quella spirituale:

a) le Crociate, la storia ne è testimone, furono indette dai Papi esclusivamente per difendere i pellegrini e per arginare il violento fanatismo mussulmano, che procurava migliaia di vittime innocenti e persecuzioni truci, mirante all’espansione in Europa; gli uomini che si macchiarono di crimini durante le Crociate furono dei peccatori, errarono diabolicamente, disubbidirono alla Chiesa che, invece, non li incaricò mai di abusare ma solo di difendere;

 b) la motivazione della condanna di Galileo G. fu erronea, fu errore umano della commissione teologica, in quanto la stessa, sbagliando, suppose che la teoria copernicana fosse contraria alla Rivelazione. La Chiesa non ha colpe, difatti «l’ipotesi matematica» della teoria eliocentrica non fu mai condannata ed ebbe come estimatori già Paolo III (a cui Copernico dedicò la sua opera), Gregorio XV e ben altri 13 Papi. La sentenza contro la teoria copernicana non ebbe mai il senso di una «definizione ex cathedra», ma il Papa fu coinvolto esclusivamente in qualità di Capo di un particolare dicastero della Curia romana, la quale suole agire in suo nome senza mai compromettere, come ovvio, l’infallibilità del Magistero.

– quando le pene ecclesiastiche non bastano, si vale del «braccio secolare»:

a) l’Inquisizione è stato il tribunale istituito dall’autorità ecclesiastica in collaborazione col potere civile per reprimere l’eresia. Ha la sua preistoria nei primi secoli del Cristianesimo, prima e dopo Costantino; ma, formalmente, come istituzione giuridica, è sorta nelle epoche successive, secondo le necessità oggettive della difesa della fede, e la natura dei rapporti tra Chiesa e Stato, differenti da una nazione all’altra. Per questo, sogliono distinguersi tre generi d’inquisizione: medievale, spagnola e romana. È storicamente dimostrato che all’erezione del Tribunale dell’Inquisizione la Chiesa fu costretta dall’esasperata e incontenibile reazione del popolo e dagli interventi inesorabili del potere civile, avocando a sé la causa dell’eresia, di sua esclusiva competenza. Il programma d’Innocenzo IV, a cui si deve la definitiva organizzazione del Tribunale, è chiaro: «Sorvegliare l’eresia, mettere al riparo da ogni persecuzione chi era disposto a tornare alla fede, contenere entro giusti limiti lo zelo degli inquisitori col precisare e regolare minuziosamente la procedura, e così preparare la via alla pacificazione». Ora, se all’autorità ecclesiastica spettava giudicare l’eresia dal punto di vista religioso, a quella civile si riconosceva il diritto-dovere di punirla dal punto di vista sociale. La Chiesa si riservava solo il giudizio dell’ortodossia col ricorso a tutti i mezzi riconosciuti allora necessari per la resipiscenza del reo e la prevenzione contro il propagarsi dell’errore. Da sempre, essa ha aborrito dall’effusione del sangue e dalla pena di morte; eccessi che rimetteva al «braccio secolare», libero di applicare le sue proprie e indipendenti leggi contro l’eresia, anche in virtù di un principio fondamentale riconosciuto, indiscutibile, da tutte le genti e le culture del mondo antico: «quod in religionem divinarli committitur, in omnium fertur iniuriam» (Cod. Theod., I, t. 5, n. 4). Di volta in volta furono commessi errori anche gravi dai due poteri, civile ed ecclesiastico (uomini di Chiesa e non Chiesa). La Chiesa tuttavia dovrà sempre respingere con fermezza la principale di tutte le accuse dell’anticlericalismo: quella dell’intolleranza in materia di fede e costumi. Accusa suggerita soprattutto dallo scetticismo, che nega al pensiero umano la possibilità di distinguere il vero dal falso; e dall’immanentismo che presume di risolvere tutto essere-in-sé nell’essere-di-coscienza, sfociando in un soggettivismo fatalmente anarchico e nichilista.

– la sua carità si estende a tutti, amici, nemici e persecutori (carità non è sinonimo di insulsaggine; gli uomini di Chiesa, se non c’è altra strada, sono autorizzati lecitamente a difendersi dai persecutori);

– la Chiesa, in quanto società anche umana, è soggetta a difetti ed errori (dei singoli uomini che operano come tali e che si discostano, autonomamente, dalle verità immutabili di fede e morale. Esempi di errori commessi dalla Gerarchia che non influiscono sulla infallibilità e santità della Chiesa: prete massone, prete gay, prete pedofilo, prete violento, prete comunista, prete avido, prete eretico, ecc … sono errori umani dovuti esclusivamente al peccato del singolo individuo; la Chiesa -Corpo Mistico di Cristo- non sbaglia, non pecca e né ha mai comandato all’errante sì di sbagliare);

– Cristo ha istituito la Chiesa perché durasse sino alla fine dei tempi.

BREVI RISPOSTE ALLE ACCUSE CONTRO LA CHIESA

Non c’è società al mondo che sia stata più avversata della Chiesa; ma è anche più certo che non ce n’è stata un’altra meno capita; per cui nessuno dei dardi coi quali si è tentato di colpirla ha raggiunto il bersaglio. L’affermazione sembra paradossale e sarebbe storicamente errata, se non fosse possibile distinguere «la Chiesa» da quanti la rappresentano, clero e fedeli. Tutti costoro, innegabilmente «uomini» con quanto di «umano» li caratterizza, non sono la Chiesa. Ora, con ciò si intende rilevare che essi non l’hanno concepita, non l’hanno fondata, non l’hanno costituita quanto alla sua struttura e ai poteri che esercita, non hanno ideato le verità che insegna, non hanno enunciato i principi morali in base ai quali essa legifera, approva e condanna.

Ma c’è di più: gli uomini che rappresentano la Chiesa molte volte hanno tentato di disgregarne la compagine con gli scismi; decapitarla, negando le sue verità con le eresie più radicali; demolirla, opponendosi alla sua Gerarchia; screditarla con l’esempio di una vita vergognosa. Netta dunque la distinzione tra «Chiesa» e «gli uomini di Chiesa». Distinzione confermata dal fatto che la Chiesa non ha mai esitato a condannare i suoi stessi uomini quando questi hanno agito contro le sue verità, i suoi principi, le sue tradizioni, la sua origine (chi non lo ha fatto, o ha peccato personalmente o è anti-Chiesa, dipende dai casi). Ciò perché figli spuri, degeneri, «falsi fratelli», «guide cieche», pastori inetti e indegni. Contro costoro, giustamente, gli storici hanno potuto puntare l’indice, accusandoli di prepotenza, nepotismo, ipocrisia, licenza nei costumi, mondanità, simonia, ecc…; gli storici confondono Chiesa e uomini di Chiesa. Quanto a questioni di fede e di morale, il Papa che, ben conoscendo, non condanna l’eresia pubblica della Gerarchia (grave scandalo per le anime, crimine contro la fede e la morale) è, probabilmente, «anti-papa». Cito:

a) Papa Innocenzo III: «Soltanto per il peccato che commettessi in materia di fede, io potrei essere giudicato dalla Chiesa»;

b) Papa Felice III: «Non resistere all’errore è approvarlo, non difendere la verità è ucciderla. Chiunque manca di opporsi ad una prevaricazione manifesta può essere considerato un complice occulto»;

c) Papa San Leone: «Anatematizziamo Onorio [Papa], che non ha istruito questa Chiesa apostolica con la dottrina della Tradizione apostolica ma ha permesso con un sacrilego tradimento che fosse macchiata la fede immacolata e non ha estinto, come competeva alla sua autorità apostolica, la fiamma incipiente dell’eresia, ma l’ha fomentata con la sua negligenza»;

d) Papa Adriano II: «Onorio è stato anatematizzato dagli Orientali: però si deve ricordare che egli è stato accusato di eresia, unico crimine che rende legittima la resistenza degli inferiori ai superiori, come anche il rifiuto delle loro dottrine perniciose»;

e) Papa Leone XIII: «Allorché manca il diritto di comandare o il comandamento è contrario alla ragione, alla legge eterna, all’autorità di Dio, allora è lecito disobbedire agli uomini per obbedire a Dio»;

f) San Tommaso d’Aquino: «Essendoci pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, anche pubblicamente dai sudditi»;

g) San Roberto Bellarmino: «Così come è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo, così è anche lecito resistere a quello che aggredisce l’anima o che perturba l’ordine civile, o, soprattutto, a quello che tentasse di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina e impedendo l’esecuzione della sua volontà».

[per ulteriori chiarimenti leggi BOLLA PAOLO IV: “CUM EX APOSTOLATUS OFFICIO”. IMPEDIRE IL MAGISTERO DELL’ERRORE]

La materia di tante e tali accuse non è tratta dal seno della Chiesa, dalla luce dei suoi dogmi, dalla sublimità della sua morale, dalla sovrumana provvidenzialità dei suoi poteri, dall’eroismo dei suoi Santi; ma unicamente dallo spirito, dai criteri, dalle concupiscenze, dalle abitudini, dalle opinioni, dalla condotta, dalla cultura tipica del mondo. Dunque, le accuse contro gli uomini di Chiesa si ritorcono contro il mondo, a cui essi ancora appartengono, di cui hanno ereditato mentalità e costumi. Mondo che — per loro colpa — si è introdotto nella Chiesa, rappresentando I’«anti-chiesa», perché suo nemico più insidioso e potente.

BREVI RISPOSTE ALL’ANTICLERICALISMO

Avversione al Clero quale fenomeno storico particolarmente acuto nelle regioni d’Italia comprese nell’antico Stato Pontificio. Esso è associato ad un atteggiamento ostile alla Trascendenza, al Cristianesimo, al mondo cattolico coi suoi dogmi, i riti, la morale, la tradizione, la struttura giuridica. Remotamente deriva dall’Umanesimo paganeggiante, dalla Pseudo-Riforma protestante, dalle correnti filosofiche confluite nell’Illuminismo. Anticlericalismo che si è venuto definendo col formarsi degli Stati moderni succeduti alla Rivoluzione francese. L’anticlericalismo può significare anche la giustificata avversione ai lati negativi della psicologia del Clero (errori umani e giammai errori della Chiesa), ogni volta che le comuni passioni umane sono state il fermento di una sua condotta moralmente biasimevole e spesso anche  odiosa, in contrasto con l’eccelsa santità del Sacerdozio cattolico. La Chiesa stessa, sotto questo riguardo, può dirsi «anticlericale», come ha sempre dimostrato la sapienza della sua legislazione canonica e specialmente la severità delle sue sanzioni contro ministri indegni.

CHE COS’È L’IGNORANZA?

E’ la carenza di nozioni che bisognerebbe avere (il cattolico non può essere ignorante in fede e morale); mentre, se non si è tenuti ad acquistarle, si parla di «nescienza»; nessuno infatti è obbligato e capace di sapere tutto. L’ignoranza è colpevole quando è volontaria e superabile (non ci sono limiti evidenti, ostativi), nel qual caso equivale al rifiuto del bene e sottende insincerità e malafede. Fonti: Catechismi della Chiesa Cattolica (ant. ’62), Codex Iuris Canonici, Denzinger, Conciliorum Oecumenicorum Decreta, Dizionario del Cristianesimo, Summa Theologiæ, varie …Dedicato alla memoria di padre Enrico Zoffoli, autore del Dizionario del Cristianesimo, principale fonte del presente, in sintesi. «Rèquiem aetèrnam, dona eis, Domine, et lux perpètua lùceat eis. Requiéscant in pace. Amen».