Salerno: la Tasi manda il Comune in es.tasi!

Vincenzo Carrella

Sono e restano le anticipazioni di tesoreria ormai  a secco i seri problemi che costitringono gli enti a far ricorso urgente all’applicazione della rata Tasi entro  il 16  giugno.  La conseguenza – se non deliberata dai rispettivi consigli – è quella di vedere seriamente  l’Ente in ginocchio e sulla strada di uno sconfinato “tzunami finanziario”. Salerno  rappresenta proprio il classico esempio da prendere quale modello di riferimento  per studenti alle prese con corsi di finanza pubblica delle Università. Prima di andare oltre ai nostri ragionamenti è necessario – con parole semplici e efficaci – di illustrare il funzionamento dell’anticipazione , disciplinato ab origine dall’art 222 del Tuel e poi da leggi speciali, quali le recenti spending review. E’ notorio che sul fronte delle  “uscite  ” dei bilanci comunali si registrano sovente intasamenti  di risorse finanziarie sui canali delle  rispettive tesorerie comunali: è risaputo,  infatti, che “i pagamenti “ degli  enti  sono tanti, a cominciare  da quelle di  ogni mese per gli stipendi dei dipendenti a cui si aggiungono  le somme da corrispondere alle aziende private che hanno realizzato dei lavori (in conto capitale e servizi) per loro conto. Per onorare tali scadenze gli enti non potendo fare affidamento sulle risorse via via introitate con cadenza mensile fissa perché resesi necessarie per altre urgenze, intravedono quale unica via d’uscita quella di  ricorrere   all’anticipazione di tesoreria, L’anticipazione di tesoreria (o di cassa)- lo ricordiamo-  è prevista dall’art 222 del  D. Lgs. 267/2000, per poter far fronte a pagamenti urgenti ed indifferibili  proprio in situazioni di carenza – che dovrebbe risultare temporanea e non come salerno strutturale  -di disponibilità liquide.  Contabilmente l’anticipazione di tesoreria si configura, quindi, come un prestito a breve termine che va ( o andrebbe)  restituito mano a mano che le entrate dell’Ente vengono riscosse.  Il funzionamento di tale strumento  è simile a quello che accadrebbe  ad un lavoratore dipendente che non riesce – con le proprie cadenzate entrate mensili – a far fronte alla propria massa di debiti  da lui  irresponsabilmente accumulati. Unica scappatoia per tale “incallito debitore” è rappresentata  da una  richiesta  al proprio datore di lavoro di un’anticipazione in un’unica soluzione  di un numero di 5  retribuzioni spettanti fino al termine dell’anno. La restituzione di tale debito  avverrà man mano che matureranno i ratei mensili delle retribuzioni. Nelle more , intanto, il lavoratore ha già consumato tutto “l’anticipo “ ricevuto per saldare i debiti scaduti con i propri fornitori e, con il serio rischio, che nell’intervallo dei 5 mesi, le disponibilità finanziarie restanti non saranno sufficienti neanche a coprire i naturali e necessari fabbisogni per gli  acquisti dei beni (cosiddetti) di prima necessità per se e propria famiglia. Perché proprio  cinque mensilità , si potrebbe chiedere?  E’ la stessa  norma a chiarire il dubbio (articolo 1, comma 12 del Dl 133/2013 e per il 2014 l 50/2014), : infatti   fino a marzo 2014 il decreto Imu-Bankitalia aveva previsto un  “tiraggio” pari  a cinque dodicesimi delle entrate accertate (contro i tre dodicesimi imposti dalle regole ordinarie  del  222 citato).  Il provvedimento, però, non ha  modificato  l’obbligo di restituzione dell’anticipazione, che impone di restituire le somme ricevute entro il termine dello stesso esercizio finanziario : chi non lo ha  fatto – così come   Salerno al 31.12.2103-  , può sforare il parametro di «deficitarietà» (che scatta quando l’anticipazione non restituita supera il 5% delle entrate correnti) con la  Corte dei conti  che  interverà  per  i chiarimenti del caso. In tale   scuro  scenario  la sola idea quindi  di vedere slittare  la rata del primo pagamento della Tasi al prossimo mese di  ottobre, avrebbe di sicuro bloccato le casse del Comune di Salerno con tecnici e politici costretti a rivolgersi frettolosamente al programma televisivo “chi l’ha visto” per  cercare di “ritrovare  gli Euro  allontanatisi e scomparsi”.  Comprensibili, pertanto,  ma assolutamente non giustificabili gli aumenti  di tributi e tariffe  con le aliquote a carico dei cittadini (specie per le seconde case) che verranno mantenute- c’è da giurarci-  al massimo per  molti  anni prossimi . C’è poi in agguato  – sempre in tema delle imposizioni a carico dei cittadini e complice la recente spending del dl 66/2014  –   rincari  per  le  previste tariffe  sui Servizi   (esempio asili nido – impianti sportivi-refezione scolastica, mercati-trasporto alunni, spettacoli-assistenza) a cui si accompagnerà – se non adeguatamente “foraggiati” – riduzioni di alcune delle prestazioni che la pubblica amministrazione deve assicurare alla comunità. Tali preoccupazioni potrebbero essere  ridimensionate se soltanto Sindaco e Giunta  decidano di ridurre ( se non azzerare del tutto)  abbondanti dosi di  risorse  finanziarie  comunali  destinati a servizi di “sfizio” e  non propriamente della collettività (vedi la copertura milionari dei costi per teatri, mercati, spese legali senza bandi , indennità extralarge erogati a assessori, consiglieri e presidenti partecipate ecc). Se a tutto ciò facesse seguito  anche la necessità  di ripristinare  e “canalizzare “alcuni conti comunali nel perimetro della giusta legittimità contabile  ( esempi  “spese delle luminarie e/o luci d’artista) evitando, in tal guisa, la loro “impervia ”  collocazione tra  le spese di manutenzione impianti illuminazione (in luogo di quelle di rappresentanza come avviene nel resto delle città d’Italia), forse si potrebbe avere un punto fermo da cui ripartire per ricostruire  un diverso approccio (soprattutto culturale)  alla gestione della cosa pubblica