Italia con perbenismo di facciata sempre più ferocemente nemica d’ “italiani onesti” ridotti in schiavitù

Giuseppe Lembo
Siamo ormai, come scrive Antonio Polito nel suo editoriale di fondo di prima pagina, del Corriere della Sera (domenica 22 gennaio 2017) ad un Paese dal motore spento. Dal motore sempre più spento sia alla modernità che alla quotidianità ordinaria di vivere purtroppo e sempre più, senza le necessarie certezze; purtroppo e sempre più, senza le dovute garanzie umane. Può succedere e ci può succedere di tutto; non possiamo né dobbiamo meravigliarci delle tante sofferenze italiane; non possiamo ne dobbiamo, più di tanto, meravigliarci dei tanti mali italiani che ci fanno trovare “re nudi”, sempre, comunque ed assolutamente senza le necessarie protezioni per una vita sicura. Senza quelle dovute protezioni assolutamente ordinarie oltre che straordinarie che potrebbero essere garantite e così garantire gli italiani con un’attiva ed intelligente organizzazione ordinaria e straordinaria che deve necessariamente fare parte di noi ed essere al servizio di un Paese attento non solo al futuro, ma soprattutto attento a garantire quotidianamente la vita dei suoi cittadini sempre più abbandonati a se stessi. Purtroppo e sempre più spesso, questo non succede nel nostro Paese che è veramente difficile considerare un Paese sicuro; un Paese veramente democratico e civile; tanto, per tutto quanto di poco democratico e civile succede nell’ordinarietà della vita quotidiana alla nostra gente, sempre più abbandonata a se stessa e che proprio non sa a chi santo votarsi per garantirsi almeno la sopravvivenza, purtroppo e sempre più a rischio crescente. La gente non vuole né deve morire d’Italia per le sole dannate responsabilità di chi governa il Paese e non garantisce, se non la qualità della vita, almeno la vita dei cittadini. Non si tratta di un optional da privilegi; si tratta di un diritto del cittadino che, da garantito quale dovrebbe essere, diventa sempre più un diritto negato. Bisogna alzare la voce e con forte protagonismo italiano, rivendicare l’Italia rigenerata e capace di garantire, così come deve, la sua gente, cancellando il grave disastro di una dannata indifferenza del tira a campare, sempre più causa di dolori, di morte e di tanta, tanta disperata sofferenza italiana. Siamo, come dimostrano le tante cose italiane, ad un’Italia da terzo mondo. Siamo, in un grave caos italiano. Non giova a nessuno, proprio a nessuno; per le sue conseguenze catastroficamente dannose rappresenta in sé un male italiano di cui guarire, per non morire. Un male antropico che, cammin facendo, diventa male profondo della sempre più ammalata democrazia italiana, dal futuro negato; dal futuro, sempre più cancellato. Dopo la Prima Repubblica ed una Seconda di fatto mai nata perché abortita sul nascere, siamo ai segnali timidi di una Terza Repubblica italiana che, se non avrà alla base il protagonismo del popolo italiano, abortirà, così facendo, la stessa triste fine della Seconda mai nata Repubblica italiana. Siamo in una diffusa condizione di caos; purtroppo, sono milioni gli italiani impauriti che, senza bussola, danno vigore e forza ad un populismo aperto a tutte le soluzioni possibili e sempre più spesso, dalle caratteristiche avventurose e senza certezze di futuro. Il popolo italiano, sempre meno sovrano nelle scelte che sono alla base del vivere quotidiano e soprattutto del futuro senza certezze, è non solo fortemente impoverito, ma anche arrabbiato e non poco; tanto, per come vanno le cose italiane e per come, chi ci governa, spinge gli italiani senza speranza, verso un futuro disumanamente negato. L’Italia, con il suo sistema Paese che proprio non funziona, con i suoi vecchi e nuovi partiti che sono sempre meno credibili e purtroppo mancano di quella buona e saggia salute, della rappresentanza necessaria per quella tanto attesa alba nuova di una Terza Repubblica, nel tempo assolutamente nuovo del Terzo Millennio, un tempo che, per il futuro del mondo necessita come scritto nel pensiero – testamento di Zygmunt Bauman di un “welfare universale”, inteso come insieme umano salvifico.