“I Medici a scuola di umanità”

Giuseppe Lembo

La stampa italiana, è ormai e sempre più, un quotidiano bollettino di guerra, dove si rincorrono in un crescente senza limite, solo notizie negative e tristi; solo bollettini di illimitate sofferenze umane e di disastri annunciati che vanno cancellando perfino la speranza di un domani migliore; di un domani umanamente migliore. Gli italiani si sono ormai assuefatti a questo comunicare violento e triste; un comunicare poco o per niente autentico che cancella il diritto del cittadino alla comunicazione autentica; a quella comunicazione che ha al centro l’uomo, la sua umanità, i suoi valori, i suoi saperi e non unicamente le sole “brutte notizie” di quella invadente disumanità falsamente dal volto umano che ha preso il sopravvento su tutti e su tutto. Purtroppo, questo scenario di violenta disumanità, rappresenta in assoluto, il più dell’insieme italiano; il più di quell’insieme italiano dove tutti si riconoscono e dove tutti si compiacciono di ritrovarsi come “fantocci” fotocopia di comuni e standardizzati comportamenti, dove niente fa la differenza, in quanto rappresentano l’innaturale omologazione del “tutti uguali”. Dopo la nota sul negativo comunicare italiano, dove emerge violentemente il protagonismo del negativo italiano, credo opportuno riportarne e riportare la notizia positiva che va oltre la dovuta attenzione per quello che significa negli stili di vita italiana; tanto, soprattutto in quegli aspetti che riguardano le cure delle sofferenze italiane, dove ci si è preoccupati sempre e solo della medicalizzazione-ospedalizzazione dell’ammalato, senza minimamente preoccuparsi dell’ammalato-uomo che ha, prima di tutto, una sua centralità umana sempre e comunque e che in virtù di questa, dovrebbe avere tutte le dovute attenzioni, prima di tutto, in quanto uomo. In Italia, per lunga tradizione medica e per una sua consolidata cultura indifferente all’uomo, abbiamo vissuto in un vero e proprio oscurantistico Medioevo che ha sempre trascurato l’ammalato uomo, occupandosi e preoccupandosi della sola malattia. All’Università Statale di Milano – Dipartimento di Oncologia, debutta una nuova filosofia medica; che ha al centro l’”ammalato uomo” ossia la persona e non solo la malattia di cui soffre. Purtroppo, il rapporto italiano medico-paziente, a tutti i livelli, è stato sempre caratterizzato da profonda disumanità; da una parte l’ammalato con tutto il suo carico di sofferenze e dall’altra il medico, comunicatore spesso violento di una diagnosi infausta che, come un fulmine a ciel sereno, colpisce tragicamente, la normale vita di una persona che, molto opportunamente, prima di essere considerata, come un ammalato, bisognoso di cure mediche, deve essere considerata,  soprattutto come uomo, fortemente bisognoso, di affetto umano, una medicina miracolosa che va oltre la stessa medicina e la sua capacità scientifica di guarigione. Un primo passo di quell’umanizzazione medica che apre orizzonti umanamente nuovi al mondo italiano della medicina-salute; un mondo importante, con risultati altrettanto importanti, nelle diagnosi e nelle cure dei malanni, ma assolutamente ed inopportunamente indifferente all’”ammalato uomo”, con medici attenti alle sole cure fisico-corporee, ma del tutto incapaci di considerare l’umanità dell’ammalato, fortemente trascurato in “quanto uomo”. Finalmente la lunga battaglia dell’oncologo Gianni Bonadonna ha avuto un primo importante risultato; finalmente si comincia a pensare in modo del tutto nuovo ai medici di domani con percorsi formativi di una sanità-salute per l’uomo, oggi affidati, per la prima volta in Italia, ad una “Scuola dell’umanità”, che affiancherà i percorsi universitari formativi di una società-salute per l’uomo, per combattere e vincere il più a lungo possibile la malattia, restituendo all’uomo una vita, prima di tutto, umanamente dignitosa. Umberto Veronesi dice che è assolutamente necessario sostituire nel frasario medico italiano la “parola paziente con la parola persona”. Per questo fine il Dipartimento di Oncologia dell’Università Statale di Milano, capofila in assoluto, insieme all’Istituto dei tumori, allo IEO, al San Paolo, al Policlinico ed al Niguarda, ha pensato che gli studi di medicina devono centralmente avere una nuova materia di insegnamento. Una materia, da sempre trascurata che si chiama l’umanità di chi soffre e deve essere correttamente trattato da uomo, prima ancora di essere trattato da ammalato. E così, per questo importante obiettivo umano, nei nuovi percorsi di studi universitari in medicina, il paziente, meglio dire la persona, come suggerisce Veronesi, diventa materia di studi  per una medicina della persona che può finalmente realizzare la tanto importante alleanza medico-paziente.I futuri medici avranno gli strumenti giusti per quel patto medico-paziente che tanto può giovare all’ammalato uomo; il medico che verrà, non si fermerà più alle sole aree anatomiche.  Sarà utilmente importante, per cambiare l’approccio medico-paziente, sapere, prima di tutto e soprattutto, quale tipo di paziente è colpito da una determinata malattia; tanto, prima ancora di sapere, quale malattia affligge il paziente, nella condizione di sofferta sofferenza da “uomo ammalato”. Il medico italiano del futuro, non si fermerà alle sole aree anatomiche; sarà utilmente importante per cambiare l’approccio medico-paziente, sapere quale tipo di paziente , è colpito da una determinata malattia. Capire la sofferenza, offrendo al malato le ragioni giuste alle quali aggrapparsi, è una grande sfida sociale ed umana; è la grande sfida italiana del prossimo futuro; centralmente, nel percorso salute saprà avere una grande attenzione per l’ammalato uomo,  il quale va guarito oltre che nel fisico anche nella sofferenza della mente che non lo lascia mai. Ha proprio ragione Veronesi quando dice “oggi è facile togliere un nodulo al seno ma è difficile toglierlo dalla mente”. A  questo e bene, ci penserà la nuova medicina a scuola di umanità; saprà occuparsi e preoccuparsi dell’ammalato uomo, da guarire nel corpo e nella mente, restituendogli quella gioia di vivere che gli ha portato via la sofferenza ed il dolore della disumana malattia, oggi ancora indifferente alla medicina ufficiale che non si è mai occupata di uomo ammalato e delle sue connessioni con la società ed il mondo dove ha vissuto prima di essere un uomo ammalato da curare e da guarire nel solo corpo, con assoluta indifferenza per l’uomo.