Padula: “Luci” e ombre nella Certosa

In un precedente comunicato abbiamo raccontato di un balcone sputa-cicche nella Certosa di San Lorenzo in Padula, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1998. L’incontinenza del balcone, dopo il nostro comunicato, è fortunatamente cessata, nononstante – c’è stato riferito – alcuni nostri ferventi detrattori abbiamo ritenuta la nostra un’indebita intrusione negli “affari locali”, definendoci portatori di protuberanze ossee sul capo. Smentiamo i nostri fantasiosi detrattori, dicendo che l’assenza delle protuberanze ossee può essere opportunamente documentata da accurati rilievi fotografici. Nonostante questa nostra “indebita” intrusione nel monumento patrimonio dell’Umanità, tuttavia, ancora si vedono, qua e là, cicche disseminate nella corte esterna, segno che il nostro appello ha funzionato solo per il balcone sputa-cicche e non per tutta l’area. Ribadiamo allora un concetto semplice, senza voler essere saccenti: una cicca lasciata per terra in un monumento storico non è un buon segnale di civiltà. A seguito della segnalazione del balcone sputa-cicche ci è stato chiesto di intervenire sulla trafila che i portatori di handicap devono fare per raggiungere il monumento, maestoso nelle dimensioni, sorprendente per la cura “certosina” dei dettagli. Ai portatori di handicap, infatti, è riservato un ingresso laterale che permette un accesso in piano alla corte esterna. Tuttavia, affinché l’accesso al monumento storico possa essere accordato, il portatore di handicap deve segnalare la propria presenza agli addetti alla vigilanza dall’esterno. La sommessa richiesta è semplicemente la seguente: laddove possibile, si renda diretto l’accesso al monumento certosino anche ai portatori di handicap.  Non crediamo, tuttavia, che l’accesso alla Certosa di San Lorenzo sia agevole per persone che abbiano anche solo minime difficoltà nella deambulazione. Infatti, a vedere la doppia rampa di accesso, priva di corrimano, dall’alto, non si resta molto rassicurati. Ecco un altro punto sul quale si potrebbe (e si dovrebbe) lavorare. Finora abbiamo parlato di alcune ombre che potrebbero minimamente offuscare lo splendore della Certosa di San Lorenzo. Così, adesso parliamo delle “luci”. Di quelle fornite dai lampioni “bullonati” direttamente sui pini del giardino. Dell’opera di elettrificazione, infatti, i pini hanno fornito utile supporto per le parti aeree (e non solo), sorreggendo grossi lampioni crocefissi al loro legno. Per la parte di collegamento al suolo hanno prestato la parte bassa del proprio fusto (e quanta linfa?) per sorreggere fili e cassette di raccordo. Si immagina che le loro radici stiano tenendo in un amorevole abbraccio le parti interrate dell’impianto. Se tutto questo fosse stato fatto in un giardino privato, ci saremmo un po’ scandalizzati. Trovare lampioni crocefissi al legno vivo dei pini nel giardino della Certosa di San Lorenzo ci è sembrato un po’ troppo. E così adesso i nostri ferventi detrattori potranno raddoppiare le loro fantasiose invettive. Noi saremo tranquilli, in quanto avremo, ancora una volta, assolto ai dettami statutari della nostra associazione di volontariato, chiedendo, questa volta, che la stampa indaghi più a fondo sui provvedimenti che l’Ente gestore del patrimonio storico-culturale vogliano adottare per ovviare a queste ombre, ma anche a queste “luci”.

Il responsabile della sede

prof. Roberto  De Luca