Salerno: Pdl, Gagliano si dimette dal partito

Non senza dispiacere mi vedo costretto a comunicarVi le mie dimissioni da membro del Coordinamento provinciale del PDL e la mia decisione irrevocabile di abbandonare il Partito, al quale pure avevo aderito affascinato dalla forte prospettiva unitaria con la quale si era presentato agli Italiani. Posso dire di aver servito il PDL con lealtà e correttezza, impegnandomi in una campagna elettorale per le Regionali che, pur vedendomi sconfitto con onore, mi ha permesso di raccogliere – a mani nude e solo con l’appoggio degli amici veri – circa 13.000 voti di preferenza. E sempre, sottolineo sempre, mi sono messo a disposizione del Partito, senza mai recriminare o pretendere nulla, ma piuttosto ricercando le ragioni dell’armonia interna. Al contempo, mi sono trovato però ad assistere a una progressiva feudalizzazione del PDL, all’interno del quale sono andati moltiplicandosi i distinguo, le sigle, i gruppi, le  sovrastrutture, spesso a discapito dell’originaria vocazione unitaria. Ma ciò che ho trovato più difficile da accettare sono state le generose aperture di credito politico di cui hanno beneficiato persone che fino a ieri erano stati nostri acerrimi avversari: gente che, non di rado, ha speso una vita a combattere la cultura moderata anche sul piano ideologico, e che oggi si trova a rivestire incarichi di grande visibilità, creando rabbia e risentimento tra la nostra gente, che non dimentica le offese e l’arroganza del passato. Dal Partito non ho mai preteso nulla, né ho mai aspirato a incarichi o ruoli dirigenziali dentro il PDL. Tutto quello che desideravo era mettere a disposizione della nuova forza politica il bagaglio di esperienza maturato in oltre 25 anni di attività istituzionale, che mi hanno visto prima amministratore locale, poi consigliere regionale, capogruppo alla Provincia e presidente della Commissione Statuto della Regione Campania. Invece, come avvenuto con molti altri validi e capaci esponenti, si è ritenuto opportuno relegarmi in quella specie di limbo che è il Coordinamento provinciale: organismo affollato, pletorico, privo di qualsiasi valenza operativa. Ancora di recente, mi sono permesso di chiedere pubblicamente quel minimo di agibilità politica che mi permettesse di lavorare tra la gente, da semplice militante, per offrire il mio contributo a un ulteriore radicamento del Partito, alla vigilia di un’importantissima tornata elettorale. Eppure da entrambi, caro Coordinatore e caro Vicecoordinatore, non ho ricevuto alcuna risposta concreta, traendo così le conclusioni del caso. D’altra parte, non chiedevo rispetto solo per me, ma anche per le circa 13.000 persone che mi hanno sostenuto anche di recente, e per i tanti amici che da sempre fanno politica insieme a me. Per correttezza, devo sottolineare l’atteggiamento del Presidente Cirielli, che proprio di recente mi ha proposto aderire all’Associazione Principe Arechi, dandomi così l’opportunità di entrare nella sua squadra di consiglieri a Palazzo Sant’Agostino, dove avrei dovuto occuparmi di Turismo. Ma era dall’organigramma del PDL che aspettavo un segno di attenzione e di rispetto, che purtroppo a tutt’oggi non è arrivato. Finisce così per me quest’avventura nel Popolo della Libertà, che ho intrapreso un anno e mezzo fa con poco calcolo e molto cuore. E devo ammettere, con grande amarezza, di non aver trovato nel PDL quella casa dei moderati – aperta, unita e dinamica – di cui il nostro Paese continua ad avere bisogno.