Roma, quel caso isolato che rappresenta l’Italia tutta

Amedeo Tesauro

L’incendio che ha mandato nel panico Fiumicino, per la seconda volta in pochi mesi, è l’ennesimo colpo sparato sulla Croce Rossa, come si usa dire. Le disavventure romane occupano da mesi le prime pagine dei quotidiani e aprono i telegiornali in TV, dando vita a un resoconto tremendo di quella che rimane la città italiana per definizione. Roma e Mafia Capitale, Roma e i disservizi dei trasporti, Roma e i migranti, Roma e l’ordine pubblico, ora Roma e l’incendio all’aeroporto, di Roma si sente parlare dappertutto. Al centro del ciclone, come ovvio, il sindaco Ignazio Marino, destinato a passare alla storia non come disonesto, ed è già tanto nel pantano creatosi, ma come amministratore distratto. Dietro, o per meglio dire nel mondo di mezzo, un sistema criminale di stampo mafioso che operava nella capitale facendo il bello e il cattivo tempo. La narrazione dei media su Roma non poteva non passare per il suo sindaco, sempre più isolato e costretto alle estreme misure, con una giunta rifondata dopo i numerosi abbandoni e un partito che preso atto del disastro lo ha scaricato più o meno apertamente. Ciò dice tanto, perché il caso Roma forse non è un caso, e la distanza tra Marino e il suo partito fa infinitamente comodo per evitare ripercussioni d’immagine. Come ha ben sottolineato il vicedirettore del Corriere Antonio Polito, Roma non andrebbe vista come un caso a parte, ma come esempio dell’Italia tutta che purtroppo non funziona. Detto ancora più semplicemente: non è Roma che non va, è l’Italia intera che non va e Roma da capitale si presta a esserne l’esempio più eclatante. Niente di nuovo, si dirà, eppure vederla in questa maniera allarga il campo gettando un’ombra cupa sull’intera penisola, puntando il dito contro un intero sistema Italia fatto di inefficienza, sprechi e criminalità. Poco sorprende allora che Matteo Renzi, uno che sulla comunicazione gioca tante delle sue partite, si sia distanziato da Marino senza offrire un minimo di supporto: Roma è compromessa, è un gioco a perdere, associarsi a essa e al suo sindaco significherebbe danneggiarsi su scala nazionale (il che in una certa misura è già avvenuto). Solo qualche mese fa, però, era Milano sui giornali ogni giorno per via dello scandalo EXPO e  i suoi appalti, a dimostrazione che nord o sud indifferentemente il malaffare prospera. Senza poi scendere nel profondo Sud, un paese nel paese che vive una situazione propria, distante dal resto della penisola. Il caso allora non è isolato, semplicemente per la dimensione internazionale e la centralità della città Roma si presta a evidenziare senza filtri micro e macro errori. Ma se Roma è davvero compromessa, allora che ne rimane del paese di cui è specchio?