Berlusconi ultimo atto

Angelo Cennamo

“Matteo, io ti garantisco la governabilità, tu consentimi però di rimanere in campo il più a lungo possibile”. E’ questa l’estrema sintesi del work in progress che Renzi e Berlusconi aggiornano di volta in volta al Nazareno, tra soglie e premi di maggioranza ballerini. Col Nazareno non si mangia, i problemi del Paese sono altri, direbbe l’osservatore di buon senso, ma è evidente che lo schema adottato dai due pattisti è l’unico possibile per il conseguimento del doppio scopo: liberare il Pd dalle scorie post comuniste e filosindacaliste, per il premier; arginare il logoramento di una leadership padronale e ultraventennale, per Berlusconi. Lo scontro all’interno del Pd tra la cosiddetta minoranza e il cerchio magico del giovane segretario si muove sul filo della scissione. Renzi sta cambiando pelle al partito, è innegabile. L’idea del guascone è quella di dare vita ad una formazione liberal riformista che si collochi al centro dello scacchiere politico, più che a sinistra, per erodere consensi anche nell’area moderata di destra, orfana del miglior Cavaliere. I problemi di Forza Italia, invece, sono altri. Una parte dei berlusconiani non ne può più del patto del Nazareno, giudicandolo responsabile del vistoso calo di consensi in tutti i sondaggi. L’avversione per la strana alleanza, in realtà, nasconde un malessere più profondo dovuto alla perpetuatio di Berlusconi e alla ostinata chiusura di Forza Italia ad un rinnovamento autentico, da realizzarsi se non con le primarie, quantomeno attraverso dei congressi. Berlusconi sa di essere giunto al capolinea della sua lunga corsa. Avverte più di ogni altro le fibrillazioni all’interno del partito, il fiato sul collo di Fitto e di chi ( pochi) come lui trovano il coraggio di scontrarsi con una visione privatistica e padronale del movimento. Il Cavaliere sa di non essere più in grado di federare una destra spappolata in almeno tre tronconi e che difficilmente tornerà a Palazzo Chigi con quell’auspicato 51% che gli consentirebbe di realizzare l’agognata rivoluzione liberale. Al Cavaliere non resta allora che conservare il minimo sindacale e arroccarsi nel fortino al quale lui, più che la magistratura, ha ridotto Forza Italia negli anni recenti. Il patto del Nazareno lo ricorderemo come l’ultimo atto di una gigantesca parabola, conclusasi nel modo sbagliato e come il punto di non ritorno di una destra che non ha saputo evolversi oltre la figura del capo.

2 pensieri su “Berlusconi ultimo atto

  1. secondo me renzi sta facendo lo stesso errore dell’ ottuagenario e il pd è destinato a fare la stessa fine di fi. cerco di spiegarmi. non metto in dubbio la bontà e le idee che possa avere un elettore di destra come quelle di uno del pd. il punto a mio parere è che non si può essere contenti semplicemente perché si governa e non porsi il problema del come e di cosa si fa. io ho sempre sostenuto che la destra italiana è stata comprata dal signore di arcore il quale pur di farsi gli affari suoi ha cavalcato le peggiori inclinazioni dei suoi elettori. quindi che speranza può avere una classe dirigente che si regge sulla compravendita, la corruzione delle idee sul comandare invece che governare e sull’idea portante della cerchia? nessuna alla prima difficoltà del capo-padrone si sfalderà e si farà comprare da un’altro padrone che garantisca le stesse cose. senza radici, senza anima si è destinati a durare poco. poi sono d’accorto con te.
    un patto tra di loro è come un patto tra uno fa con lo specchio davanti. poi se grida che l’acqua e bagnata e che il fuoco brucia e la gente gli fa la ola pace, noi ci siamo abituati storicamente e storicamente ci godiamo il loro tramonto triste e solitario e fiduciosi del fatto che finché ci sarà una veronica il mondo e la buona politica non si estingueranno.

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