I trent’anni del Terremoto campano

Aurelio Di Matteo*

Il prossimo 23 novembre saranno passati trent’anni dal sisma che sconvolse il territorio della Campania e la vita civile e sociale delle nostre comunità. È l’occasione dopo tanti anni per riflettere sulle soluzioni date ai fini della ricostruzione del tessuto economico e sociale; soprattutto su cosa quel comportamento politico e quello “stile” amministrativo abbiano comportato per la classe politica meridionale e per il complessivo rapporto con l’Italia del Nord. Non è fuori luogo notare che la nascita della Lega Nord (4 dicembre 1989), pur non legata a essi, coincise con i primi risultati emersi dalla relazione della Commissione parlamentare d’Inchiesta sul terremoto, presieduta dall’On. Scalfaro e istituita nell’aprile del 1989 dopo aspre polemiche da parte dei parlamentari campani. Clemente Mastella, che della segreteria democristiana era il portavoce, vide nella richiesta avanzata da radicali e liberali un segno di “razzismo moralista che vuole criminalizzare il Mezzogiorno”. C’era molta retorica nel giudizio di Mastella, rivolto più a proteggere il partito e il suo leader De Mita che a delineare un’analisi; ma è certo che da quel momento il Sud è stato guardato con occhi diversi dalla politica nazionale. E intanto la classe politica meridionale, e per quel che ci riguarda campana, non ha fatto niente per dimostrare il contrario, oltre il continuo piagnisteo e una sterile e retorica contrapposizione ai “nordisti”. Anche oggi, in occasione dei 150 anni dell’unità nazionale si ripercorre la storia non con gli occhi dello “storico” e del meridionalismo propositivo, che in quel periodo era proprio di un grande studioso come Manlio Rossi Doria, ma con la penna affabulatrice della retorica anti nordista di una “narrativa” di fatto separatista e conservatrice. A distanza di tanti anni è possibile, senza polemiche “sudiste”, chiedersi se fosse fondata l’accusa di falsificazioni, sperperi, ruberie e allegra amministrazione innescata in quel periodo contro la gestione della “ricostruzione”? Cominciamo con il ricordare cosa avvenne già dopo i primi sei mesi dall’evento. In conseguenza delle pressioni del politico di riferimento e con intese trasversali, l’area del sisma fu giuridicamente allargata a paesi e città che del terremoto avevano sentito soltanto l’eco. Al febbraio 1981 l’area terremotata comprendeva, ufficialmente, soltanto 316 Comuni, ripartiti nelle tre fasce di danno; quando fu approvata la Legge per la ricostruzione, maggio 1981 (L. 219), i comuni terremotati erano diventati ben 643. Gli è che la normativa che doveva finanziare la ricostruzione dei centri danneggiati dal sisma diventò per tutta l’area campana e lucana una nuova Cassa per il Mezzogiorno, un canale permanente di finanziamento, un accesso all’intervento pubblico da utilizzare indiscriminatamente per ogni tipologia di opera pubblica, non escluse, in comuni di soli mille abitanti, costosissime piscine olimpioniche subito lasciate nel degrado e nell’abbandono. A questo allargamento ingiustificato dell’area si accompagnò lo spreco delle aree industriali e delle infrastrutture.  La Commissione d’inchiesta accertò numerosissimi eclatanti casi di truffa ed esorbitanti costi per infrastrutture propagandate come strategiche. Per far riferimento alla nostra Provincia, esemplari furono i casi dello stadio del comune di San Gregorio Magno (poco più di 3.000 abitanti) costato quasi come quello olimpico e la strada Fondo Valle del Sele con i suoi circa 23 miliardi di lire a chilometro. Insomma un mare di cemento buono solo per distruggere ambiente e corrompere coscienze, utile per impinguare le tasche di imprenditori e gruppi di affari! La soluzione data fu l’esatto contrario di quanto aveva ipotizzato e sostenuto Manlio Rossi Doria, grande studioso e appassionato meridionalista. Nel gennaio del 1981, dopo soli due mesi dall’evento sismico, mentre tutta la classe politica brancolava nel buio delle soluzioni, uscì il suo volume Situazione, problemi e prospettive dell’area più colpita dal terremoto del 23 novembre 1980. Era un’articolata proposta riassumibile, per la zonizzazione, nella “delimitazione” dell’area, per il metodo, nell’espressione “per problemi diversi, politiche diverse”, per gli interventi, nello slogan “ricostruzione e sviluppo”. Tutto il dibattito del primo anno fu dominato dall’analisi e dalla proposta illustrata in questo sintetico ed esemplare studio. Per tutti, studiosi e politici, apparve come una novità e una scoperta, subito accolta e sostenuta, ma novità non lo era per chi, come me e tanti altri, aveva avuto la fortuna di una sua continua frequentazione dalla fine degli anni sessanta, quando il collegio elettorale di Sant’Angelo dei Lombardi si onorò di averlo candidato e di eleggerlo Senatore della Repubblica. Peccato che le sue proposte siano state trasversalmente subito disattese dalla classe politica dirigente! Il primo atto di “tradimento” fu l’allargamento ingiustificato dell’area danneggiata, il secondo la disseminazione indiscriminata dei “prefabbricati leggeri” dal cui pericolo e spreco egli aveva messo in guardia in un convegno promosso dai giornali “Il Mondo” e “Il Mattino”. Sugli altri ritornerò in successivi intereventi. E gli amministratori furono così giudicati in base al numero di prefabbricati che erano riusciti ad ottenere e collocare sul proprio territorio, senza malignare sui costi e sulle modalità di acquisto. Tanto era tutto giustificato dall’emergenza! Cominciarono da questi “tradimenti” i fallimenti e gli sprechi della ricostruzione, la desertificazione delle aree interne, lo spopolamento dei centri storici minori, i gravi errori economici di un’inesistente o errata politica di sviluppo e non ultimo lo scempio ambientale ed etico. Si crearono così le premesse perché successivamente il Sud venisse a ragione criminalizzato.

*Sindaco dal 1981 al 1993

2 pensieri su “I trent’anni del Terremoto campano

  1. come ben descritto non si trattò di un terremoto che riguardava la campania e la basilicata bensì un’area, abbastanza vasta, di confine tra le due regioni e forse anche qualche comune pugliese. questa gente di confine ha in comune una parlata, e anche una mentalità, che è moltissimo differente dal modo di parlare e comportarsi a napoli, salerno o potenza.
    un altro errore fù quello di coniare, in maniera indissolubile, il binomio ricostruzione-sviluppo. all’inizio sembrò uno sforzo per riscattare l’entroterra dal sottosviluppo e dall’arrestratezza infrastrutturale: mi piace ricordare che molti di quei comuni del “cratere” non avevano l’acqua in casa. ma questo fù solo un bluff dei politici campani, i quali avevano già bene in testa di utilizzare quel terremoto per ottenere risorse ed investimenti nelle grandi città. dove i favori e le prebende erano chiaramente traducibili in una enorme massa di voti.
    l’inganno sta proprio in questi deliberati malintesi, nell’aver usato i morti, che furono tanti, per scopi clientelari. un’intera classe politica porta questa colpa, molti di questi politici sono ancora sulla cresta dell’onda -de mita, mastella, conte, del mese e potrei continuare- oggi del terremoto sono rimasti interi paesi fantasma – il paradosso è che in tanto spreco ancora nel cratere c’è chi non ha avuto la casa ricostruita – senza più un’anima.
    mi è capitato in questi anni di portare solidarietà ad amici di foligno e dell’aquila ai quali ho sempre detto non vi fate fregare con la storia dello sviluppo, cercate di farvi aiutare a ricostruire le case!
    eppure, non so se all’epoca ci fù una “cricca”, quando per le ultime emergenze ho visto sempre impegnato zamberletti mi sono reso conto che è cambiato poco.
    di quel periodo porto tanti ricordi tristi ma anche tanti belli. e, a differenza di quello che la solita ricostruzione storica pasticciona e superficiale, mi piace ricordare le molte esperienze amministrative che non hanna niente da temere con i paragoni del friuli. ma questa è un’altra storia che racconterò se necessario.

  2. in occasione del trentennale del terremoto le associazioni “Il Cratere”, “senza Periferie” e “Gli amici di Eleonora” organizzano grande manifestazione commemorativa a Salerno, dal 20 al 30 novembre 2010, con vari convegni e dibattiti e “apertura” agli altri recenti terremoti del nostro Paese (Friuli, Umbria e Abruzzo). per maggiori dettagli potete contattarmi scrivendo a gerardo_lupo@libero.it

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