Regionali: i candidati e la Sanità

Aldo Bianchini    

La sanità pubblica campana, secondo i bene informati, è una voragine che inghiotte circa dieci miliardi di euro all’anno. Insomma chiunque vinca la corsa al governatorato avrà a che fare con un problema gravissimo e di difficilissima risoluzione. Negli ultimi dieci anni ci hanno provato quattro diversi assessori regionali senza risultati apprezzabili. Teresa Armato, Rosalba Tufano, Angelo Montemarano e Mario Santangelo hanno fatto cilecca. E’ caduto male anche il commissario unico che non è riuscito neppure a limitare i danni e i guasti prodotti dalla società Soresa che sulla carta doveva ripianare i conti dell’intera sanità regionale e che invece è finita male rimanendo coinvolta in polemiche e inchieste, alcune delle quali tuttora in corso. Del resto era difficile pensare che mettere in piedi in maniera superficiale una società che doveva acquistare i crediti, pagandoli in contanti, potesse reggere nel tempo prima di incassare dalla regione a meno di non pensare ad una diabolica architettura di interessi privati, per non dire altro. Il problema drammatico della sanità è, ovviamente, sotto gli occhi di tutti; in Campania il sistema non funziona e, facendo acqua da tutte le parti, produce un costo che è pari al 60% dell’intero bilancio regionale. Ma questo è il passato; ora che ci avviciniamo di gran carriera alla consultazione elettorale del 28 e 29 di marzo è giusto che i cinque candidati governatori esplicitino in maniera chiara ed anche sintetica qual è il loro programma in materia. Al momento, per quanto mi risulta, lo hanno fatto soltanto i due maggiori candidati, Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca (in ordine alfabetico!!). “Occorre riorganizzare i ricoveri, mi affiderò a tecnici competenti” ha detto Caldoro. “Voglio tenere la delega per me, rigorosa lotta agli sprechi” ha risposto De Luca. All’apparenza le risposte sono diametralmente opposte, nella sostanza sono perfettamente identiche. La lotta agli sprechi la vogliono fare tutti, dei tecnici vogliono servirsi tutti, così come per i ricoveri. Più duro e deciso De Luca che, ritenendosi, competente annuncia che la delega alla sanità la gestirà personalmente, più cauto Caldoro che si affiderà a persona competente. Per quanto riguarda i policlinici entrambi dichiarano che devono rientrare in rete con il sistema sanitario che in Campania è complesso ed articolato. Chiunque si avvicina alla sanità con l’intento di migliorarne l’efficienza e di contenerne la spesa dovrà fare i conti con i numeri. Nella nostra regione ci sono ben 150 ospedali contro i 50 della Toscana e i 40 del Veneto dove l’efficienza ha toccato punte elevatissime. Dunque basta chiudere i rami secchi per produrre risparmi per ritornare nelle giuste linee e garantire efficienza e funzionalità? “Contenere la spesa non significa affatto attivare tagli indiscriminati” dice De Luca; “Il problema è negli sprechi, nell’organizzazione e nella qualificazione della spesa” sostiene Caldoro. Insomma entrambi sembrano dire che gli ospedali in Campania rimarranno centocinquanta. Perfettamente d’accordo i due candidati almeno su un punto: “E’ necessario rivedere e rimodellare il sistema delle convenzioni e degli accreditamenti”, il riferimento, ovviamente, è verso le centinaia e centinaia di cliniche, laboratori e operatori privati della sanità. Ed è vero che, probabilmente, proprio in questo settore vanno rapidamente attuate le necessarie modifiche di un sistema che fa acqua da tutte le parti e che in moltissimi casi gli operatori privati sfruttano al massimo facendosi, sulla carta, sostituire dalla regione anche nella gestione dei rispettivi piani industriali ed economici. In realtà succede che molti privati non investono più il danaro proprio ed aspettano le rimesse di danaro pubblico per andare avanti nella gestione dell’azienda e per pagare anche gli stipendi ai dipendenti. A questi signori bisognerà far capire velocemente che le cose devono subito cambiare e che le convenzioni e gli accreditamenti saranno subito revocate in maniera incontestabile. Basta parlar chiaro fin dall’inizio. Solo così il primo grande passo sarà presto fatto. Gli addetti al lavoro stimano che una corretta applicazione delle regole delle convenzioni e degli accreditamenti farebbe risparmiare alle casse regionali una somma compresa tra il 20 e il 25% della spesa complessiva; come dire nei primi dodici mesi della nuova gestione regionale rimarrebbe in cassa qualcosa come due miliardi e mezzo di euro. La sanità in Campania ha bisogno di risposte certe, concrete e ravvicinate. Aspettare per credere.