Napoli, la più nordica delle città africane, urla la sua rabbia per Davide

 Giuseppe Lembo

Napoli, la bella capitale del Mediterraneo, per colpa degli uomini che da troppo tempo si accaniscono a maltrattarla è, purtroppo, tristemente ridotta alla più nordica delle città africane. Un malessere senza fine l’accompagna riducendone disperatamente anche la speranza di futuro. Napoli è sempre più una città fortemente immalinconita; una città priva di slanci di vita; una città violenta dove è sempre più difficile vivere o addirittura semplicemente sopravvivere. C’è nell’area napoletana e del Sud più ingenerale, tanta sofferta rassegnazione; anche l’arte di arrangiarsi per tanti suoi aspetti è ormai messa da parte.  Con il suo hinterland, Napoli conta ben 3 milioni di abitanti che convivono in condizioni di triste disperazione, di miseria e di … morte. Il male oscuro di cui soffre Napoli è un male fortemente antropico.  Napoli è, purtroppo, una città confusa; una città che fa male alla sua gente facendosi male, tanto male; una città senz’anima che ha sete crescente di sangue umano. La città di Napoli è purtroppo fortemente ammalata di napoletanità; qui tutto è assolutamente lecito. E così il malessere napoletano non finisce mai; a volte produce situazioni eclatanti come nel caso ultimo di tre ragazzi su di uno scooter che in piena notte vanno in giro per le strade di Napoli di cui si sentono padroni ad un punto tale da non fermarsi neanche di fronte all’alt dei carabinieri. La vicenda che deve certamente suscitare l’umana pietas per quel ragazzo diciassettenne colpito da un proiettile sparato da un carabiniere nell’adempimento del suo dovere, è una vicenda triste; una vicenda fortemente ed umanamente triste. Non bisogna aspettare che ci sia la prossima volta; è assolutamente necessario fermarsi a riflettere; fermarsi per capire se e come si possono rendere condizioni tranquille  quelle della Napoli violenta, purtroppo ridotta per colpa dei napoletani, la più meridionale delle città africane. Davide, questo è il nome del diciassettenne morto ammazzato, soprattutto per un modo sbagliato di intendere la vita di insieme. Davide è un figlio della Napoli del malessere infinito. Senza regole, senza un modello di vita si sente protagonista e padrone in erba della sua città maledetta; purtroppo, ha pagato con la vita quel suo girovagare alle tre di notte su di un motorino fuorilegge, con gente fuorilegge che non riconoscono alle forze dell’ordine il legittimo diritto del controllo, per cui fugge non rispettando l’alt così come avrebbero fatto tutti gli italiani per bene. E così nell’inferno di Napoli, com’è purtroppo il rione Traiano, anche di fronte alla morte di Davide, un ragazzo di soli diciassette anni, non ci si può fermare; la vita  continua con il ritmo di sempre; tanto, così come voluto dalla camorra che governa il mercato dello spaccio di droga, in un’eterna faida tra le famiglie, con lo Stato sempre più assente ed indifferente ad un mondo di dannati del tutto indifferenti a tutto ed a tutti. L’indifferenza è tanta e tale anche di fronte alla morte che, come nel caso di Davide, scatena rabbia ed indignazione, ma non pietas, non impegno umano per cambiare, costruendo insieme più umane condizioni di vita. Per l’ultimo ragazzo napoletano morto ammazzato da un carabiniere nell’adempimento del suo dovere che era quello di dover garantire la normalità della vita in una città sempre più profondamente anormale, in tanti hanno detto che si trattava solo di un ragazzo (di un bambino per la madre); c’è amaramente da osservare che alle tre di notte un ragazzo e più ancora un bambino, non può andare in giro su di uno scooter con compagni di viaggio assolutamente poco affidabili. Purtroppo, nel Sud perduto e soprattutto nel Sud del Sud quale è ormai Napoli ed il suo hinterland, succede anche questo; anche questa morte rientra nel corso della vita che ormai di normale non ha più niente, in quanto va a pervadere l’illegalità diffusa che contagia ed uccide, essendo l’essenza del vivere napoletano del mondo degli adulti, del mondo dei ragazzi e sempre più spesso anche del mondo degli stessi bambini, vittime innocenti di chi irresponsabilmente ha reso invivibile Napoli, la più bella città del mondo, trasformata purtroppo, nella più nordica delle città africane. In questo contesto, è sempre più facile, è sempre più possibile che avvengano fatti tragici come la morte violenta di Davide Bifolco. A sparare è stato un carabiniere; un rappresentante di quelle forze dell’ordine che a Napoli e nel suo hinterland hanno vita difficile per tutelare la sicurezza dei cittadini, messa a grave rischio in una realtà quotidiana di pace solo apparente, in quanto nei fatti è in guerra di illegalità sempre più spesso violenta che non risparmia niente e nessuno. C’è da augurarsi che episodi violenti come quello che ha colpito il povero Davide Bifolco non accadano mai più; per questo è necessario un profondo cambiamento di Napoli e di tutta la Campania.

 

 

 

 

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