Latino alle elementari: Londra ci dà una lezione

Salvatore Ganci

La Stampa ha già riferito nel recente passato sul fatto che le nuove matricole che si iscrivono all’università sono ignoranti e commettono persino errori di ortografia,  che scrivono Tesi di Laurea spesso somiglianti a sequenze di SMS, che non sanno analizzare un testo. Dal Regno Unito arriva una notizia: “Latino alle elementari, Londra ci dà una lezione”. La sperimentazione (che non è una “sperimentazione all’italiana”) riguarderà per ora 60 scuole elementari. Il supporto “didattico”? facilitare il successivo studio delle altre lingue europee “neolatine”.  In Italia il progetto di un ritorno del “Latino” sarebbe molto meno ambizioso: fornire, in futuro,  giornalisti ai quali continueremo a perdonare l’accento “romanesco” ma che almeno  non siano di danno a chi, a scuola, si smazza la Lingua Italiana. Pare anche che  spesso per i docenti universitari esista il problema di essere compresi nella comunicazione della lingua italiana. Tutti pensano di avere trovato le “cause” di questo fenomeno e le università corrono ai ripari, organizzando appositi corsi di alfabetizzazione (così si sfruttano trasbordanti risorse umane che, in qualche modo, occorrerà impiegare). Morale: mediamente la Scuola sforna ignoranti. Il Latino della Scuola Media ante riforma (tre anni con traduzione dall’Italiano in Latino e dal Latino all’Italiano) ha lasciato il posto alla nuova “Scuola Media Unica” (fu un “regalo” ai Socialisti d’allora, essendoci già alla fine della quinta elementare l’odiosa distinzione tra chi avrebbe “studiato” e chi sarebbe stato avviato al lavoro nelle “Scuole di Avviamento Professionale”). Nel Regno Unito le “sperimentazioni” sono esempio di “scientificità” per cui in pochi anni avremo le prime risultanze  oggettive della sperimentazione. In Italia “sperimentare” ha solo significato “ampliare l’organico dei docenti” e poi …?  Era una precisazione doverosa sull’accezione del termine “sperimentazione” che da noi è stato abusato da un trentennio senza vergogna … (ricordate i P.N.I., i Brocca, i bilinguismi?). Nell’Italia di Letizia Moratti la base formativa stava nelle tre “i” (Informatica, Inglese, Impresa) e sebbene la “i” di mezzo (l’Inglese) sia ormai una necessità di “sopravvivenza” abbastanza salvaguardata dalla scuola, mi chiedo che fine ha fatto la prima “i” visto che i 22 PC dell’aula di informatica nella scuola frequentata da mio figlio stanno coprendosi di polvere (il che significa non uso  ma anche mancanza di pulizia da parte del personale addetto). Lasciamo stare la terza “i” perché proprio non l’ho mai capita e lascio ad altri una disamina nel merito. Evidentemente abbiamo cominciato a spendere per l’informatica con Franca Falcucci,  per poi giungere al picco Morattiano ed infine al taglio globale della Gelmini. In questa babilonia che è l’italica scuola,  ognuno di noi, per i propri figli, arriva al celebre “io, speriamo che me la cavo”, benedicendo la/il Docente di Italiano perché “massacra” i nostri figli con l’analisi grammaticale e l’analisi logica (fortunatamente i genitori dissidenti sono ora una minoranza), benediciamo la stessa Docente perché  introdurrà un pomeriggio la settimana i rudimenti della Lingua Latina. Ma allora, visto che la Lingua Latina ha una valenza didattica se non altro per la comprensione di parte delle etimologie, perché non introdurla incrementando le ore di “Lettere” e tagliando ore che sembrano solo “momenti di socializzazione”?