Dal presente al futuro

Giuseppe Lembo

L’uomo del nostro tempo, tra l’altro, per le tante paure del mondo in cui vive, è sempre più attento al presente. Purtroppo, in maniera diffusa, nel mondo si vive di presente; di solo presente, assumendo atteggiamenti di inopportuna indifferenza per il futuro. Tanto succede all’uomo del nostro Tempo; all’uomo nel proprio ambito familiare e/o ancora oltre nella propria dimensione di un’umanità sociale che, contagiandosi come non mai, vive di solo presente; vive di sola quotidianità di un presente che non sa e non vuole essere futuro, considerato sempre più indifferente; sempre più estraneo ai tanti che si compiacciono di vivere, considerando unicamente concreto, l’attimo fuggente. Siamo al pantareo cosmico; al tutto scorre ed in fretta, sempre più parte della vita dell’uomo del nostro tempo, un “tempo fluido” che non dà né fa maturare certezze future nelle coscienze della gente, dannatamente ammalata di presente. Così facendo viviamo in una dimensione spazio-temporale fortemente limitata; in una dimensione che sa sempre più di un quotidiano indifferente al futuro che, così facendo, va disumanamente diventando futuro negato. Senza futuro, in buona sostanza, siamo alla non-vita; non si può vivere senza un progetto di vita proiettato nel futuro, assorbendo inumanamente tutto di se stesso in quello che ci capita unicamente nel presente. Così facendo, si vive alla giornata; così facendo, oltre a dimostrare la propria indifferenza per il futuro dei figli e dei nipoti, diventiamo senza futuro anche nei nostri stessi confronti; nei nostri cambiamenti legati all’età e soprattutto alla vecchiaia circondata da una solitudine disumana ed assordante. Pensare questo in modo assolutamente inopportuno non solo fa tanto male a ciascuno di noi, ma, oltre a ciascuno di noi fa male, veramente male, a tutto l’insieme umano. Fa male agli uomini di questa Terra che, “re nudi” si vedrebbero spogliati della parte migliore di se stessi; una parte pensante e sognante allo stesso tempo che non potendo vivere di solo presente deve proiettarsi assolutamente nel futuro, progettandolo con l’entusiasmo dei tanti presenti velocemente costruiti, pensati e progettati con l’animo liquido di quell’attimo fuggente e/o di quel pantareo cosmico per cui tutto scorre velocemente. Per nostra fortuna siamo vivamente protagonisti di una questione della vita che oltre al presente, ai tanti presenti consecutivi, ci pone all’orizzonte anche la dimensione del futuro, pur trattandosi di una dimensione liquida e sfuggente. Anche appellandoci all’essenzialità filosofica dell’Essere, dobbiamo sentirci partecipi di una visone della vita che, oltre al presente è fatta anche di futuro; di un futuro da pensare e da costruire partendo dal nostro presente, rendendolo fortemente ed attivamente protagonista, radicandolo nel nostro passato. Il presente ed il futuro, non escludendo assolutamente il passato, sono in Noi; sono parti che si combinano in Noi e che assolutamente non si oppongono l’una all’altra. La sofferta ed ammalata temporalità di un presente disumanamente contro, non può rubarci il futuro, una dimensione umana assolutamente necessaria alla vita degli uomini sulla Terra. Per tutto quanto c’è di positivo nella nostra vita pensata come futuro, è da “saggi” credere fortemente nel futuro. In questa saggia dimensione che porta noi tutti a proiettarci nel futuro, riusciamo illuministicamente a dotarci del pensiero propositivo contro quello distruttivo. È in questo il futuro; è in questo la nostra fede di uomini verso un tempo della vita che va al di là del nostro limitato presente. Che va anche al di là delle caratteristiche di ciascun tempo della storia dell’uomo sulla Terra. Noi non siamo solo passato; noi non esistiamo solo come presente; noi siamo anche futuro. In quanto tali abbiamo la convinzione-certezza che continueremo a vivere anche oltre il nostro presente; anche oltre il nostro presente antropologico che, dematerializzato, continua a vivere in quelli che lo hanno ereditato e fatto proprio, non solo come parte di noi in quanto presente che diventa futuro, ma anche come radici del passato che, nel loro insieme di passato-presente-futuro, hanno la loro continuità proprio in quelli che saranno i protagonisti dei tempi che verranno e che rappresentano oggi il solo sguardo utopico e diffidente verso il futuro, sia da parte di ciascuno di noi che da parte dell’insieme dell’uomo sociale allargato. L’insieme del tempo passato-presente-futuro, nella sua indefinita durata, trova la sua ragion d’essere anche filosofica, nell’ordine del divenire. Il tempo, modus cogitandi, afferisce alla durata delle cose. È in sé, la struttura dell’ordine temporale del prima e del poi, ossia del passato e del presente che diventa futuro; tanto, senza determinati nessi tali da essere causa o effetto dell’altro. Nel suo procedere senza sosta, l’uomo con il suo tempo, diviene passato, mentre il futuro diviene presente. È questa la linea con alla base le caratteristiche di una successione permanente che continua nel tempo senza fermarsi mai.