Solitudine di primavera

Antonio Pirpan

Dal terrazzo di casa mia, nella “controra” di un tiepido pomeriggio di primavera, seguo la scia lattiginosa di un aereo che si infila in uno sbuffo di nuvole al di sopra del Castello di Arechi. Dalla villa sottostante salgono effluvi di erba appena falciata. Sposto lo sguardo sulla strada quasi deserta: la gente è in casa, vinta dal torpore. Il carrettino a due ruote scivola docile sull’asfalto; è stracolmo di vecchie marmitte, rottami vari, uno scaldabagno fuori uso, due ruote di bicicletta, cianfrusaglia, “cose” da niente. Due mani ossute spingono lentamente. Il vecchietto procede a piccoli passi, portandosi addosso tutti gli anni che ha. E’ anziano e piccoletto, con baffi  trasandati e capelli grigi e arruffati. Il fisico denuncia carenza di vitamine. Di tanto in tanto, si ferma, passa le dita sul viso rugoso e magro, su cui scendono rivoletti di sudore dalla fronte grinzosa e scarna, e le asciuga sulla camicia unta, poi le riporta sul viso, e così via, con gesto lento e sempre uguale. L’operazione richiede qualche minuto, ma lui non ha fretta. Avere la sua età non è un peccato, ma neppure un piacere, immagino. Di lì a poco, riprende a spingere il carrettino, con il suo traballante carico di ferro. Attraversa la strada, guardingo e sospettoso, per un istante, sorride a un bambino fermo sul marciapiede, che si diverte a soffiare in aria bolle di sapone. Lo seguo fino all’angolo e, mentre scompare alla mia vista, mi viene da pensare che altro potrebbe fare se non vivere con se stesso e con la sua solitudine. Povero vagabondo, senza meta e senza casa, con il suo sbiadito fardello di illusioni e di sogni mai realizzati, che passa e si confonde tra la gente, che non lo nota, né si accorge di lui, derelitto che si porta dietro la sua magra esistenza, dall’alba al tramonto, recitando la sua parte nella convulsa commedia quotidiana. Ed io che mi sforzo di capire l’umanità!

 

2 pensieri su “Solitudine di primavera

  1. leggo sempre con piacere le sue “divagazioni” sulla vita di ogni giorno. Forse,quando respira,fa uscire delle nuvole di poesia? con sincera ammirazione padre Oliviero

  2. Osservare la solitudine non è da tutti, ma descriverla in tal modo è da persona rara.

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