Il cancro della democrazia

Michele Ingenito

 …, della democrazia malata, sia detto beninteso; di quel cancro che la infetta, dalle fondamenta. Dalle fondamenta di generazioni di uomini poco o per nulla avvezzi al rispetto delle regole, della civiltà: uomini che, con o senza la tonaca, stuprano donne e bambini o rubano o uccidono o fregano perfino i vincitori delle lotterie. Facendo violenza all’etica, oltre che al corpo. Quel cancro che, come tutte le cose che producono profitto, agisce e si spande dentro e fuori le viscere di piccoli uomini asserviti al potere. A quel potere per il quale ci si vende un po’ tutto. Perfino l’anima. E, con essa, la dignità. E, contro la dignità, generazioni di servi scemi ed ambiziosi si inchinano al padrone di turno – politico, mafioso, o roba del genere – di cui c’è una vera e propria proliferazione. Per non parlare di quei tronfi signori (si fa per dire) che assumono essere veicoli di morale dello stesso valore del suono rumoroso dell’aria che producono, specie quando parlano. Ce n’è tanta di questa gente in libera ed osannata circolazione. Poi, quando scavi dentro le fondamenta che loro appartengono, il puzzo maleodorante è tale da far voltare lo stomaco perfino a coloro che, loro malgrado, puliscono i cessi da mane a sera. La grande crisi della nostra società italica ed occidentale nasce dalla sue basi di argilla. L’affare e il malaffare hanno, di fatto, la medesima identità. Perché nel loro interno vive e si riproduce un solo obiettivo: di usare il prossimo per i propri profitti. E, alla fine, il povero sarà sempre più povero e il ricco sempre più ricco. Pensate, pensiamo che da queste forbici dei nostri giorni ci rimetteranno davvero tutti indistintamente? Balle! Balle su balle. La parvenza etica, e in un certo senso convincente, quella che inchina la forbice contro i grandi della nostra pubblica società – manager, magistrati, burocrati, parlamentari, alte e altissime autorità dello stato – quanto potrà produrre in soldoni? Qualche decina di milioni di euro. E cosa sono dinanzi ai 25 miliardi da recuperare a tutti i costi per non finire in ‘Grecia’? Siamo proprio sicuri che le misure antievasive siano quelle giuste? Fatta la legge, trovato l’inganno. Sarà così, ancora una volta così. Da parte dei piccoli cittadini dal salario innominabile? Neanche per sogno. Ci penseranno i soliti furbastri di regime e di potere economico, così come le grandi gang di delinquenti e mafiosi di cui è ricco il patrimonio del nostro paese  a farla franca. Eppure, perfino per chi ha scarsa dimestichezza con il denaro, non è poi tanto difficile ipotizzare le soluzioni migliori per ‘tagliare’ a chi di dovere il troppo grasso che cola smisuratamente e disonestamente, in virtù dei trucchi e degli escamotage successivi alle sbandierata misure del volenteroso e onesto Tremonti.Una vera società socialista in cui tutti potrebbero e dovrebbero identificarsi sarebbe la cosa più giusta per una vera democrazia. E, invece, la società del benessere e del consumismo dilagante dominata dai media annebbia i cervelli perfino dei più poveri e lancia messaggi inaccettabili per le nuove generazioni soprattutto. Cresce, così, la confusione, dilaga il conformismo politico alle nuove tesi di chi vuole rompere con l’unità nazionale pensando al proprio esclusivo benessere, cresce l’improvvisazione di una esistenza legata al niente e al tira a campà. Tra stratagemmi e invenzioni improvvise mirati solo ed esclusivamente a fregare il prossimo. Guerra di poveri contro poveri, per quei mille o poco più euro al mese con i quali una famiglia dovrebbe campare.Non dilunghiamoci oltre questo triste rosario del quotidiano di una società, la nostra, la cui democrazia vive imballata molto sopra le righe, ha una forte immagine, tanta esteriorità e, allo stesso tempo, tanta, tanta poca consistenza.