Le logge e le loggette

Angelo Cennamo

Non c’è pace tra gli ulivi della maggioranza. Non bastava lo scandalo dei grandi appalti al G8, con quella casa, vista colosseo, comprata all’insaputa del ministro Scajola, beato lui. Non bastavano neppure le confessioni di Gaspare Spatuzza e di Ciancimino junior sulle stragi di mafia del ’92, che vedevano Berlusconi nei panni di un puparo disposto a qualunque crimine pur di approdare a Palazzo Chigi. Poca roba anche la condanna in appello di Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, e la pantomima di Brancher, eletto ministro al nulla e poi dimessosi nella mani dei giudici milanesi che lo stanno processando per una vecchia storia legata alla scalata di Bpi all’Antonveneta. Tutto questo, evidentemente, non era abbastanza per compromettere del tutto l’immagine e la sostanza della nostra classe politica. Su questo cumulo di macerie mancava la ciliegina, la sublimazione dell’inverosimile, l’assurdo che fa rabbrividire anche i migliori garantisti : la P3, ovvero il remake della vecchia P2 di Gelli, sempre in voga nei refrain propagandistici ed antiberlusconiani di Antonio Di Pietro. Ero poco più di un bambino quando l’Italia scoprì la loggia “Propaganda 2”, quel parastato al quale aderì il fior fiore della politica, della finanza e del mondo accademico. Una comitiva di amici guasconi ed altolocati che, in un circuito più o meno alternativo a quello della legalità, soleva scambiarsi favori scavalcando le più elementari regole istituzionali. La cassazione l’assolse, ma fu varata una legge per dissuadere chiunque avesse voluto seguire le orme del gran maestro Licio Gelli (legge Anselmi). A distanza di molti anni, la P2 o P3 che dir si voglia, torna a far parlare di sè. Sì, d’accordo, non sarà una vera e propria loggia, sarà una loggetta di pochi incapaci, visti i risultati, ma qualcosa c’è, e già sono cadute le prime teste. L’inchiesta è ad ampio spettro e sta portando alla luce presunte pressioni sulla consulta per far approvare il lodo Alfano, interferenze nell’inchiesta del G8, addirittura un complotto tutto pidiellino contro Stefano Caldoro per boicottarne l’elezione a governatore della Campania, ed altri favori elargiti per agevolare la carriera di magistrati amici. Al vertice di questa loggetta ci sarebbero Flavio Carboni, faccendiere già noto per altre vicende, l’ex democristiano Pasquale Lombardi ed un imprenditore napoletano, Arcangelo Martino. Accanto ai tre, finiti in custodia cautelare, spiccano i nomi del sottosegretario Cosentino, già indagato per associazione a delinquere e del coordinatore del Pdl Verdini. Con questa inchiesta Verdini è a quota tre avvisi di garanzia. Gli altri due gli sono stati recapitati per le vicende del G8 e dell’eolico in Sardegna. Bocchino e gli altri finiani ne invocano le dimissioni, ma il partito fa quadrato ed ostenta il solito garantismo. Quanto durerà l’assedio lo vedremo. Ma la notizia più clamorosa è un’altra : in tutto questo putiferio Berlusconi continua a governare il Paese.