Ricomincia Cilento!

Giuseppe Lembo

I tagli alla sanità, ai trasporti, ai servizi (scolastici e postali), alla viabilità degradata e sempre meno utilizzabile con un mondo locale disumanamente senza lavoro e senza risorse da spendere, hanno già ucciso il Cilento e tutti quei borghi antichi, un tempo paesi dell’anima, caldamente raccomandati al Parlamento dall’onorevole cilentano Simone Valiante, un figlio d’arte, dalla strada assolutamente facile nella scalata al potere parlamentare. Tutti questi mali e tanti altri ancora, sono l’amaro destino di un Cilento sedotto ed abbandonato che vive oggi le sue gravi sofferenze nella più assoluta indifferenza locale, regionale e nazionale. E così le strade segnate dal potere hanno ucciso nel tempo questo povero, maltrattato Cilento, fatto di un mondo di disperati da sempre in fuga per cercare altrove la sopravvivenza e/o vivere, come promesso dalla politica, di assistenzialismo e di clientele dai rais del potere. Queste sono state le uniche grandi risorse cilentane; questo è stato il cammino dal lungo percorso, che ha visto il Cilento svuotarsi delle sue migliori risorse di braccia e di cervelli in fuga, per cercarsi altrove, un destino nuovo. Mentre accadeva tutto questo, il Cilento nelle solite e solide mani di una feudalità che ha cambiato il solo nome, rimanendo geneticamente di fatto immutata, ha subito lo sfascio umano e territoriale di cui il “bravo” onorevole Simone Valiante, in tutte altre faccende affaccendato, vivendo forse su di un altro pianeta, tra l’altro, molto lontano, non sa assolutamente niente; ma proprio niente del suo Cilento, per il quale oggi più che mai “conta quel che si fa, non quello che si dice”. Con un buonismo tutto natalizio, posta un suo messaggio su internet dicendo di aver raccomandato al Parlamento un forte impegno per garantire il futuro dei tanti borghi del Cilento, ormai senz’anima, in quanto svuotati della gente che un tempo, li animava e li rendeva vivi, svolgendovi da comunità umanamente unita, un ruolo intelligentemente attivo e da saggi guardiani dei territori ben conservati ed usati, non abusandone, per poi tramandarli come risorse spendibili agli altri delle nuove generazioni. I poteri forti non hanno interessi per questi luoghi. Il governo di Roma, in tutte altre faccende affaccendato è stato sempre sordo al grido di dolore che disperatamente da parte di alcuni cilentani di sani principi si è levato alto per evidenziare il dramma Cilento; un dramma che continua a produrre sofferenze umane, abbandoni ed inarrestabile degrado territoriale. E così, senza soluzione alcuna, per i problemi di un Cilento che nel più generale contesto del Sud meriterebbero un diverso destino umano, siamo giunti alla generosa raccomandazione dell’on. Simone Valiante al suo Parlamento; ad un Parlamento poco italiano e sempre più indifferente alla gente, in quanto non brilla di luce propria per le buone sorti italiane, date le crescenti condizioni di “disastro italiano” da tempo annunciato, ma assolutamente indifferente a quelli del potere costituito che, vivendo a Roma, non hanno assolutamente tempo per ricordarsi che esiste un’Italia minore e che andrebbe fatto qualcosa per evitarne il disastro annunciato. Caro onorevole Simone Valiante il messaggio affidato alle sole belle parole, non serve assolutamente al Cilento ormai morente ed ai suoi borghi, sempre più, ridotti a Paesi senz’anima. A contare è quel che si fa. Occorre e da subito fare; occorre recuperare il più possibile al territorio, l’umanità cilentana in fuga. Occorre recuperare i cervelli cacciati, con i quali pensare insieme ad un “Progetto Cilento”, proiettato nel futuro possibile. Prima di questo, la credibilità sua e delle istituzioni in forte crisi di credibilità, si misura con la soluzione dei problemi da risolvere, per rendere vivibile il Cilento (dalla viabilità ai trasporti, dai servizi cancellati ai servizi primari per la salute, dal lavoro che non c’è all’accanimento di tasse e balzelli che rendono sempre più difficile vivere il Cilento minore, è tutto un percorso da farsi con la massima urgenza). Caro onorevole Valiante, anche se non serve a niente, ma proprio a niente, in quanto voi del potere siete l’”assoluto cilentano” e quindi autosufficiente per pensare anche per gli altri che dovrebbero poi raccoglierne i frutti; frutti che, purtroppo, non vengono mai, in quanto trattasi di frutti amaramente proibiti.